Grice e Balbillo: il filosofo personale di Nerone -- Roma– filosofia italiana – Luigi Speranza. (Roma).Filosofo italiano. A man of learning, he is much admired by Seneca. He is thepersonal philosopher of NERONE and writes a long book on astrology. Tiberio ClaudioBalbillo. Balbillo.
Grice e Balbo: il tutore di filosofia -- Roma –filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma). Filosofo italiano. Scolaro di SCEVOLA(si veda) pontefice, e soprattutto un giurista. I shall say butlittle of some other Balbus's, mentioned by ancient Authors. Disciple SCEVOLA,and preceptor of Servio Sulpizio, an excellent philosopher of law. CICERONE saysthat Sulpizio did exceed his master, who, by the addition of a mature judgmentto his learning, was something slow, whereas his disciple is quick andexpeditious. B.’s essays are lost, to which perhaps his disciple Sulpizio didnot a little contribute by inserting most of them in his own. Lucio Lucilio Balbo.Balbo.
Grice e Balbo: gl’ortelani – Roma antica – filosofaitaliana – Luigi Speranza (Roma). Filosofoitaliano. Portico. Consul. Friend of CICERONE, who successfully defended him ina legal action. Comments made by Cicero suggest he was a member of L’ORTO. Lucio Cornelio Balbo.Balbo.
Grice e Balbo: il portico a Roma – filosofia italiana– Luigi Speranza. (Roma). Filosofo italiano. Chiamato ‘dal portico’ daCICERONE che nel De natura Deorum gli assegna l’esposizione delle dottrineteologiche stoiche. Ivi B. dichiara diavere familiarità con Posidonio.Antioco dedica a B. un saggio. Secondo CICERONE, B. e pari ai più insignistoici. A Stoic philosopher and a pupil of Panezio. B. appears to CICERONEas comparable to the best philosophers. He is introduced by CICERONE in hisdialogue De natura deorum as the expositor of the opinions of the Portch onthat subject. B.’s arguments are represented as of considerable weight. Hisname appears in the extant fragments of CICERONE’s Ortensio, but it is nolonger thought that B. is a speaker in the dialogue. Cicero, De Divinatione. Griffin,"Composition of the Academica, in Inwood and Mansfield, Assent andArgument: Studies in Cicero's Academic Books. Brill. Smith, Dictionary of RomanBiography. Categories: Philosophers of Roman Italy Roman-era Stoic philosophersLucilii Ancient Roman people GRICE E BALBO We must not, as Glandorpius hasdone, confound this Balbus with *Quintus* Lucilius BALBUS, the philosopher, andone of Cicero's interlocutors in the books de Natura Deor. A member of thePortch. Cicero uses him as a spokesmn for the Porch in De natura deorum. Lucio Lucilio Balbo. QuintoLucilio Balbo. Balbo.
Grice e Baldini: laragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del linguaggio – lascuola di Greve – filosofia fiorentina – la scuola di Firenze – filosofia toscana-- filosofia italiana – Luigi Speranza, pel Gruppo di Gioco di H. P. Grice, TheSwimming-Pool Library (Greve).Filosofo fiorentino. Filosofo toscano. Filosofo Italiano. Greve, Firenze, Toscana. Grice:“I like Baldini, but more so does Austin! In his collection of ‘lessons’(lezioni) on ‘filosofia del linguaggio’ (not just ‘sematnica’ or ‘semiotica’)for the distinguished Firenze-based publisher Nardini, he deals with Austin,but not me!” Grice: “Baldini fails to realise that I refuted Austdin – whenBaldini opposes ‘filosofese,’ I am reminded of my non-conventionalnon-conversational implicata – and Austin’s less happy idea of a felicity conditionfor a perlocutionary effect!” Grice: “But what I like about Baldini is thatbeing Italian, he refers to ‘amore’ in his ‘natural’ history of AMicizia –which is all that my conversational pragmatics is about: Achilles and Ayax mustshare a lot of common ground to be able to play the game of conversation, andthey do!” Si dedica alla filosofia del linguaggio. Figlio dellostorico Carlo B., laureato a Firenze, insegna a Firenze, Siena, Perugia, Bari, eRoma. Diversi sono gli’ambiti di ricerca che più di altri B. coltiva: lafilosofia della scienza (con una particolare attenzione al pensierodell'epistemologo Popper, di cui hacurato anche alcune opere), la filosofia del linguaggio, e la semiotica dellemode filosofiche. Dedicato saggi all'epistemologia, cogliendone le possibiliapplicazioni alla medicina, alla storia della scienza, alla pedagogia e,infine, alla filosofia politica. Parallelamente, ha rivolto i suoi interessianche alla storia della scienza e, in particolare, alla storia della medicina.Un'attenzione particolare è stata dedicata ai nessi che intercorrono tral'epistemologia e la filosofia della politica: sulla scorta delle riflessionipopperiane, ha riletto il pensiero utopico sia nella sua dimensione storica chein quella teorica. L'altro grande interesse filosofico di B. è stata lafilosofia del linguaggio. In particolare ha studiato le tesi dei semanticistigenerali, un movimento nato negli Stati Uniti tra le due guerre mondiali e dicui si era occupato per primo in Italia negli anni Cinquanta Francesco Barone.L'interesse per la filosofia del linguaggio si è declinato anche in chiavestorica: e alla storia della comunicazione Massimo Baldini ha dedicato numeroseopere. Inoltre, gli studi sulla filosofia del linguaggio si sono incentratisull'analisi di alcuni linguaggi specialistici: quello della pubblicità, quellodei mistici, quello della pubblica amministrazione, quello dei giornalisti,nonché il tema correlato del silenzio. Tutti questi linguaggi, sono statistudiati nelle prospettive dell'oscurità e della chiarezza, e dell'oggettività(soprattutto con riferimento al contesto dell'informazione). Labiblioteca comunale "B." di Greve in Chianti A partire dalla fine deglianni Novanta, infine, gli interessi di B. si sono incentrati sul tema dellamoda, che egli ha studiato dal punto di vista storico e semiotico, e nellediverse componenti della moda vestimentaria e della moda capelli. Tuttal'attività di ricerca di B. è confluita in numerose opere individuali ecollettive, curatele, introduzioni e prefazioni a testi italiani e stranieri,traduzioni, nonché nella collaborazione stabile con alcune case editrici eriviste scientifiche. In particolare, presso l'editore Armando (Roma) hadiretto le collane Temi del nostro tempo, I maestri del liberalismo, Moda emode, I linguaggi della comunicazione; presso l'editore Rubbettino (SoveriaMannelli) la collana Biblioteca austriaca (con Antiseri, Infantino eRicossa). Menzione a parte merita poi il ricordare che B. è stato ed èrimasto nel corso dei decenni un grande estimatore e diffusore dell'opera delconcittadino grevigiano Giuliotti, il "poeta-mistico"o"profeta" Giuliotti, del quale il nostro ha riedito alcune delle suemaggiori opere per lo più per conto delle edizioni Logos di Roma, oltre adedicare al medesimo alcune raccolte di saggi come "Il più santo deiribelli. Scritti su Domenico Giuliotti" oppure "Giuliotti. Cristianocontrocorrente" (ed. EMP), senza contare i volumetti preparati per contodella preziosa casa editrice La Locusta di Vicenza, in consonanza agliinteressi espressisi e sviluppatisi soprattutto a partire dagli anni ottanta,quelli che afferivano ai connotati e alle 'modalità' del linguaggio deimistici, o alle relazioni intercorrenti fra le dimensioni delsilenzio-parola-Parola di Dio-ascolto. È stato altresì membro delComitato Nazionale per la Bioetica; membro del comitato scientifico delleriviste L'Arco di Giano, 'Nuova civiltà delle macchine, Desk. Morì acausa di un infarto mentre si trovava a cena con alcuni colleghi universitari.Nel per la casa editrice Rubbettino èuscito il libro La responsabilità del filosofo. Studi in onore di B. Antisericon saggi di amici, colleghi, collaboratori e studenti per ricordare la figuraintellettuale e morale di Massimo Baldini a quattro anni dalla scomparsa.Partecipano all'antologia Mauro e Kerckhove. Il primo maggio è stata inaugurata a Greve in Chianti laBiblioteca B. Sulla filosofia del linguaggio «È chiaro che devopreoccuparmi di essere inteso da tutti perché penso che la chiarezza sia lacortesia del filosofo» (Gasset, Cos'è la filosofia?) Secondo Baldiniscopo del filosofo e della sua filosofia è essere chiari: scrisse infatti«l'accusa che più frequentemente viene rivolta alle opere dei filosofi è quelladell'illegibilità». I filosofi come dimostra nel suo Contro il filosofese e nelElogio dell'oscurità e della chiarezza non seguono sempre questa missione ed inalcuni casi sembra usino volutamente un linguaggio oscuro ed incomprensibile.Tre dei filosofi più oscuri secondo Baldini, che ricalca in questo anche ilgiudizio di Schopenhauer, sono stati Fichte, Hegel e Schelling. Parlando diHegel, Baldini riporta il giudizio di uno scritto di Koyré che definisce lalingua di Hegel "incomprensibile e intraducibile". Citandoinoltre il giudizio di Popper scrive: «Troppo spesso, secondo Popper, ifilosofi vengono meno alla virtù della chiarezza. Con l'oscurità soventemascherano le tautologie e le banalità che infiorettano i loro discorsi». Bergson cita l'esempio di Cartesio, diMalebranche e di molti altri filosofi francesi mostrando che idee moltoraffinate e profonde possono essere espresse nel linguaggio ordinario anzichécon circonlocuzioni e ridondanze e termini che sono causa di equivoci. B.afferma che l'oscurità in filosofia è, dunque, il modo migliore per fingere dispacciare pensieri, mentre si sta solo spacciando parole, è una maschera checela spesso il vuoto di pensiero o la banalità dei pensieri. Nonostante tuttosecondo B., non bisogna giudicare frettolosamente un filosofo, definendolooscuro, a volte può essere una carenza della nostra conoscenza che ci porta arespingere come vuoto suono, parole che invece, hanno il loro precisosignificato. Filosofare in maniera chiara può avere le sue difficoltà,Nietzsche infatti afferma che ci vuole meno tempo ad imparare a scriverenobilmente che chiaramente eWittgenstein che celebra a più riprese la chiarezza, fa autocriticaammettendo in una sua lettera a Russell che il suo Tractatuslogico-philosophicus è tremendamente oscuro. Quanti celebrano la chiarezza infilosofia, sanno bene che ogni lettore di testi filosofici deve fare proprio ilconsiglio che Wittgenstein da a Russell, quando questi si lamenta con luidell'oscurità del trattato, gli scrive. Non credere che tutto ciò in cui tu seicapace di capire consista di stupidaggini. Invece, un personaggio chevolutamente, secondo B., tende a non farsi capire e a sopraffarelinguisticamente fra gli applausi di ammirazione i suoi ascoltatori, èVerdiglione. Chi si avventura nelle sue opere, fa rilevare il filosofo,si imbatteva in frasi tipo questa. Sono tratto da un demone a dire, a fare, ascrivere sempre fra oriente e occidente e fra nord e sud. Senza luogo dellaparola. Questo demone è il colore del punto, dello specchio, dello sguardo,della voce: la moneta stessa. Punto, sembiante, oggetto scientifico, è indottodalla pulsione, dall'instaurazione della domanda, dove l'offerta è ilpleonasmo», ed ancora: «Ecco questo primo rinascimento. Primo in quanto procededal secondo, ovvero dall'originario. Secondo dunque non in senso ordinale, nonin nome del nome. Non è neppure nuovo, perché non parte dalla corruzione perarrivare all'utopia». "Oscuro superlinguaggio" e "gargarismilinguistici e semantici" sono secondo B. il risultato della verdiglioniteovvero di chi si muove sui sentieri del filosofese. Secondo B. quindi ladifficoltà di esprimere alcuni profondi pensieri filosofici non dovrebbe essereamplificata, è vero che ci sono pensieri filosofici difficili da esprimere inmodo semplice, ma è pur vero che il filosofo che desidera trasmettere lapropria filosofia, dove fare un onesto sforzo affinché essa sia quanto piùpossibile comprensibile al proprio uditorio. Sociologi: è morto B.,semiologo e filosofo, Adnkronos, Contro il filosofese I filosofi e l'abusodelle parole; Contro il filosofeseFichte, Schelling, ed Hegel: i professionistidell'oscurità; Koyré, Note sulla lingua e la terminologia hegeliana,Interpretazioni hegeliane, La Nuova Italia, Firenze; Russel. L'autobiografiaLonganesi, Milano Verdiglione, Manifesto del secondo rinascimento, Rizzoli,Milano. Altre saggi: “Epistemologia e storia della scienza” (Città di vita,Firenze); “Campanella ed il linguaggio dell’utopia” – “Utopia e ideologia: unarilettura epistemologica” Ed. Studium, Roma); “Epistemologia contemporanea eclinica medica” (Città di vita, Firenze); “Teoria e storia della scienza” (Armando,Roma); “I fondamenti epistemologici dell'educazione scientifica” (Armando,Roma); “La semantica generale” (Città nuova, Roma); “Gli scienziati ipocritisinceri: metodologia e storia della scienza” (Armando, Roma); “La tirannia e ilpotere delle parole: saggi sulla semantica generale” (Armando, Roma); “Congetturesull'epistemologia e sulla storia della scienza” (Armando, Roma); “Epistemologiae pedagogia dell'errore” (Scuola, Brescia); “Il linguaggio dei mistici” (Queriniana,Brescia); “Il linguaggio della pubblicità” “La fantaparola” (Armando, Roma); “Educareall'ascolto, Scuola, Brescia); “Parlar chiaro, parlar oscuro” (Ed. Laterza,Roma Bari); “Lezioni di filosofia del linguaggio” (Nardini, Firenze); “Antologiafilosofica, Scuola, Brescia); “Contro il filosofese” (Laterza, Roma); “Storiadella comunicazione, Newton & Compton, Roma); “La storia delle utopie,Armando Editore, Roma); “Il proverbi italiano” (Newton & Compton., Milano);“Karl Popper e Sherlock Holmes: l'epistemologo, il detective, il medico, lostorico e lo scienziato” (Armando, Roma); “La medicina: gli uomini e le teorie,CLUEB, Bologna); “Il liberalismo, Dio e il mercato” (Armando, Roma);“L’amicizia” (Armando, Roma); “Introduzione a Karl R. Popper, Armando Editore,Roma); “Capelli: moda, seduzione, simbologia” Peliti, Roma); “Popper eBenetton: epistemologia per gli imprenditori e gli economisti” (Armando, Roma);“Elogio dell'oscurità e della chiarezza, LUISS University Press e ArmandoEditore, Roma); “Elogio del silenzio e della parola: i filosofi, i mistici, ipoeti, Rubettino, Soveria Mannelli); “I filosofi, le bionde e le rosse, ArmandoEditore, Roma); “L'invenzione della moda: le teorie, gli stilisti, la storia.Armando Editore, Roma); “L'arte della coiffure: i parrucchieri, la moda e ipittori, Armando Editore, Roma); Popper, Ottone, Scalfari, LUISS UniversityPress, Roma. Citazionio su B. Scheda dell'Università LUISS, su docenti. luiss. FilosofiaFilosofo Filosofi italiani Accademici italiani Accademici italiani Professore Grevein Chianti Roma Professori della Libera università internazionale degli studisociali Carli Professori della Sapienza Roma Perugia Siena Bari Firenze. Intendoconcentrarmi qui su alcuni aspetti della teoria aristotelica dell’amicizia: ilmetodo di indagine attraverso cui è articolata e acquisita, e il suosignificato dialettico e teorico. Il processo conoscitivo per Aristotele èuna transizione da ciò che è primo per noi a ciò che è primo per sé, el’indagine sull’amicizia non fa eccezione. Il primo per noi contempla la nostraesperienza della cosa intesa in senso ampio, tale da includere: le prassilinguistiche e ascrittive diffuse, le opinioni notevoli (ἔνδοξα) condivise datutti o dai più o dai sapienti o da alcuni di essi, i topoi o luoghi comuniconsegnati dalla tradizione, i fenomeni intesi come fatti della vita, ovverosiale ordinarie prassi umane, i comportamenti concreti implicati nelle relazionidi amicizia. Si tratta di un materiale eterogeneo, variegato, opaco, bisognosodi sintesi e di articolazione concettuale. Il suo trattamento dialetticopreliminare e orientato anzitutto a evidenziare le contraddizioni che talemateriale ospita, per poi cercare di superarle entro una sintesi superiore laquale, attraverso una teorizzazione positiva ˗ materiata di distinzionisemantiche e concettuali, argomenti, definizioni ˗ ne salvi gli elementigenuini nella misura del possibile, mostri l’apparenza delle contraddizioni, eproduca così una sorta d’equilibrio riflettuto fra il primo per noi, da cuipure si sono prese le mosse, e il primo per sé, punto d’arrivo dell’indagine.Una buona teoria dovrà fare giustizia dei caratteri manifesti dell’oggetto,renderli cioè intellegibili e inferibili. Una teoria che nega questi caratteri,e ipso facto una teoria deficitaria, insoddisfacente: non ci riconcilierebbecoi φαινόμενα, che pure sono il suo originario explanandum. Questa ciframetodologica va tenuta presente, se si vuole apprezzare in modo nonsuperficiale la trattazione aristotelica dell’amicizia nelle Etiche. Perciò èopportuno partire non da Aristotele, bensì dall’orizzonte teorico-culturale cuiegli si rapporta dialetticamente, nonché dai suoi obbiettivi polemici. Ilsignificato ordinario di «φιλία» ha un’estensione ben più ampia della nostranozione di «amicizia»: oltre all’amicizia propriamente intesa, può denotareanche l’alleanza politica, la vasta gamma dei rapporti sociali, dalle relazioniparentali e matrimoniali a quelle commerciali, quelle cameratistiche, quelleamorose ed erotiche; insomma, qualunque interazione umana positiva e nonostile, fra individui o fra gruppi – ma anche fra uomini e dei– è denotabilecome φιλία. Nella caratterizzazione preliminare che ne offre, Aristoteleattinge ai grandi modelli omerico ed esiodeo, così come ai Sette Savi, ai tragici,nonché al sapere filosofico dei predecessori (Empedocle, Eraclito, etc.); ma ilpunto di riferimento dialettico che, sottotraccia, orienta l’interatrattazione, è il Liside platonico, la prima indagine filosofica sistematicadedicata alla φιλία[8], nelle cui note aporie sono peraltro condensate eportate a tematizzazione le contraddizioni insite nelle istanze dellatradizione pre-filosofica globalmente intesa. Il Liside dunque, fra gli ἔνδοξαe i λεγόμενα, riveste un ruolo dialettico-polemico primario, anche se non se nefa alcun riferimento esplicito. È impossibile in questa sede tentarne anchesolo una cursoria sintesi, ma è necessario individuare perlomeno quelle aporiedi fondo intorno alla φιλία che Aristotele riprende in maniera puntuale.Una importante aporia radicata nella dicotomia attivo/passivo, è articolataintorno alla questione: chi dei due, in una relazione amicale, è l’amico? Chiama o chi è amato? Si sonda tutto lo spazio logico delle possibilità,producendo esiti paradossali (di qui, appunto, lo status di aporia): se è chiama, ad essere amico di chi è amato, allora nel caso che chi è amato odiassechi lo ama, uno sarebbe amico di chi lo odia! se è chi è amato, ad essereamico, sarà anche il caso che chi è odiato è nemico, dunque se qualcuno amaqualcuno che lo odia, allora sarà nemico di un suo amico! se sono amici o chiama o chi è amato, indifferentemente, resta fermo che uno potrebbe essere amicodi chi lo odia se sono amici necessariamente entrambi, allora non potremmoessere “amici” di entità che non ci amano, come la scienza, o il vino, o icavalli. L’aporia presuppone l’ampia estensione semantica di φιλία e di φίλος,che da un lato può avere significato passivo (esser caro a qualcuno), attivo(essere amico o reciproco, dall’altro come prefisso (φίλο-) può comporretermini denotanti amore, passione o apprezzamento per entità impersonali, chenon reciprocano. Ma l’aporia è filosofica, non meramente linguistica. Unaseconda aporia muove dalla questione se l’amicizia si dia fra simili o fradissimili. Se si dà fra simili, allora anche i malvagi sarebbero amici, ma framalvagi non si dà vera amicizia (assunzione qui data per vera); se si dà nonfra simili simpliciter ma fra simili nell’esser buoni, sorge il problema dicome il buono – il quale basta a se stesso – possa trarre utilità da un altrobuono, e viceversa, quando si era precedentemente stabilito che nessun amico èinutile all’amico se si dà fra dissimili contrari, come povero/ricco,sapiente/ignorante etc., allora, daccapo, l’amico sarà amico del nemico, ilmalvagio del buono etc.: amico/nemico e malvagio/buono sono contrari; 4) forsesi dà fra certi dissimili non contrari: chi è intermedio fra buono e cattivopuò amare il buono in virtù della presenza in sé di un “male”, cioè dellaprivazione di bene di cui è conscio e che lo rende intermedio; così l’amiciziadiventa un caso particolare del desiderio, volto strutturalmente a ciò di cuisi è privi. Ma anche qui si ricadrebbe nel caso 1 della Prima aporia: pare chel’amare unidirezionale e non ricambiato non sia sufficiente all’amicizia,inoltre il buono sarebbe amato senza amare a sua volta (infatti l’altro gli èinutile giacché egli ha già il bene presso di sé). A questo punto vieneintrodotta l’idea che, se noi cerchiamo nell’amico il bene ma nessun amico puòavere il bene pienamente presso di sé, allora ciò che cerchiamo negli amici èil «Primo Amico», qualcosa che trascende sia noi che gli amici stessi, di cuiquesti ultimi sono apparenze (εἰδώλα). Le relazioni amicali sono da ultimoorientate verso qualcosa che trascende entrambi i relati, secondo una dinamica“ascensionale” segnatamente platonica: ma così l’amico in carne e ossa parrebberidotto a mero luogo di transito di una tensione desiderante che ascende indirezione di un assoluto ideale. Riesaminando poi la relazione “orizzontale”,si introduce la nozione di «affine» (οἰκεῖος): forse la φιλία è rapporto colsimile in quanto affine, o familiare; ma l’affinità pare essere reciproca (se Aè affine a B, B è affine ad A), dunque il buono risulta inservibile a chi è giàaffine al buono; inoltre, sono affini anche i malvagi. Anche se latrattazione appare un poco schematica e talora verbalistica, essa toccaproblemi speculativi genuini. Come ci si aspetta da un dialogo “socratico” diPlatone, le aporie non trovano uno scioglimento, se non la paradossaleacquisizione che né amanti né amati, né simili né dissimili né contrari, néaffini, né buoni, possono essere amici! Teniamo dunque a mente questi nodiproblematici.L’amicizia è studiata nell’Etiche Eudemia e Nicomachea.Mentre la trattazione dell’Etica Eudemia risulta più logica e astratta, quelladell’Etica Nicomachea è più orientata a salvare i fenomeni, è più empirica einclusiva: per cogliere i nuclei teorici di fondo, è sensato muovere dallaprima, e valutare criticamente quando e perché la seconda propone integrazionio discostamenti teorici da quella. Sia la Eudemia precedente alla Nicomachea omeno, in essa appare più nitidamente come la trattazione aristotelica costituiscauna sorta di virtuale controcanto filosofico del Liside platonico. EticaEudemia VII introduce il soggetto come specialmente degno di essere indagato:gli ἔνδοξα universalmente diffusi pongono la φιλία come il fine stesso dellapolitica, come antidoto all’ingiustizia, come habitus caratteriale rivolto aibuoni, pongono l’amico come il più grande dei beni esterni (anche in quantovolontariamente scelto) e l’assenza di amici come il male più terribile. Laφιλία è aspetto centrale dell’etica – soprattutto entro un’etica eudemonisticaimperniata sul bene e sulla felicità – dunque non sorprende che la suatrattazione occupi quasi un quinto degli scritti etici aristotelici. Maaltre opinioni notevoli non sono universalmente condivise: per alcuni il simileè amico del simile (Omero, Empedocle), per altri lo è il contrario delcontrario (Esiodo, Euripide, Eraclito): sono le opzioni 1 e 3 della SecondaAporia del Liside, che pure non viene citato. Si ricordano poi altre opinioni,topoi tradizionali già ripresi dal Liside: per alcuni non c’è amicizia framalvagi ma solo fra buoni (cfr. opzione 1 della Prima Aporia), per altri solochi è utile può essere amico (cfr. opzione 2 della Seconda Aporia). Primadi passare alla pars construens, Aristotele enuncia candidamente il criteriometodologico e lo scopo dell’indagine: Occorre trovareun’argomentazione che insieme renda conto (ἀποδώσει) al massimo grado delleopinioni (τά δοκοῦντα) intorno a queste cose, e anche che sciolga le aporie ele contraddizioni. Ciò avverrà qualora appaia che le opinioni contrarie sonosostenute con buone ragioni: una tale argomentazione sarà nel massimo accordocoi fenomeni. E le tesi in contraddizione risultano mantenersi, se quel cheaffermano è vero in un senso, ma in un altro no. (Et. Eud.). Le opinioni diffuse e notevoli non vannoaccolte in modo supino e acritico, ma comprese nelle loro buone ragioni e,nella misura del possibile, salvate entro una sintesi teorica che superi leaporie e mostri che le affermazioni apparentemente incompatibili possano esserevere entrambe, in sensi diversi; così vi sarà anche il massimo accordo coiφαινόμενα. Questi, i desiderata da soddisfare. Se l’amicizia è desiderio(altra acquisizione del Liside[25]), il desiderio può essere del piacevole(appetito) o del buono (volontà)[26], dunque ciascuno di essi ci è «amico» ocaro (φίλον); comunque il piacere si presenta come un bene (o appare tale o ècreduto tale[27]): la prima distinzione da fare è perciò fra bene e beneapparente (φαινόμενον ἀγαθόν), oggetti del desiderio[28]. La seconda è quellafra bene incondizionato (ἁπλῶς) e bene per qualcuno[29]: ciò che è buonosimpliciter lo è per l’essere umano in generale, ciò che è tale «per qualcuno»lo è per certi individui particolari in certe circostanze (per esempio,un’operazione per un malato); parimenti, vi è un piacevole incondizionato e unpiacevole «per qualcuno» (per esempio, in condizioni fisiche o moralialterate); Aristotele sostiene che il piacevole incondizionato coincida colbuono incondizionato[30]: ciò che è buono per l’uomo in generale, è anchepiacevole per l’uomo in generale, invece un individuo malato o corrotto troveràpiacevoli cose non oggettivamente buone; né coincideranno il piacevole «perlui» e il buono «per lui». Un uomo saggio e virtuoso troverà piacevole ciò cheè buono, dunque nel suo caso si identificano bene apparente e bene reale (èbuono ciò che gli appare tale), bene «per lui» e bene incondizionato (ciò che èbene per lui è buono in generale per l’uomo), nonché bene e piacere: egli ènorma rispetto a ciò che per l’uomo in generale è e deve essere buono epiacevole, in quanto esprime l’eccellenza della stessa natura umana. A ognimodo, ciò che motiva un soggetto S deve apparire un bene a S (che lo sia omeno), e apparire a S un bene per lui (che sia o meno anche un bene in sensoincondizionato). Ci sono cose per noi buone in quanto le riteniamo dotate divalore intrinseco, cose per noi buone in quanto le riteniamo utili, e cose pernoi buone in quanto le troviamo piacevoli. Poiché l’amico è un bene scelto edesiderato ˗ il φιλεῖν è un caso particolare di desiderio ˗ potrà esserlo perquesti tre motivi: come bene in sé, e cioè in quanto è ciò che è e «per lavirtù», o in quanto è ci è utile, o in quanto sia piacevole, «per il piacere».Chiariremo successivamente perché il buono in quanto buono, quando il bene sial’amico stesso, si identifichi con la sua virtù. Colui che è amato inbase a uno dei tre aspetti suddetti (bene-virtù, utilità, piacevolezza) diventaun amico ˗ si aggiunge ˗ quando contraccambia l’affetto: dunque la reciprocitàdiviene un tratto essenziale dell’amicizia, una sua condizione necessaria;Aristotele sceglie l’opzione 4 della Prima Aporia del Liside, ma replicaall’obiezione ivi contenuta, secondo cui cose amate come il vino, i cavalli ela scienza non possono ricambiare, mediante la distinzione fra φιλία eφίλησις[33]: la seconda è un affetto/desiderio per le cose inanimate, la primaimplica un simile affetto come componente, ma include necessariamente la reciprocità.Talvolta, una nozione vaga può essere disambiguata mediante una distinzionesemantica, in modo da sciogliere apparenti contraddizioni e insieme “salvare ifenomeni”. Tuttavia, l’affetto reciproco sulla base di uno dei tre amabili nonè ancora sufficiente perché ci sia φιλία; tale reciprocità deve essereesplicita, non celata, nota ai due amici: se amo qualcuno che non lo sa, nonsiamo amici, nemmeno nel caso lui ami me e io lo sappia; entrambi devono amarsil’un l’altro, ed entrambi lo devono fare in modo manifesto, tale che sia notoall’uno e all’altro. La coscienza di essere amici è essenziale all’essereamici: qualcuno può credere di essere amico senza esserlo[34], però nessuno puòessere amico di qualcuno senza credere di esserlo. Se manca la reciprocità, nonsi ha amicizia ma «benevolenza» (εὔνοια), cioè desiderio del bene dell’altro;quando quest’ultima è reciproca e non è celata, allora può divenireamicizia. Le tre forme di amicizia, rispettivamente basate su virtù,utilità, piacere, secondo l’Eudemia intrattengono la relazione asimmetrica cheAristotele chiama πρὸς ἓν, in cui vi è un significato primario o focal meaningcui gli altri, secondari e derivati, rimandano[36]: l’amicizia a causa dellavirtù e fondata sul bene è posta come πρώτη φιλία, «prima amicizia», da cui lealtre dipendono dal punto di vista definitorio. Quindi «φιλία» non denota trespecie di un unico genere, né è un termine equivoco che denota realtàcompletamente diverse; è termine “multivoco”, giacché l’amicizia si dice inmolti modi ma in riferimento a un senso che illumina tutti gli altri, e a cuigli altri si rapportano necessariamente. Molti critici ritengono che, siccomel’amicizia “utilitaristica” e quella “edonistica” possono darsiindipendentemente da quella “virtuosa”, l’idea che esse rimandinonecessariamente a quella “virtuosa” non sarebbe convincente, e proprio perquesto sarebbe poi abbandonata nella Nicomachea. Ma la gerarchizzazione πρὸς ἓνè anzitutto definitoria: il piacere è un bene apparente (dunque, unadeclinazione del bene), l’utile è tale in quanto foriero di bene[38] o dipiacere (che, daccapo, è un bene apparente); dunque i tre amabili sono un bene,un modo di apparire del bene, una via che porta al bene. Al modo in cui ilpiacere e l’utilità si definiscono in rapporto al bene[39] (ma, per Aristotele,non viceversa), così le amicizie basate sul piacere e l’utile si definiscono inrapporto a quella basata sul bene come tale: e infatti, come vedremo, ne sonoforme imperfette e difettive. Si noti la pur generica assonanza fra laπρώτη φιλία e il πρῶτον φίλον, il Primo Amico del Liside: se Platone radica ilsenso delle relazioni amicali in un anelito a qualcosa che trascende leamicizie e gli amici stessi illuminandole, per così dire, dall’alto, Aristoteleimmanentizza il bene entro gli amici stessi e le loro relazioni; c’è unaamicizia prima, ma non un Amico primo che si distingua dagli amici empirici econcreti. Il bene che è in gioco nell’amicizia è ubicato negli amici stessi, èimmanente. Qual è la ragione profonda di questa tripartizione? Si puòmostrare in modo puntuale che si tratta di una risposta alle aporie platoniche:se i platonici pongono come amicizia solo quella virtuosa, «non riescono a dareconto dei fenomeni»[40], ove per fenomeni si devono intendere non solo leprassi umane, ma anche gli ἔνδοξα e i λεγόμενα. Se vi sono tre forme diamicizia, può darsi che alcune opinioni notevoli e intuizioni siano veredell’una ma false dell’altra, altre siano vere dell’altra ma false dell’una,come afferma il passo metodologico succitato. Se poi a partire da ciascunadelle tre caratterizzazioni si potessero inferire o congetturare dei rispettivipropria, che coincidano coi rispettivi tratti manifesti dell’amicizia cheparevano aporetici in quanto incompatibili, allora grazie a questa tassonomiatricotomica le aporie potrebbero essere sciolte, poiché alcuni di questi tratticaratterizzeranno un tipo di amicizia, alcuni altri un altro tipo diamicizia. L’amicizia virtuosa, fondata sul bene, è fra simili in quantobuoni[41]: essa cattura l’opzione 2 della Seconda Aporia del Liside, nonchél’ideale arcaico, omerico ma anche teognideo e in generale aristocratico, dellaφιλία come sodalizio elettivo fra ἀγαθοί; a questo topos tradizionale, ilSocrate del Liside replica che esso è incompatibile con un’altra idea benradicata (basata su altri due topoi tradizionali): il buono è autosufficiente,e un amico gli sarebbe inutile, ma l’amicizia è fondata proprio sull’utilitàreciproca; quest’ultima idea, di matrice esiodea[42] ma anche un luogo comuneconfermato dalle prassi umane, non può essere negata, per Aristotele: sono glistessi φαινόμενα a mostrare che coloro che intrattengono relazioni continuativedi utilità e soccorso reciproco, si chiamano amici e si ritengono tali, ecosì sono dagli altri chiamati e ritenuti. La contraddizione è apparente, se sipostula che l’utilità reciproca è un prerequisito di una forma di amicizia(quella basata sull’utile) e non dell’altra (quella basata sul bene). Le relazioniutilitaristiche sono amicizia, sebbene di un certo tipo; sia queste che quellefondate sul piacere, possono sussistere anche fra individui non buoni, persinofra malvagi, sebbene in forma estremamente labile e instabile: l’opzione 1della Seconda Aporia del Liside è anch’essa percorribile, in quanto dueindividui non “buoni” possono essere amici sulla base del piacere, e sonosimili nella misura in cui condividono certi tipi di piacere; inoltre,l’intuizione per cui l’amicizia si dà fra contrari come povero/ricco,sapiente/ignorante etc. ˗ opzione 3 della Seconda Aporia del Liside ˗ èanch’essa fatta salva, in quanto viene posta come peculiare all’amiciziautilitaristica, che tipicamente è intrattenuta da individui in qualche sensocontrari (l’uno ha qualcosa che l’altro non ha). Aristotele riesce a salvare ifenomeni attraverso una distinzione tassonomica fondamentale, che deveconciliare certe apparenti incompatibilità ma al tempo stesso preservare unacerta unitarietà dell’oggetto: quella di amicizia è una nozione originariamenteospitale, plurale e polivoca, tanto internamente differenziata da implicare unademarcazione netta fra l’amicizia virtuosa e le altre, ma non tanto monoliticada implicare che si escludano dal novero delle amicizie quelle forme di relazione(utilitaria, edonistica) ordinariamente denominate così: altrimenti si farebbeviolenza al linguaggio e alle “cose stesse”: a quel “primo per noi” che è lostesso explanandum originario. Una delle ragioni per cui l’amiciziavirtuosa è detta «prima» nella Eudemia e poi «perfetta» (τέλεια) nellaNicomachea[44], è che essa è costitutivamente piacevole, benché non sia fondatasul piacere, e implica la disposizione alla mutua utilità quando serva, benchénon sia fondata sull’utile: dunque contiene in sé, in certo modo, le altre due.Tuttavia, il piacere che consegue al bene ed è persino costitutivo di esso, nonè lo stesso piacere che fonda le amicizie edonistiche; il primo è inseparabiledal bene cui consegue[45], quindi l’integrazione di piacere e utilitànell’amicizia virtuosa non è da concepirsi come una somma estrinseca ogiustapposizione di aspetti positivi (bene + utilità + piacere). La perfezionedi questa amicizia non è una somma di amicizie imperfette, è originariacompletezza. Nella Nicomachea non vi è traccia della relazione πρὸς ἓν, ela πρώτη φιλία diventa τέλεια φιλία[46]. Le altre amicizie qui sono dette tali«secondo somiglianza» a quella perfetta: a mio avviso, al netto delladifferenza di linguaggio, la posizione di Aristotele non muta in modo sensibilefra le due opere; la somiglianza delle amicizie edonistica e utilitaristica aquella perfetta consiste anche qui nel fatto che quest’ultima è, per entrambigli amici, utile e piacevole, dunque contiene quegli aspetti che fondano leamicizie imperfette, ma non ne è simmetricamente contenuta. Infatti, ciò che èbuono è anche utile e piacevole, mentre ciò che è utile può non esserepiacevole e può non essere buono (né simpliciter, né per l’individuo) – peresempio, se l’individuo è corrotto e trova per sé utile qualcosa che loapprossima a ciò che non è il suo bene (anche se egli magari crede che sia ilsuo bene[48]) – e ciò che è piacevole può essere inutile o persino dannoso.Questo vale in generale, e a fortiori vale per gli amici buoni, utili,piacevoli. In realtà, lo stesso “compito” etico implicitamente affidatoall’uomo, gli è affidato anche in rapporto all’amicizia: l’ideale umano,incarnato dal saggio che ne è norma ed esempio, è quello di far coincidere ciòche è bene per sé con ciò che è bene in generale, e ciò che è piacevole per sécon ciò che lo è in generale; si realizza così anche la coincidenza di bene epiacere, visto che il buono in generale e il piacevole in generale siidentificano per natura[49]. Ciò importa che occorra anzitutto essere buoni(saggi e virtuosi) e, essendolo, prediligere le amicizie virtuose (che sonoappannaggio dei buoni): esse non ospitano conflitti strutturali, soprattutto ilbene e il piacere – il confliggere dei quali sopraffà l’acratico – sono adeguatiab origine, nell’amicizia perfetta, giacché essa è piacevole proprio in quantobuona. Ma ciò non esclude che i buoni possano intrattenere anche amiciziefondate sul piacere, o sull’utile[50]: esse però, nell’economia della lorovita, risulteranno marginali, sia nella quantità che nella qualità. Puòsorprenderci il fatto che alla forma di amicizia più rara e più “inarrivabile”delle tre (i buoni sono pochi, gli amici a causa del bene ancora meno) vengaascritta una priorità definitoria, sia essa del tipo πρὸς ἓν o «persomiglianza». Ma per Aristotele qualunque capacità umana – l’amicizia è unavirtù, le virtù sono capacità acquisite – viene individuata e definita sullabase della sua eccellenza: è il caso eccellente, in cui un tratto umano è piùpienamente realizzato, che funge da essenza normativa rispetto ai casidifettivi, deficitari, degradati, imperfetti; per definire, occorre guardare aicasi migliori, alla modalità in cui una potenzialità è dispiegata ed espressapiù compiutamente, e che misura gli altri casi quasi costituendone un virtualedover-essere rispetto a cui essi mostrano la loro manchevolezza. Perciò lateoria aristotelica presenta al contempo una dimensione descrittiva e unanormativa, fra le quali sussiste una sorta di tensione dialettica. E in effettile amicizie fondate sul piacere e sull’utile sono incomplete: vengonocaratterizzate addirittura come amicizie per accidens[51], il che sembra sulleprime vanificare l’atteggiamento inclusivo adottato da Aristotele come ciframetodologica, non solo praticata ma persino esplicitata in modoprogrammatico[52]. È come se in sede di definizione generale Aristotele fosseinteressato a preservare l’unità della nozione di amicizia nonostante ledifferenze, ma in sede di caratterizzazione sinottico-comparativa dei diversitipi, ponesse invece l’enfasi sullo iato che separa l’amicizia prima o perfettadalle altre, fino a trattare le altre come solo accidentalmente tali. Perchéesse sono caratterizzate come «accidentali»? Chi si ama per l’utile o peril piacere lo fa «non perché l’individuo amato sia quello che è, ma in quanto èutile o in quanto è piacevole»[53]: l’utilità e la piacevolezza sono proprietàrelazionali esterne all’essenza dell’amico amato, determinate dagli effetti cheesso ha su chi lo ama, «perché gli uni ne traggono un qualche bene, gli altriun piacere»[54]; invece l’amicizia basata sulla virtù e la bontà dell’amicoamato, è basata su proprietà intrinseche all’amato, su ciò che da ultimol’amato è. Noi siamo il nostro carattere, il nostro carattere è l’insiemeunificato delle nostre virtù, una seconda natura che è frutto primadell’educazione e poi delle nostre scelte: noi siamo un sé che sceglie, e inostri pensieri, discorsi e azioni manifestano il nostro “sé”. Pertanto,nell’amicizia perfetta il bene che è in gioco è l’amico stesso che è amato, perciò che egli essenzialmente è, mentre il bene che è in gioco nelle altreamicizie è il bene – nella forma dell’utile o del piacevole – dell’amico cheama. Anche se l’amicizia è sempre reciproca, resta fermo che nell’amiciziaperfetta il fondamento è, per ciascuno degli amici, l’altro come buono, nellealtre è invece il proprio bene in quanto utilità o piacere[56]. Nelle amicizieimperfette la ragione per cui si vuole e persegue il bene dell’altro, restaradicata nell’interesse proprio come diverso dal bene elargito all’altro ediverso dall’altro stesso come dotato di valore intrinseco. È questa differenzaradicale a rendere le amicizie imperfette amicizie per accidens: ciò nonimplica, si badi, che non siano amicizie, bensì che lo sono solo in virtù delloro somigliare all’amicizia perfetta, seppure in modo difettivo. Mal’amicizia fondata sul bene dell’amico non rischia così di risultare“disinteressata” in un modo psicologicamente implausibile? Solo in apparenza,in quanto il bene di chi ama è in gioco, ma lo è in quanto coincide col benedell’amico: se siamo amici perfetti, siamo entrambi buoni e virtuosi, e ilnostro bene individuale coincide col bene simpliciter: noi, come amici perfetti,cooperiamo per realizzare il bene in generale[58]; il bene mio e dell’amicosono voluti – rispettivamente, dall’amico e da me – in conseguenza del fattoche anzitutto io e l’amico siamo dei beni: se lo siamo l’uno per l’altro, èperché siamo buoni, siamo dotati di valore intrinseco, e lo riconosciamoreciprocamente. Non si tratta di una implausibile relazione puramentealtruistica e disinteressata, perché non si fonda – ribadiamolo – solo sulvolere il bene dell’altro, ma anzitutto sull’altro come bene in sé: voglio eperseguo il bene dell’altro non per altruismo astratto, ma perché l’altro è unbene. Una nozione comune con cui forse potremmo rendere più chiaro questoaspetto, è quella di stima. L’amicizia perfetta è fondata sulla stimareciproca: un amico che stimo per ciò che è e per come è, esemplifica in sé ciòche è buono, a prescindere da ciò che io posso trarre da lei/lui: «se uno nongioisce perché l’altro è buono, non c’è la prima amicizia» (1237b4-5). La stimareciproca presuppone una consonanza di valori, un’intesa su ciò che vale e ciòche è degno: e visto che i due amici sono virtuosi e buoni, essi valgono esanno di valere, per questo valgono anche l’uno per l’altro. Si tratta di unaamicizia in cui coltivare il proprio bene coincide col coltivare l’altro e ilsuo bene, e questo coincidere non è accidentale – come accade nelle altreamicizie – bensì è costitutivo. Invece posso trarre vantaggio da un amico utilesenza stimarlo affatto, così come posso trarre piacere – per esempio,divertendomici insieme – da qualcuno che non stimo, che non ritengo una personabuona, degna, valida. L’accidentalità delle amicizie non perfette sirende perspicua nella loro strutturale instabilità: un rapporto fondatosull’utilità non avrà più ragion d’essere, qualora uno dei due amici smetta diessere utile all’altro; i bisogni umani sono cangianti, e tali sono le risorsealtrui per farvi fronte, cosicché anche le relazioni utilitarie sonoessenzialmente mutevoli; lo stesso accade per gli amici secondo il piacere:cambiano, nel tempo, le fonti del piacere, i “gusti”, e cambiano anche lecapacità altrui di procurarci piacere; l’amicizia piacevole, poi, è precariaanche perché riguarda tipicamente i giovani, i quali sono di per sé in continuocambiamento[59]. Invece la virtù del carattere è cosa stabile: leamicizie complete sono stabili perché sono fondate sul bene come virtù, che ècostante e non facile a mutare[60]. Il tempo può rendere inutile un amico cheprima era utile, o non più piacevole un amico che lo era, ma difficilmente puòsottrarre a un carattere le virtù, far diventare malvagi i buoni, stolti isaggi, e dunque minare le basi su cui le relazioni virtuose fra buoni sonocostruite. Per questo l’amicizia completa è specialmente solida, quasiincrollabile[61], e l’amico virtuoso è un amico «al massimo grado», un amico«vero»[63]. Un tale amico si renderà utile se può e quando sia necessario, masarà utile perché è un amico, piuttosto che essere amico perché è utile; e saràpiacevole all’amico, giacché ci risulta tendenzialmente piacevole frequentarechi stimiamo[64]. Così Aristotele, forte della sua tassonomia tripartita,deriva dei propria (dei caratteri distintivi) di ciascuna amicizia, spiegando ifenomeni e riconciliandoci con le comuni pratiche ascrittive: alcuneintuizioni, luoghi comuni e opinioni notevoli sono vere di un’amicizia, alcunedell’altra. Parlando coi giovani Liside e Menesseno, Socrate nel Liside si dicedesideroso di amicizia più di ogni cosa al mondo – con una Priamel cherestituisce in modo icastico l’idea dell’amicizia come il più grande dei beniesterni, fatta anch’essa propria da Aristotele – e invidia ironicamente la lorofelicità, visto che sono giovani e sono diventati amici «in modo facile erapido». Si tratta di caustica ironia, visto che la φιλία che ha a cuoreSocrate non è né facile né rapida: ciò che è dissimulato, è che quella non èverace amicizia, ma altro. Qui c’è un’aporia in nuce, visto che i giovani chesi frequentano, pur con una certa leggerezza e una conoscenza reciproca nonprofonda, paiono amici e sono detti tali, eppure non soddisfano i requisitidella “vera” amicizia non solo secondo l’idea socratica, ma anche secondol’opinione diffusa per cui la vera amicizia è durevole, lenta e difficile adarsi. Aristotele distingue i soggetti delle attribuzioni incompatibili,salvando la verità di entrambe: l’amicizia giovanile (per esempio, quella diLiside e Menesseno) è fondata sul piacere, e ha certi tratti distintivi qualila facilità a prodursi e a decadere, l’intensità emotiva, e così via;l’amicizia perfetta, tipica degli uomini maturi (è quella per cui Socrate dicedi ardere di desiderio), necessita di una lunga consuetudine e di unaconoscenza reciproca profonda[66], è rara e appannaggio di pochi, èdifficilissima a nascere ma altrettanto difficile a morire, fondandosi su ciòche in noi vi è di più stabile. Invece, quella utile caratterizza tipicamentegli anziani, particolarmente bisognosi d’aiuto e sensibili, per debolezza, albeneficio che può arrecare il mutuo soccorso[67]; inoltre, essa si riscontranei più, nelle masse, le quali sono più preoccupate dei benefici personali chedel bene e del bello. Fra le amicizie incomplete, Aristotele ascrive unasuperiore nobiltà a quella fondata sul piacere, mentre quella fondata sull’utileè «da bottegai»[68]. In effetti, la condivisione del piacere è qualcosa di menostrumentale rispetto al trarre vantaggi da qualcuno: perlomeno il piacere è unfine, non un mezzo; inoltre, il piacere appartiene alla frequentazione stessadell’amico, mentre l’utile è a questa completamente estrinseco: dunque ilfondamento dell’amicizia utile è più esteriore e più contingente di quellodell’amicizia piacevole. Un altro aspetto problematico del Liside emergein particolare nella Prima Aporia rispetto alla polarità attivo/passivo(amante/amato), ma soggiace implicitamente anche ad altre aporie: l’amiciziasembra implicare uguaglianza e comunanza da un lato, e differenza e asimmetriadall’altro; si mescolano aspetti tipici del rapporto pederastico-erotico(amante e amato non sono intercambiabili), aspetti del rapporto genitoriale,anch’essi per definizione asimmetrici, e relazioni “fra buoni” simili,potenzialmente simmetriche. Aristotele cerca di articolare queste istanze entroun quadro più sistematico: la tassonomia delle tre amicizie si arricchisce diuna distinzione trasversale, fra amicizie simmetriche e amicizie asimmetrichein cui uno è superiore e l’altro inferiore[69]; la φιλία deve essere reciproca,ma tale reciprocità può essere simmetrica o asimmetrica (fra superiore einferiore). I tipi di amicizia sono dunque sei, giacché si può essere superioriquanto a virtù, a utilità, e a piacevolezza. La ulteriore distinzione fraamicizie simmetriche e asimmetriche consente ad Aristotele una esplorazionestraordinariamente ricca dei legami sociali più eterogenei, che assimila allaφιλία e alle sue declinazioni i rapporti familiari (padre-figlio,marito-moglie, figlio-figlio), i rapporti politici fra città (in vistadell’utile)[70], gli stessi rapporti fra i cittadini in rapporto alla lorocomunità, i rapporti fra governanti e governati, le relazioni commerciali, ecosì via, e indaga le relazioni profonde fra amicizia, giustizia, concordia,comunità. Non è possibile restituire nemmeno sommariamente la ricchezza di talianalisi in questo contributo, il quale si focalizza piuttosto sul significatofilosofico e dialettico della tripartizione in generale: ma fa d’uopo rilevareche le applicazioni di questa teoria generale sono molteplici e fecondissime. 3. Amicizia e autosufficienza La tripartizione (conulteriore dicotomia trasversale) non scioglie di per sé un nodo aporeticoconcernente la stessa amicizia perfetta fra buoni: è l’idea espressa entro ilpunto 2 della Seconda Aporia del Liside, per cui chi ha il bene presso di sé èautosufficiente e non ha bisogno di nulla, dunque l’amicizia di chicchessia glisarebbe inutile. È vero che Aristotele ha distinto l’amicizia perfetta daquella utile, ma resta il problema di comprendere come mai colui che è saggio,virtuoso e buono, bastando a sé stesso, abbia una qualche motivazione acoltivare un amico, foss’anche un amico perfetto: «se è felice chi ha la virtù,che bisogno avrà di un amico?»[71]. L’idea dell’autosufficienza di chi èsaggio, virtuoso, felice e beato, ripresa dal Liside, è un topos tradizionale,quindi ha lo status di ἔνδοξον ben radicato, di cui va dato conto e di cui vamostrata la compatibilità con la teoria positiva proposta nonché con altri ἔνδοξαaltrettanto ben attestati. Il problema è affrontato in Etica Eudemia VII12 e in Etica Nicomachea IX 9, in maniere parzialmente differenti. L’Eudemiamuove dall’analogia con la condizione divina, paradigma dell’autosufficienza.Ma la condizione umana può assurgere all’autosufficienza solo nella misura incui lo consente la natura dell’uomo, che è animale sociale-politico[72] epuò/deve realizzare questa natura, non quella divina[73]: il bene umanocontempla sempre il rapporto a un’alterità – è καθ’ ἕτερον[74] ˗ quello divinoè assoluto rapporto a sé[75]. L’autosufficienza divina funge da “idearegolativa”, da norma ideale: l’uomo felice minimizzerà il numero degli amici esi limiterà a quelli virtuosi, degni di accompagnarsi a lui; proprio il caso dichi non è obnubilato da bisogni e mancanze, evidenzia il valore intrinsecodell’amicizia perfetta, perseguita non già per ricevere benefici bensì perfare, dare e condividere il bene che si possiede. Ma l’argomento successivo –che è molto complesso e possiamo solo sintetizzare[76] – chiarisce che non si trattadi un altruismo generico e astratto, in quanto l’amicizia è ingredienteessenziale, non accessorio, della felicità individuale. Vivere, perl’uomo, è percepire e conoscere[77], e – prosegue Aristotele ˗ l’aspirazionemassima di ciascuno di noi è, da ultimo, quella di conoscere noi stessi (tesiche rivisita il celebre monito delfico-socratico); la felicità è costituitadalla conoscenza di sé in quanto attivi come buoni e virtuosi[78], e laconoscenza di sé passa per la conoscenza reciproca fra amici: l’amico è «unaltro sé»[79], «percepire l’amico necessariamente è percepire in certo modo séstesso e conoscere in certo modo sé stesso»[80]. Condividendo con l’amico ibeni, i piaceri e le attività della vita felice, incrementiamo dunque laconoscenza di noi stessi e della nostra stessa felicità. La Nicomacheachiarisce la relazione fra il riconoscimento reciproco degli amici virtuosi ela loro felicità, soprattutto in un passo speculativamente densissimo: Se l’essere felici consiste nel vivere e nell’agire, e l’attivitàdell’uomo dabbene ed eccellente è per sé virtuosa [..], se poi anche ciò che èfamiliare/affine (οἰκεῖον) a qualcuno è tra le cose che lui trova piacevoli, senoi possiamo osservare il nostro prossimo meglio di noi stessi, e le sue azionipiù che le nostre, se le azioni degli uomini superiori, che siano anche amici,sono fonte di piacere per i buoni, dato che hanno tutte e due lecaratteristiche piacevoli per natura, allora l’uomo beato avrà bisogno di amicisimili a lui, posto che davvero preferisca osservare azioni buone, e che glisono proprie, come lo sono le azioni dell’amico, quando è buono. (Et. Nic.) Leattività di un’esistenza virtuosa e felice sono obbiettivamente piacevoli agliocchi di un uomo buono, virtuoso e felice a sua volta: vi si rispecchia,sentendocisi “a casa propria”, e la familiarità determinata da affinità eprossimità, gli è in sé piacevole. Come si evincerà, la nozione platonica di οἰκεῖον,introdotta sul finire del Liside come cifra stessa della φιλία, trova una ripresapuntuale e una valorizzazione speculativa nella teoria aristotelica. Ilprossimo si offre alla nostra conoscenza in modo più trasparente che noistessi, giacché la sua distanza da noi lo rende meglio oggettivabile. I duetratti umani piacevoli per natura sono da un lato la felicità di cui la virtù ècostitutiva, dall’altro la familiarità, che chi è felice è virtuoso riscontraed esperisce nel contemplare e cooperare con un’altra esistenza felice evirtuosa. Le azioni di un nostro amico “perfetto” sono buone e nel contempo cisono proprie, cosicché contemplarle è come trovare in esse lo stesso bene chenoi siamo. Potrebbe stupire il riferimento reiterato al tema del piacevole,quasi che si trattasse di una delle due amicizie non perfette: ma occorretenere a mente che il piacevole per natura o ἁπλῶς coincide col bene ἁπλῶς, eche si tratta di un piacere costitutivo del bene e inseparabile da esso,piuttosto che di un piacere addizionale ed esteriore rispetto al bene cuiconsegue. Se l’altro è sufficientemente prossimo a me, posso de-situarmi eoggettivarmi riconoscendomi nelle sue azioni, secondo una dialettica complessae chiastica di riconoscimento reciproco. «Se l’uomo eccellente si comportaverso l’amico come si comporta verso di sé, dato che l’amico è un altro sestesso, allora, così come è desiderabile per ciascuno il suo proprio esserci,così è desiderabile l’esserci dell’amico, o quasi» (EN IX 9, 1170b5-8). Inquesto gioco speculare di identificazioni reciproche, il mio rapporto conl’altro è mediato del mio rapporto con me stesso[82], l’altro è un «altro me» eperseguo il suo bene in maniera pressoché equivalente a come perseguo il mio(quel «quasi» è una concessione al realismo empirico, da cui questaidealizzazione non vuole disancorarsi); ma è altrettanto vero che il miorapporto con me stesso è a sua volta mediato dal mio rapporto con l’altro,giacché conosco genuinamente me stesso non già con un qualche misterioso attointrospettivo[83], bensì conoscendo persone simili a me che a loro volta miriconoscono simili a sé: questa è la ragione perché v’è bisogno di amici buonie virtuosi entro relazioni di amicizia “perfetta”; se la felicità implicaautosufficienza, si tratta di un’autosufficienza umana e non divina, che passaper l’inclusione del prossimo nella nostra esistenza, e per la cooperazione conchi scegliamo come degno incarnare il bene e la virtù[84]. Come l’essere amicinon si dà senza il sapere di esserlo anche se si può credere di essere amicisenza esserlo, così l’essere felici (in quanto buoni e virtuosi in attività)non si dà senza la coscienza di essere felici (in quanto buoni e virtuosi),anche se è possibile credere di essere felici senza esserlo davvero. E persapere chi sono, devo rispecchiarmi in amici simili a me[85]. Ciò importa chel’uomo beato non avrà bisogno di amici “meramente utili” e “meramentepiacevoli”, invece dovrà avere amici buoni e virtuosi: il topos tradizionale èriscattato nella sua verità profonda, ma anche oltrepassato in virtù dellatripartizione; in un senso è vero, in un altro no. Essere felici insieme èdiverso dal semplice divertirsi insieme, anche se lo include, ed è diverso dalsemplice aiutarsi l’un l’altro, anche se può includerlo. L’amico perfetto˗ come ogni altro autentico bene ˗ è oggetto di scelta razionale[86]. Anche perquesto la teoria aristotelica si distanzia da quella platonica[87]: la φιλίαerotica, già ben presente nel Liside sin dalla sua ambientazione scenica – unapalestra, ove Liside è il «bello del momento» di cui Ippotale è innamorato –viene relegata da Aristotele a una delle tante forme di φιλία, degna di pochiaccenni espliciti, mentre nel Simposio e nel Fedro, dialoghi ben più elaboratie costruttivi del Liside, l’eros è la forma di φιλία che viene eletta a oggettodi indagine paradigmatico. Ma le componenti mistico-estatiche della φιλίαerotica come «follia divina» e frutto di invasamento[88], risultanocompletamente marginalizzate entro la teoria aristotelica. L’amicizia più degnae verace è attività derivante da scelta come desiderio razionale; se lafelicità è attività e i beni che la materiano sono oggetto di scelta, alloraanche l’amicizia, ingrediente costitutivo della vita felice, sarà espressionedi attività, piuttosto che passivo invasamento consistente nell’esser “posseduti”da uomini o dèi. Il primato etico, fisico e metafisico dell’azione sullapassione, è anche il primato di un certo tipo d’amore su un cert’altro.L’amicizia è riportata fra gli amici, e la sua declinazione più eccellente,normante rispetto alle altre, è caratterizzata secondo la dimensione eticamentepiù elevata dell’umano: la ragione che sceglie e governa il desiderio,piuttosto che esserne governata. L’eros platonico, così bellamente edenfaticamente rappresentato nel Simposio e nel Fedro, diventa per Aristotelesolo una delle tante declinazioni possibili di un tipo di amicizia – quellafondata sul piacere – che è già di per sé incompleta e deficitaria[89].Secondo l’aporetico excipit del Liside, né amanti né amati, né simili nédissimili, né contrari né affini, né buoni, possono essere amici[90]; le Etichearistoteliche presentano una teoria la quale non solo consente ma anche prevedeche amanti, amati, simili, dissimili, contrari, affini, buoni, e perfinomalvagi possano essere amici; inoltre tale teoria offre le risorse concettualiper chiarire quali coppie di amici possano e/o debbano avere questo o quelcarattere distintivo, e perché. Spero di avere almeno approssimato ilduplice obbiettivo prefissatomi: mostrare in modo dettagliato e sistematico ladipendenza polemico-dialettica della teoria aristotelica dal Liside platonico,e mettere in luce il significato filosofico generale della tripartizione dellaφιλία in Aristotele.Adkins, ‘Friendship’and ‘Self-sufficiency’ in Homer and Aristotle, «Classical Quarterly», Annas,Plato and Aristotle on Friendship and Altruism, «Mind»: 532-554. Berti, E. (1995), Il concetto di amicizia inAristotele, in AA.VV., Il concetto di amicizia nella storia europea, Merano:Istituto di Studi italo-tedesco, 102-135. Bordt, Platon. Lysys, Übersetzung undKommentar, Göttingen: Vandenhoeck & Ruprecht Verlag. Calvo Martinez, Launidad de la nocion de philia en Aristoteles, «Methexis», 20: 63-82 Cooper, J.(1976-1977), Aristotle on the Forms of Friendship, «Review of Metaphysics»,Dirlmeier, F. (1967), Aristoteles Nikomachische Ethik. Überseztz und Kommentiert,Berlin: Akademie Verlag. Donini, P. 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VII 3, 1029a35-b12. Sul valoreepistemologico di questa differenza, resta decisivo Ruggiu (1965). [2] Peresempio: quando diciamo, tipicamente, qualcuno «amico» di qualcun altro? Sulrapporto costitutivo fra il primo-per-noi e il linguaggio, cfr. Wieland. Cfr. Top. I 1, 100 b 21-23; intendo questadefinizione di ἔνδοξον come una disgiunzione inclusiva: se un’opinione ècondivisa almeno da uno degli insiemi indicati (tutti, i più, i sapienti,qualcuno di essi), è un ἔνδοξον, e ciò che lo rende tale può esserequantitativo, o qualitativo, o entrambi: per esempio, se è condiviso da tutti,lo sarà anche dai sapienti. [4] Sulla intima connessione fra δοκοῦντα, λεγόμεναe φαινόμενα, cfr. Owen (1967), Nussbaum (1986b). Cfr. De An. I 1, 402b 16-403a8. [6] Cfr.Herod. III 82, 35 e Tucid. I 137, 4, in cui si trova l’endiadi «συμμαχίᾳ καὶφιλία». [7] Nei poemi omerici non vi è il termine φιλία – le prime occorrenzesi trovano in Teognide (Teog. I, 31-38, 53-60, 323-28) – ma termini analoghicome φιλότης, φίλος sono utilizzati sia a proposito del rapporto fra uomini chedi quello fra uomini e dèi. Sulla φιλία nel mondo antico, cfr. Pizzolato(1993), Fraisse (1974). [8] Nel Fedro platonico (228a-e), Socrate confuta undiscorso di Lisia sulla φιλία, che Fedro custodiva sotto il mantello: quindi èverosimile che anche prima della data di composizione del Liside la φιλία fosseimportante oggetto di dibattito e di riflessione critica. Del resto Giamblico(De Pythagorica Vita, 229-30) e Diogene Laerzio (Vitae Philosophorum, VIII, 10)attribuiscono già a Pitagora la prima trattazione filosofica della φιλία. [9]Anche il Fedro e il Simposio si occupano lungamente della φιλία – l’eros è unaforma della φιλία, per Platone quella più significativa – ma, come cercherò dimostrare, l’indagine aristotelica dipende sistematicamente dal Liside: per cosìdire, essa articola una differente risposta a quelle aporie, rispetto a quellache propone Platone nel Simposio e nel Fedro. [10] Meglio: se qualcuno siaamico di qualcun altro in quanto ami o, piuttosto, in quanto sia amato. [11]φίλος + dativo significa “caro a qualcuno”, φίλος + genitivo indica colui a cuiqualcuno è caro, due individui sono φίλοι, quando sono l’uno “caro” all’altro.[12] Alcuni interpreti leggono il Liside come un esercizio dialettico,filosoficamente debole [Versenyi (1975)] o più retorico-sofistico chefilosofico [Bordt (1988)], o dal significato prolettico-introduttivo rispettoai maturi Simposio e Fedro [Kahn (1996), ma già Gomperz (2013), Auslage 5, eWillamovitz (1959)]; benché questi due dialoghi successivi ne possano a buondiritto adombrare il valore intrinseco, tuttavia i temi sollevati dal Lisidesono nodi aporetici sostanziali, e non deve fuorviare il fatto che Socratemutui il linguaggio e lo stile argomentativo dal tipo di interlocutore cheaffronta (per esempio, “facendo” il sofista col sofista Menesseno, e così via).Per una interpretazione non riduttiva del Liside e del suo valore speculativo,è illuminante Trabattoni (2004). [13] Un altro topos tradizionale – per cui lavera amicizia è fra ἀγαθοί – ricorrente in Platone: per restare all’esempio piùnoto, in Resp. I, 351a-e Socrate replica a Trasimaco che fra malvagi e ingiustinon può esserci alcuna cooperazione né amicizia; era comunque un temaessenziale per Socrate (cfr. Senofonte, Mem., 2.6 1-7). [14] Sull’ascendenzaomerica di questo topos tradizionale, e sulla sua importanza per Aristotele(cfr. infra: Par. III), cfr. Adkins (1963). [15] La coscienza del male cometale è sintomo del fatto che il male è relativo e non assoluto. [16] Qui nelLiside si tratta di ἐπιθυμία (cfr. 217c). [17] Tralascio qui la questione dellapossibile identificazione del Primo Amico col Bene: ciò che rileva, qui, è ilfatto che esso trascenda gli amici concreti, i quali sono tali solo «a parole»e stanno al Primo amico – che è tale «in realtà» (τῷ ὄντι) – come i mezzi alfine (cfr. Lys. 220b1-4). [18] Lys 222e1-7. [19] La letteratura sull’amiciziain Aristotele è sterminata: in luogo di proporre una lunga lista di studi checomunque sarebbe tutt’altro che esaustiva, nel seguito mi limiterò a citarealcuni contributi che sono particolarmente pertinenti agli aspetti chetratterò. Un commento sintetico e preciso a Et. Nic. VIII e IX è Pakaluk(1998). [20] È il giudizio nettamente prevalente, anche se non unanime. [21]Sul rapporto fra il Liside e le Etiche aristoteliche riguardo l’amicizia, buonispunti si trovano in Annas (1986). [22] Et. Eud. VII 1, 1234b18-1235a4; cfr. anche Et. Nic.VIII 1. [23] Et. Eud.. [24] Trad. it. modificata. [25] Cfr. supra: nota 16.[26] Et. Eud. VII 2, 1235b22-23. [27] C’è chi crede cheil piacere sia un bene, ma c’è anche chi crede che non lo sia eppure gli appare– porto dalla φαντασία – come se lo fosse. Nell’acratico la forza dellaφαντασία sopravanza, nelle scelte pratiche, quella della δόξα. [28] Il «beneapparente» è qualcosa che appare come bene; ma può anche non esserlo: tuttavia,anche il bene reale motiva il desiderio solo apparendo come bene. Dunque«apparente» qui non va affatto interpretato come falsa apparenza. [29] Et. Eud.VII 2, 1235b30-1236a1. [30] Il piacevole non è l’immediato, ma anche ciò chenon procura dispiacere futuro; Aristotele sa bene che molte cose dannosepossono procurare del piacere immediato. Ma chi non è acratico, conscio delleconseguenze negative, accorderà il suo desiderio con la sua ragione, e lamotivazione data dall’ipotetico piacere immediato sarà soverchiata dallamotivazione a evitare danni futuri. [31] Questo punto è più chiaro per come èpresentato in Et. Nic. VIII 2, 1155b23-27. [32] Nelle espressioni δι’ ἀρετὴν,διὰ τὸ χρήσιμον, δι’ ἡδονήν, la preposizione significa a un tempo «in base a»,«a causa di», «al fine di»: il rispettivo amabile è ciò che causaquell’amicizia, ciò che ne costituisce il fondamento o ragion d’essere, ciò chene rappresenta il fine [su un’idea analoga, cfr. Nussbaum (1986a)]; nei terminidella nota teoria delle quattro cause (dei quattro sensi del διὰ τί, cfr. Phys.II 3), potremmo plausibilmente intendere il tipo di amabile come causaefficiente, formale e finale della rispettiva relazione amicale. [33] Cfr. Et.Nic. VIII 2, 1155b26-31. Mentre la φίλησις è una passione o affezione (πάθος),la φιλία è uno stato abituale (ἕξις, 1557b28-29). [34] Cfr. Et. Eud. VII 2,1237b17-23; Et. Nic. VIII 4, 1156b30-33. [35] Vi è discussione sul fatto chequesta caratterizzazione definitoria offra condizioni sufficienti perchéqualcosa sia amicizia, oppure solo condizioni necessarie; propenderei per laseconda opzione: per esempio, Aristotele ritiene che per diventare amici devepassare del tempo, e molti scambiano il desiderio di essere amici conl’amicizia stessa (Et. Eud. VII 2, 1237b12-22); ma se il desiderio è reciproco,sussiste già benevolenza reciproca non celata, che non è ancora amicizia. [36]Sul focal meaning cfr. Owen (1963), Ferejohn (1980). L’exemplum princeps èquello della Metafisica: la sostanza è il focal meaning dell’essere, tutto ciòche è o è sostanza o rimanda a una sostanza, al modo in cui tutto ciò che è«sano» rimanda alla salute e tutto ciò che è «medico» alla medicina (cfr. Met.IV 2, 1003a32-1003b11). [37] Cfr. Fortenbaugh (1975). Può esserlo in modomediato, come foriero di un altro utile, al modo in cui qualcosa è mezzo di unaltro mezzo, ma in ultima istanza l’utile è tale perché porta al bene e i mezzisono tali perché portano al fine. [39] Per esempio, in De An. III 7, 431a10-13il piacere è definito come l’essere percettivamente attivi nei confronti delbene in quanto bene; l’utilità è indefinibile se non come capacità diavvicinarci a un qualche bene; l’utile sta al bene come il mezzo al fine, e nonvi è modo di definire cosa sia un mezzo, senza chiamare in causa la nozione difine. [40] Et. Eud. VII 2,1236a25-26. [41] Et. Eud. VII 2, 1236b1-2; Et. Nic. VIII 4, 1156b7-8. [42] Cfr. Esiodo, Opera et dies,342-360; 707-723. [43] Chiamare amicizia solo quella prima, equivarrebbe a«violentare i fenomeni» (βιάζεσθαι τὰ φαινόμενα, Et. Eud. VII 2, 1236b 22).[44] Et. Nic. VIII 4, 1156b7. [45] La prima amicizia, infatti è quella «secondovirtù e a causa del piacere della virtù» (EE VII 1238a31-32). [46] SecondoAspasio (164.3-11), Owen (1960) e Dirlmeier (1967) vi sarebbe comunque focalmeaning e relazione πρὸς ἓν, ancorché non esplicitata. [47] Et. Nic. VIII 5, 1157a32.[48] Se poi l’individuo è acratico, potrebbe anche non credere che qualcosa siail suo bene, ma perseguirlo perché gli “appare” bene e frequentare individuiutili a qualcosa che egli cerca di procurarsi pur sapendo che non è il suobene: come uno che frequentasse un pusher in modo costante per procurarsi delladroga, sapendo di farsi del male ma perseverando nel suo comportamentoautodistruttivo (e nelle frequentazioni relative) per debolezza. [49] Sullarilevanza della distinzione fra «bene per qualcuno» e «bene incondizionato» inrapporto alla teoria delle tre amicizie, insiste doverosamente O’Connor (1990).[50] Et. Nic. [51] Così, nella Nicomachea (Et. Nic. VIII 2, 1156a17), non nellaEudemia. [52] Cfr. supra: Par. II, 3. [53] EN VIII 3, 1156 a 16-17. [54] ENVIII 3, 1156a18-19 [55] Cooper (1977) sostiene che le amicizie accidentalisiano tali perché dipendano da tratti accidentali del carattere dell’amicoamato; Payne (2000) replica che anche i tratti in virtù di cui qualcuno risultapiacevole o utile possono essere altrettanto essenziali di quelli che lorendono virtuoso: gli amici perfetti sarebbero scelti «per sé stessi» in quantoi loro caratteri virtuosi sono scelti come fine e non come mezzo (per altro).Ma le letture sono forse componibili: l’esser utile o piacevole, anche sesopravviene a tratti essenziali del carattere altrui, restano esterniall’altro, in quanto relazionali in un senso diverso dalla virtù; l’esser buonoè sia essenziale e intrinseco all’amico, che scelto per sé stesso e non peraltro, e rende anche l’amico stesso, che ha quel carattere virtuoso, scelto persé stesso e non per altro. Cfr. supra: nota 31. [56] In Et. Eud. VII 7,1241a5-7 si afferma che «se uno vuole per un altro i beni perché costui gli èutile, li vorrebbe allora non per quello ma per sé stesso; mentre invece labenevolenza, proprio come l’amicizia, si ritiene che sia rivolta non a quelloche la prova, ma a colui per il quale la si prova. Pertanto, è chiaro che labenevolenza è in relazione con l’amicizia etica». Qui pare che solo l’amiciziaetica (=virtuosa) implichi la benevolenza, che però è un costituente delladefinizione generale di amicizia. Da passi di questo tenore pare che leamicizie incomplete non siano amicizie in senso proprio, visto che non soddisfanola definizione; Aristotele è oscillante, è innegabile che vi sia una tensioneirrisolta fra la sua vocazione inclusiva e lo sforzo di enucleazione della“vera” amicizia come tipologia normante e assiologicamente sovraordinata, chenon è semplicemente una delle tre amicizie ma quella par excellence, di cui lealtre sono approssimazioni manchevoli. Si può accogliere la lettura di Walker,per cui l’amicizia perfetta soddisfa criteri più severi, le altre criteri piùlaschi. [57] Si pensi alla percezione per accidente (De An. II 6, III 1): essaè comunque studiata come una modalità genuina di percezione: le ragioni per cuiessa è percezione per accidente non inficiano il fatto di essere genuinamenteun tipo di percezione. [58] I due amici perfetti, in quanto buoni e virtuosi,realizzano l’eccellenza della natura umana, sono esempi del bene incondizionatoe del piacere incondizionato. [59] Et. Nic. VIII 3, 1156a31-1156b1. [60] Et. Eud. VII2, 1238a11-30; Et. Nic. VIII 3,1156b17-32. [61] Può succedere che l’altro cambi, peggiori, o impazzisca, manon accade per lo più. Cfr. Et. Nic. IX 3. [62] Et. Nic. VIII 4, 1156b10. [63] Et. Eud. VII 2, 1236b31. [64] La sventura, poi, può rivelareche un’amicizia che pareva perfetta era in realtà in vista dell’utile (Et. Eud.VII 2, 1238a19-21).[65] Lys. 211e-212a. [66] Et. Eud. VII 2, 1237b13-27. [67] Et. Nic. VIII 3,1156a24-31. [68] Et. Nic. VIII 7, 1158a21. [69] Et. Eud. VII 4; Et. Nic. VIII8. [70] Et. Eud. VII 9-11, Et. Nic. VIII 12-14. [71] Et. Eud. VII 12, 1244b4-5.[72] Cfr. Pol. I 1, 1253a10-12; Et. Nic. IX 12, 1169b18-19. [73] Et. Eud. VII 12, 1245b15-16. [74] Et. Nic. 1245b18. [75] Et.Eud. VII 12, 1245b18-19. [76] Si tratta di una complessità anche filologica,dovuta a corruzioni del testo. Su ciò, cfr. Kosman (2004). [77] Delle tre anime– nutritivo-riproduttiva, percettiva, razionale – la percettiva e la razionalesono quelle che discriminano la realtà (cfr. De An. III 3, 427a17-23); lapercettiva, poi, è intimamente connessa col desiderio e, quindi, con l’azione(cfr. De An. III 9-11). Vivere significa realizzare le proprie capacità naturalie acquisite, il che per l’uomo implica anzitutto l’esercizio di percezione epensiero (ove entrambe vanno concepite come connesse all’azione, in quantocoinvolgono anche desiderio e intelletto pratico). Su ciò, mi permetto dirimandare a Zucca (2015), Capp. II e VI. [78] La felicità è «una certa attivitàdell’anima secondo virtù completa» (Et. Nic. II 13, 1102a5-6). [79] Et. Eud.VII 12, 1245a30; Et. Nic. IX 9, 1166 a 32, 1170 b 6. [80] Et. Eud. VII 12,1245a35-7. [81] Trad. it. modificata. [82] In Et. Eud. VII 6 e in Et. Nic. si argomenta che i tipi direlazione che si hanno con gli altri dipendono dal rapporto che si ha con séstessi: chi è buono e virtuoso sarà anche amico di sé stesso in modo armonico ecostante – sebbene si possa parlare di amicizia solo κατὰ ἀναλογίαν (1240a13),nel caso dell’auto-rapporto – chi è malvagio sarà incostante e in conflitto consé stesso, e in senso analogico sarà nemico di sé stesso. Questa idea noncontraddice l’idea per cui la conoscenza di sé passa per la conoscenza dell’altro(Et. Nic. IX 9), ma anzi la completa: il buono e virtuoso è felice anzitutto inquanto ha un “sano” rapporto con sé, ma si conosce e realizza come felice soloin quanto ha un rapporto di riconoscimento reciproco con amici che hanno, aloro volta, un altrettanto “sano” rapporto con sé stessi. [83] L’idea di unaccesso introspettivo infallibile ed essenzialmente privato ai nostri propriatti mentali, così tipicamente moderna, è affatto estranea ad Aristotele. [84]Come è naturale porre l’enfasi sul valore speculativo intrinseco della teoria,così è altrettanto opportuno ricordare che l’amicizia perfetta aristotelicaresta prerogativa di un sottoinsieme dei maschi adulti liberi; tuttavia, questatara storica affetta la teoria dell’amicizia, per così dire, mediatamente: inquanto restringe a quel sottoinsieme la capacità di realizzare l’eccellenzamorale, precondizione della relazione d’amicizia perfetta. [85] Non uso lalocuzione «sapere chi sono», anacronisticamente, come il coglimento di mestesso in quanto individualità irriducibile, magari ineffabile e inaccessibilead altri – non è certo questa sorta di soggettività “novecentesca”, che secondoAristotele giungerebbe alla coscienza di sé nell’amicizia – bensì come ilvenire a conoscenza di che tipo di persona sono. [86] Come bene intrinseco chetrascende il livello del piacevole, è un amabile oggetto di volontà piuttostoche di appetito (Et. Eud. VII 2, 1235b22-23), e la volontà è desideriorazionale di beni scelti. [87] Un’analisi sistematica e comparativa dellenozioni di amicizia e amore in Platone e Aristotele, è Price (1989). Cfr. ancheKahn (1981). [88] Cfr. Phaedr. 265b-c. [89] La relazione erotica amante/amato,peraltro, è anche meno significativa e più instabile di altre relazioni fondatesul piacere – dunque, già di per sé instabili – in quanto in questo caso ilpiacere «non deriva dalla stessa fonte» (l’uno gode nell’esser corteggiato,l’altro nel contemplare l’altro, Et. Nic. VIII 5, 1157a2-10). [90] Lys.222a3-7. Proverbi, impicatura proverbiale. A Errare humanum est.jpg Ab amicoreconciliato cave. Guardati da un amico riconciliato.Absit reverentia vero.Bando ai pudori di fronte alla verità. (Ovidio) Abusus non tollit usum. L'abusonon esclude l'uso.[2] Accidere ex una scintilla incendia passim. A volte da unasola scintilla scoppia un incendio.Ad impossibilia nemo tenetur. Nessuno èobbligato a fare l'impossibile.[4] Adulator propriis commodis tantum suadetL'adulatore tiene di mira solo i suoi interessi.[5] (Giulio Cesare) Amantis iusiurandum poenam non habet. Il giuramento dell'innamorato non si può punire.[6]Amicus certus in re incerta cernitur. Il vero amico si rivela nelle situazionidifficili.[7] (Quinto Ennio) Amicus omnibus, amicus nemini. Amico di tutti,amico di nessuno.Amicus Plato, sed magis amica veritas. Amo Platone, ma amo dipiù la verità.[9] (Aristotele) Amor arma ministrat. L'amore procura le armi[agli amanti perché possano essere grati alla persona amata].[10] (proverbiomedievale) Amor caecus. L'amore è cieco.[11] Amor gignit amorem.[10] Amoregenera amore. Amor tussisque non celatur. L'amore e la tosse non si possononascondere.[12] Amoris vulnus sanat idem qui facit. La ferita d'amore la risanachi la fa.[12] Anceps fortuna belli. Le sorti della guerra sono incerte.[9](Cicerone) Aquila non captat muscas. L'aquila non prende mosche.[13] Athenasnoctuas mittere.[14] Mandare nottole ad Atene. Fare cosa inutile e superflua.Ars est celare artem.[15] La perfezione dell'arte sta nel celarla. Audi, vide,tace, si vis vivere in pace.Ascolta, guarda e taci, se vuoi vivere in pace. BBarba virile decus, et sine barba pecus.[17] La barba è decoro dell'uomo e chiè senza barba è pecoro. Bene qui latuit, bene vixit. Ben visse chi seppe viverenell'oscurità.[18] (Ovidio) Beati monoculi in terra caecorum. Beati i monòcolinel paese dei ciechi. Bis dat qui cito dat. Dà due volte chi dà presto.[19] Bispeccat qui crimen negat.[20] È due volte colpevole chi nega la propria colpa.Bis pueris senes. Il vecchio è due volte fanciullo. Bonis nocet qui malisparcet. Chi risparmia i malvagi danneggia i buoni.[22] Bonum nomen, bonumomen.[23] Buon nome, buon augurio. C Caecus non judicat de colore.[24] Il cieconon giudica i colori. Non si può giudicare ciò che si sottrae alle nostreattitudini. Caesar non supra grammaticos.[25] Cesare non (ha autorità) sopra igrammatici. Le persone più altolocate non possono avere autorità se non suquelle cose di cui s'intendono. Canis caninam non est.[26] Cane non mangiacane. Carpe diem. Cogli il giorno. (Quinto Orazio Flacco) Caseus est sanus,quem dat avara manus. Fa bene quel formaggio servito da una mano avara.[27]Causa patrocinio non bona peior erit. La causa cattiva diventa peggiore colvolerla difendere.[28] (Ovidio) Causa perit iusta, si dextera non sitonusta.[29] La giusta causa soccombe se la destra non è piena [di denaro]. Cavea signatis. Guàrdati dai segnati.[28] Antico adagio in odio a coloro che sonoaffetti da qualche imperfezione fisica: guerci, zoppi, ecc. Cave tibi ab acquissilentibus. Guàrdati dalle acque chete.[28] Cavendo tutus.[30] Se sarai cauto,sarai sicuro. Cogito ergo sum. Penso dunque sono. (Cartesio) Commendatoriaverba non obligant.[31] Le parole di raccomandazione non obbligano. Communepericulum concordiam paret.[32] Il comune pericolo prepari la concordia.Consuetudo est altera natura. L'abitudine è una seconda natura.[33] D Degustibus non est disputandum. Sui gusti non si discute.[34] Difficilis in otioquies. È difficile esser tranquilli nell'ozio. Dulce bellum inexpertis, expertusmetuit. La guerra è dolce per chi non ne ha esperienza, l'esperto la teme.(proverbio medievale) Dum caput dolet, caetera membra languent. Quando duole ilcapo, tutte le membra languono.[37] Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur.Mentre a Roma si delibera, Sagunto è espugnata.[38] Dum vinum intrat exitsapientia.[39] Mentre il vino entra, esce la sapienza. Duo cum faciunt idem,non est idem.[35] Quando due fanno la stessa cosa, non è più la stessa cosa. EErrare humanum est, perseverare autem diabolicum.[40] L'errare è cosa umana, ilperseverare nella colpa invece è diabolico. Error hesternus sit tibi doctorhodiernus.[41] L'errore di ieri ti sia maestro oggi. Est in canitie ridiculaVenus. È ridicolo l'amore di un vecchio.[42] (Proverbio medievale) Est modus inrebus, sunt certi denique fines | quos ultra citraque nequit consistere rectum.C'è una giusta misura nelle cose, ci sono giusti confini | al di qua e al di làdei quali non può sussistere la cosa giusta. (Quinto Orazio Flacco) Ex ungue leonem.[43]Dall'unghia si conosce il leone. Da un atto compiuto si rivela la forzadell'autore, morale o materiale. Excusatio non petita fit accusatio manifesta(proverbio medievale)[44] Chi si scusa senza esserne richiesto s'accusa. FFabas indulcat fames.[45] La fame addolcisce le fave. Facile est inventisaddere.[46] È facile aggiungere a ciò che è stato inventato. Facile peritamicitia coacta.[47] Facilmente muore un'amicizia forzata. Facit experientiacautos.[48] L'esperienza rende cauti. Fac sapias et liber eris.[49] Fa' disapere e sarai libero. Felicium omnes sunt cognati. Tutti sono parenti deifortunati.[8] Fiat iustitia et pereat mundus. Sia fatta giustizia e periscapure il mondo. Frangitur ira gravis cum sit responsio suavis.[50] Una dolcerisposta infrange l'ira. Frustra sapiens qui sibi non sapet.[51] Inutilmente sachi non sa per sé. G Gutta cavat lapidem. La goccia scava la pietra. H Homolongus raro sapiens; sed si sapiens, sapientissimus. Un uomo lungo (ossia alto)di rado è sapiente; ma se è sapiente, è sapientissimo.[52] Homo sine pecunia,imago mortis. L'uomo senza danaro è l'immagine della morte.[53] I Ianuensisergo mercator. Genovese quindi mercante.[54] Imperare sibi maximum imperiumest. Comandare a sé stessi è la forma più grande di comando. (Seneca, Lettere aLucilio, CXIII.30) In magno mari capiuntur flumine pisces.[55] Nei grandi fiumisi pescano i grandi pesci. Nei grandi affari si fanno i grossi guadagni. Inmedio stat virtus. La virtù sta nel mezzo. (Orazio) In vino veritas. Nel vinoc'è la verità. L M Magnum vectigal parsimonia.[56] La parsimonia è un grancapitale. (Cicerone) Major e longiquo reverentia.[56] La riverenza è maggioreda lontano. (Tacito) Mala gallina, malum ovum.[57] Gallina cattiva, uovocattivo. Mea mihi conscientia pluris est quam omnium sermo.[58] Per me val piùla mia coscienza che il discorso di tutti. (Cicerone) Medicus curat, naturasanat. Il medico cura ma è la natura che guarisce.[59] Melius est abundare quamdeficere. Meglio abbondare che trovarsi in scarsezza.[60] Mors tua vitamea.[56] La tua morte è la mia vita. Mortui non mordent. I morti nonmordono[61] [truismo] Mortuo leoni et lepores insultant. Anche le lepriinsultano un leone morto.[62] Multi multa, nemo omnia novit. Molti sanno molto,nessuno sa tutto.[63] N Natura non facit saltus. La natura non procede persalti.[64] Naturalia non sunt turpia.[65] Le cose naturali non sono turpi. Nemonon formosus filius matri. Nessun figlio non è bello per sua madre.[66] Nepulsato portam alterius, nisi velis pulsetur et tua.[67] Non bussare alla portaaltrui se non vuoi che bussino alla tua. Nihil est in intellectu quod nonfuerit in sensu. Nulla è nell'intelligenza che prima non fosse nel senso[68]Non omne quod licet honestum est.[69] Non tutto ciò che è lecito è onesto. Nonomnibus dormio. Non dormo per tutti.[70] Nomen omen Il nome è un presagio (v.anche nomina sunt consequentia rerum e conveniunt rebus nomina saepe suis)(Plauto, Persa, 625) Nomina sunt consequentia rerum. I nomi sono corrispondentialle cose. (Giustiniano, Institutiones, 2, 7, 3) O Omne animal post coitumtriste. Tutti gli animali sono mesti dopo il coito.[71] Omne ignotum proterribili.[72] Tutto ciò che è ignoto incute paura. Omnia munda mundis. Per chiè puro tutto è puro. (Paolo di Tarso) Omnia vincit amor. L'amore vince ognicosa. (Virgilio, Bucoliche X, 69) Omnia fert aetas. Il tempo porta via tutte lecose. (Virgilio) Omnis festinatio ex parte diaboli est.[73] Ogni fretta vienedal diavolo. P Panem et circenses. Pane e giochi [per distrarre il popolo].(Giovenale, X 81) Patere quam ipse fecisti legem.[74] Subisci la legge che tustesso hai fatta. Pectus est enim quod disertos facit È infatti il cuore cherende eloquenti (Quintiliano, 10,7,15) Pecunia non olet Il denaro non puzza (Vespasiano)Per aspera ad astra. Alle stelle [si giunge] attraverso aspri sentieri.[75]Periculum in mora. Vi è pericolo nel ritardo. (Tito Livio, Ab urbe condita;XXXVIII, 25) Philosophum non facit barbam.[76] La barba non fa il filosofo.Primum vivere deinde philosophari (Thomas Hobbes) Prima vivere, poi fare dellafilosofia. Q Quando Sol est in Leone, bibe vinum cum pistone. Quando il sole èin Leone [segno zodiacale], bevi il vino col pistone [a garganella].[77] Quiaquam Nili bibit rursus bibet.[78] Chi beve l'acqua del Nilo la berrà di nuovo.È destinato a ritornarvi. Qui asinum non potest, stratum caedit.[79] Chi nonpuò bastonare l'asino bastona la bardatura. Qui gladio ferit gladio perit. Chidi spada ferisce di spada perisce.[80] Qui in pergula natus est, aedes nonsomniatur. Chi è nato in una capanna, i palazzi non li vede neanche in sogno.(Petronio, 74,14) Qui jacet in terra non habet unde cadat. Per chi giace interra non c'è pericolo di cadere.[81] [truismo] Qui medice vivit, misere vivit.Chi vive sotto la guida del medico, vive miseramente.Qui scribit, bislegit.[82] Quisque faber fortunae suae. Ognuno è artefice del proprio destino.(Appio Claudio Cieco) Quod differtur non aufertur Ciò che si dilaziona non losi perde[83] Quod non potest diabolus mulier evincit. Ciò che non può ildiavolo, l'ottiene la donna.[84] (proverbio medievale) Quot homines totsententiae. Tanti uomini, altrettante opinioni.[85] Quot servi tot hostes.Tanti servi, tanti nemici.[85] R Re opitulandum, non verbis.[86] L'aiuto vadato con i fatti, non con le parole. Rem tene, verba sequentur Possiedil'argomento e le parole seguiranno. (Marco Porcio Catone) Res satis est nota,plus foetent stercora mota.[87] È cosa nota: lo sterco più è stuzzicato e piùpuzza. S Salus extra Ecclesiam non est[88] Al di fuori della Chiesa non v'èsalvezza (Tascio Cecilio Cipriano, Lettera, 73, 21) Sapiens nihil affirmat quodnon probet.[89] Il saggio nulla afferma che non possa provare. Satis quodsufficit.[90] Ciò che è sufficiente al bisogno, basta. Semel abas, semperabas.[91] Una volta abate, sempre abate. Proverbio medioevale, affermante chechi ha vestito una volta l'abito sacerdotale non può spogliarsi più delle ideee delle abitudini ecclesiastiche. Significa anche, per estensione, che si conservanosempre le idee una volta acquistate. Semel in anno licet insanire. Una voltaall'anno è lecito fare follie. (Seneca) Senatores boni viri: senatus autem malabestia.[92] I senatori sono brava gente; ma il senato è una cattiva bestia.Sero venientibus ossa.[93] Per chi viene troppo tardi restano le ossa. Si vispacem, para bellum. Se vuoi la pace prepara la guerra. (Vegezio) Sicut mater,ita et filia eius. Quale la madre, tale anche la figlia.[94] Simia simia est,etiamsi aurea gestet insignia.[95] La scimmia resta sempre scimmia, anche seindossa ornamenti d'oro. Sol lucet omnibus.[96] Il sole splende per tutti. Visono delle cose di cui tutti gli uomini possono godere. Sorex suo peritindicio.[97] Il topo perisce per essersi rivelato da sé. Sublata causa,tollitur effectum.[98] Soppressa la causa, scompare l'effetto. T Timeo Danaoset dona ferentes. Io temo comunque i Greci, anche se recano doni. (PublioVirgilio Marone) U Ubi maior, minor cessat. Dinanzi al più forte, il debolescompare.[8] Ubi opes, ibi amici. Dove sono le ricchezze, lì sono anche gliamici.[8] Ubi uber, ibi tuber.[99] Dove è la mammella, ivi è il tumore. Dovec'è abbondanza, ivi si forma il marciume, la corruzione. V Verba movent,exempla trahunt.[100] Le parole commuovono, ma gli esempi trascinano. Verbavolant, scripta manent.[101] Le parole volano, gli scritti restano.Vigilantibus, non dormientibus, jura succurunt.[102] Le leggi forniscono aiutoai vigilanti, non ai dormienti. Vinum lac senum.[103] Il vino è il latte dei vecchi.Vulgus vult decipi, ergo decipiatur. Il popolo (il mondo) vuole essereingannato, e allora sia ingannato.[104] NoteCitato in Mastellaro, p. 21.Citato in Tosi 2017, n. 1408.Citato in Tosi 2017, n. 1010.Citato in 2005, p. 6. Citato inMastellaro, p. 11. Citato in Mastellaro,p. 25. Citato in Mastellaro, p. 18. Citato in Mastellaro, p. 20. Citato e tradotto in 2005, p. 15. Citato in De Mauri, p. 27. Citato in Mastellaro, p. 24. Citato in Mastellaro, p. 23. Citato in Tosi 2017, n. 2265. Citato, con spiegazione, in Umberto Bosco,Lessico universale italiano, vol. XV, Istituto della Enciclopedia italiana,Roma, 1968, p. 59. Citato e tradotto in2005, § 169. Citato e tradotto in 2005,§ 188. Citato e tradotto in 2005, §215. Citato con traduzione in 2005, p.28. Citato in 1921, p. 43, § 161. Citato e tradotto in 2005, § 243. Citato e tradotto in Lo Forte, § 148. Citato con traduzione in 2005, p. 30. Citato e tradotto in 2005, § 256. Citato e tradotto in Lo Forte, § 154. Citato e tradotto in Lo Forte, § 155. Citato e tradotto in 2005, § 280. Citato in Andrea Perin e Francesca Tasso (acura di), Il sapore dell'arte, Skira, Milano, 2010, p. 41. Citato e tradotto in 2005, p. 37. Citato e tradotto in 2005, § 305. Citato e tradotto in 2005, § 312. Citato e tradotto in 2005, § 343. Citato e tradotto in 2005, § 344. Citato in Mastellaro, p. 9. Citato in 2005, p. 57. Citato in Arthur Schopenhauer, Aforismi sullasaggezza nella vita, traduzione di Oscar Chilesotti, Dumolard, Milano, 1885. Citato in Marco Costa, Psicologia militare,FrancoAngeli, Milano, 2006, p. 645. ISBN 88-464-7966-1 Citato in 1876, p. 66. Citato in 1921, p. 496. (ES) Citato in Jesús Cantera Ortiz de Urbina,Refranero Latino, Ediciones Akal, Madrid, p. 68 § 773. ISBN 9788446012962 Citato e tradotto in 2005, § 645. Citato e tradotto in 2005, § 650. Citato in De Mauri, p. 29. Citato e tradotto in Lo Forte, § 366. Citato in Giuseppe Fumagalli, L'ape latina,Milano, 1975, p. 82 Citato e tradotto in2005, § 732. Citato e tradotto in 2005,§ 739. Citato e tradotto in 2005, §741. Citato e tradotto in 2005, §744. Citato e tradotto in 2005, § 747. Citato e tradotto in 2005, § 829. Citato e tradotto in 2005, § 835. Citato in 2005, p. 108. Citato in 2005, p. 109, § 941. Citato in Filippo Ruschi, Questioni dispazio: la terra, il mare, il diritto secondo Carl Schmitt, G. GiappichelliEditore, Citato e tradotto in 2005, § 1072.Citato in 2005, p. 152. Citato etradotto in 2005, § 1313. Citato contraduzione in Jean Louis Burnouf, Metodo per studiare la lingua latina adottatodall'Università di Francia, presso Ricordi e Jouhaud, Firenze 1850, p.276. Citato in 2005, p. 158. Citato in 2005, p. 159. Citato in AA. VV., Dizionario delle sentenzelatine e greche, § 1509, Rizzoli, Milano, 2017.Citato in 2005, p. 166. Citato in2005, p. 168. Citato in 1921, p. 88, §319. Citato e tradotto in Lo Forte, §733. Citato in 2017, § 664. Citato in 1876, p. 58. Citato in 1921, p. 556. Citato e tradotto in Lo Forte, § 788. Citato in 1921, p. 536. Citato in Paul-Augustin-Olivier Mahon,Medicina legale e Polizia medica, vol. 4, a cura di Giuseppe Chiappari,Pirotta, Milano, 1820, p. 295. Citato inGuillaume Musso, Central Park, traduzione di Sergio Arecco, Bompiani, 2016, p.195. Citato in Ann Casement, Who OwnsJung?, Karnac Books, 2007, Londra, p.176 Anteprima Google Citato in L. De Mauri, Angelo Paredi eGabriele Nepi, p. 95. Citato in PeterOlman, Zwei Mädchen suchen ihr Glück: Caleidoscopio berlinese, Edizioni Mediterranee,Roma, 1966, p. 265. Citato e tradotto in2005, § 1970. Citato in 2005, p.248. (DE) Citato in Friedrich OttoBittrich, Ägypten und Libyen, Safari-Verlag, Berlino, 1953, p. 7. Citato e tradotto in 2005, § 2167. Dal Vangelo:... tutti quelli che mettono manoalla spada periranno di spada (Mt 26:52).Citato in 2005, p. 256. Citato in2005, p. 258. Citato in Tosi 2017, n.1174. Citato in De Mauri, p. 171. Citato in 2005, p. 266. Citato e tradotto in 2005, § 2342. Citato e tradotto in 2005, § 2363. Spesso la frase viene attribuita a Ciprianoin una forma diversa: Extra Ecclesiam nulla salus. Citato e tradotto in 2005, § 2415. Citato e tradotto in 2005, § 2421. Citato e tradotto in Lo Forte, § 1034. Citato e tradotto in 2005, § 2457. Citato e tradotto in 2005, § 2472. Citato in 1921, p. 138, § 465. Citato e tradotto in 2005, § 2528. Citato e tradotto in Lo Forte, § 1079. Citato e tradotto in 2005, § 2606. Citato e tradotto in Lo Forte, § 1097. Citato e tradotto in Lo Forte, § 1169. Citato e tradotto in Lo Forte, § 1203. Citato e tradotto in Lo Forte, § 1204. Citato e tradotto in Lo Forte, § 1216. Citato in Proverbi siciliani raccolti econfrontati con quelli degli altri dialetti d'Italia da Giuseppe Pitrè, LuigiPedone Lauriel, Palermo, 1880, vol. IV, p. 140.Traduzione in voce su Wikipedia. Bibliografia L. De Mauri, 5000 proverbie motti latini, seconda edizione, Hoepli, Milano, 2006. ISBN 978-88-203-0992-0Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, Milano, 1921. Giuseppe Fumagalli,L'ape latina, Hoepli, Milano, 2005. ISBN 88-203-0033-8 Giacomo Lo Forte, Adhoc, Sandron, 1921. Paola Mastellaro, Il libro delle citazioni latine e greche,Mondadori, Milano, 2012. ISBN 978-88-04-47133-2. Gustavo Benelli, Raccolta diproverbi, massime morali, aneddoti, ed altro, Carnesecchi, Firenze, 1876. RenzoTosi, Dizionario delle sentenze latine e greche, Rizzoli, 2017. Voci correlateModi di dire latini Lingua latina Palindromi latini Categorie: LingualatinaProverbi per nazione. Proverbi Exquisite-kfind.png Perapprofondire, vedi: Proverbi toscani. A A brigante brigante e mezzo. 1 A buoncavalier non manca lancia. 2 A buon cavallo non manca sella. 2 A buon cavallonon occorre dir trotta. 3 A buon intenditor poche parole.[1 2 A caldo autunnosegue lungo inverno. 4 A cane scottato l'acqua fredda par calda. 5 A canevecchio non dargli cuccia. 2 A carnevale ogni scherzo vale, ma che sia unoscherzo che sa di sale. 6 A caval che corre, non abbisognano speroni. 3 A cavaldonato non si guarda in bocca.[2 2 A cavalier novizio, cavallo senza vizio. 3 Acavallo d'altri non si dice zoppo. 3 A cavallo di fuoco, uomo di paglia, a uomodi paglia, cavallo di fuoco. 3 A cavallo giovane, cavalier vecchio. 3 A cavalnuovo cavaliere vecchio. 2 A chi batte forte, si apron le porte. 7 A chi Diovuole aiutare, niente gli può nuocere. 4 A chi fortuna zufola, ha un belballare. 4 A chi ha abbastanza, non manca nulla. 4 A chi mangia sempre pollivien voglia di polenta. 8 A chi non piace il vino, il Signore faccia mancarl'acqua. 8 A chi non può imparare l'abbicì, non si può dare in mano la Bibbia.4 A chi non vuol credere, poco valgono mille testimoni. 8 A chi non vuolcredere sono inutili tutte le prove. 8 A chi non vuol far fatiche, il terrenoproduce ortiche. 9 A chi prende moglie ci vogliono due cervelli. 4 A chi tantoe a chi niente. 2 A chi troppo e a chi niente. 10 A chi ti dà il cappone, daglila coscia e l'alone. 8 A chi ti porge un dito non prendere la mano. 2 A chivuole fare del male non manca l'occasione. 4] A ciascun giorno basta la suapena.[3] 2] A ciascuno sta bene il proprio abito. 4] A donna di gran bellezza,dalla poca larghezza. 4] A duro ceppo, dura accetta. 4] A goccia a goccia siscava la pietra.[4] 11] A goccia a goccia s'incava la pietra. 2] A gran salita,gran discesa. 4] A granello a granello si riempie lo staio e si fa il monte. 4]A grassa cucina povertà vicina. 4] A lavar la testa all'asino si perde il rannoe il sapone. 12] A lume spento è pari ogni bellezza. 4] A mali estremi estremirimedi. 1] A muro basso ognuno ci si appoggia. 1] A nemico che fugge pontid'oro. 1] A ogni uccello suo nido è bello. 1] A padre avaro figliuol prodigo.13] A pancia piena si ragiona meglio. 8] A pagare e a morire c'è sempre tempo.14] A paragone del molto che ignoriamo, è meno di niente quanto noi sappiamo.4] A pazzo relatore, savio ascoltatore. 8] A pensar male, s'indovina sempre.15] A pensar male ci s'indovina. 2] A pentola che bolle, gatta non s'accosta.8] A rubar poco si va in galera, a rubar tanto si fa carriera. 1] A san Lorenzoil dente la noce già sente. 2] A san Martino [11 novembre], apri la botte eassaggia il vino. 8] A San Martino ogni mosto è vino. 16] A san Mattia la neveva via. 4] A scherzar con la fiamma, ci si scotta. 17] A tal fortezza, taltrincea. 4] A torto si lagna del mare chi due volte ci vuole tornare. 4] Atutto c'è rimedio fuorché alla morte. 1] A usanza nuova non correre. 2]Abbattuto l'albero scompare l'ombra. 8] Accasa il figlio quando vuoi, e lafiglia quando puoi. 18] Acquista buona fama e mettiti a dormire. 4] Ai bugiardie agli spacconi non è creduto. 8] Ai voli troppo alti e repentini sogliono iprecipizi esser vicini. 19] A voli troppo alti e repentini sogliono i precipiziesser vicini. 2] Abate cupido, per un'offerta ne perde cento. 4] Abate rigorosorende i frati penitenti. 4] Abbi piuttosto il piccolo per amico, che il grandeper nemico. 8] Abiti stranieri, costumi stranieri; costumi stranieri, gentestraniera; la gente straniera sloggia gli antichi abitanti. 4] Abito troppoportato e donna troppo vista vengono presto a noia. 4] Abbondanza generabaldanza. 4] Accade in un'ora quel che non avviene in mill'anni. 2] Accade inun'ora quel che non avviene in cent'anni. 2] Accendere una candela ai Santi euna al diavolo. 4] Accendere una fiaccola per far lume al sole. 4] Acqua checorre non porta veleno. 4] Acqua cheta rompe i ponti. 16] Acqua di san Lorenzo[10 agosto] venuta per tempo; se alla Madonna viene va ancora bene; tardivasempre buona quando arriva. 2] Acqua e chiacchiere non fanno frittelle. 20]Acqua lontana non spegne il fuoco. 21] Acqua passata, non macina più. 22] Adalbero vecchio ed a muro cadente, non manca mai edera. 4] Ad ogni primaverasegue un autunno. 4] Ad ognuno la sua croce. 23] Ad ognuno pare bello il suo.4] Ad un grasso mezzogiorno spesso tien dietro una cena magra. 4] Agosto cimatura il grano e il mosto 16]. Agosto: moglie mia non ti conosco.[5][6] 1] Aimacelli van più bovi che vitelli. 2] Ai pazzi ed ai fanciulli, non si deveprometter nulla. 8] Ai pazzi si dà sempre ragione. 8] Aiutati che Dio t'aiuta.24] Aiutati che il ciel t'aiuta. 25] Aiutati che io ti aiuto. 16] Al baciarsipresto tien dietro il coricarsi. 4] Al bisogno si conosce l'amico. 1] Al buiola villana è bella quanto la dama. 2] Al buio, le donne sono tutte uguali. 8]Al buio tutti i gatti sono bigi. 16] Al confessor, medico e avvocato, nontenere il ver celato. 26] Al confessore, al medico e all'avvocato non si tieneil ver celato. 2] Al contadin non far sapere quanto è buono il formaggio con lepere. 1] Al cuore non si comanda. 1] Al cuor non si comanda. 27] Al cazzo nonsi comanda. 2] Al culo non si comanda. 28] Al destino non si comanda. 2] Altempo non si comanda. 2] Al tempo e al culo non si comanda. 2] Al debole ilforte sovente fa torto. 8] Al fratello piace più veder la sorella ricca, chefarla tale. 8] Al levar le tende si conosce il guadagno. 4] Al gatto che leccalo spiedo non affidar arrosto. 8] Al genio non si danno le ali, ma le sitagliano. 4] Al medico, al confessore e all'avvocato, bisogna dire ognipeccato. 8] Al povero manca il pane, al ricco l'appetito. 8] Al primo colpo noncade l'albero. 2] Al primo colpo non cade un albero. 2] Al suono si riconoscela pignata. 29] Al villano, se gli porgi il dito, si prende la mano. 30] All'Atien dietro il B nel nostro abbicì. 4] All'eco spetta l'ultima parola. 4]All'orsa paion belli i suoi orsacchiotti. 8] All'uccello ingordo crepa ilgozzo. 2] All'ultimo si contano le pecore. 1] All'umiltà felicità, all'orgogliocalamità. 8] Alla fame è presto ridotto chi s'imbarca senza biscotto. 4] Allafine anche le pernici allo spiedo vengono a noia. 8] Alla fine loda la vita ealla sera loda il giorno.[7] 4] Alla fine loda la vita e alla sera il giorno.2] Alla guerra si va pieno di denari e si torna pieni di vizi e di pidocchi. 4]Alle barbe dei pazzi, il barbiere impara a radere. 8] Alle volte si crede ditrovare il sole d'agosto e si trova la luna di marzo. 8] Altri tempi, altricostumi. 2] Alzati presto al mattino se vuoi gabbare il tuo vicino. 8]Ambasciator non porta pena. 2] Amare e non essere amato è tempo perso. 4]Ambasciatore che tarda notizia buona che porta. 2] Amicizia che cessa, non fumai vera. 4] Amico beneficato, nemico dichiarato. 4] Amico di buon tempo mutasicol vento. 4] Amico di ventura, molto briga e poco dura. 31] Ammogliarsi è unpiacere che costa caro. 4] Amor che nasce di malattia, quando si guarisce passavia. 8] Amor di nostra vita ultimo inganno.[8] 32] Amor, dispetto, rabbia egelosia, sul cuore della donna han signoria. 8] Amor nuovo va e viene, amorvecchio si mantiene. 8] Amor regge il suo regno senza spada. 32] Amore con amorsi paga. 2] Amore di parentato, amore interessato. 4] Amore di villeggiaturapoco vale e poco dura. 2] Amore di fratello, amore di coltello. 8] Amore è ilvero prezzo con che si compra amore. 33] Amore non si compra né si vende. 33]Amore onorato, né vergogna né peccato. 8] Amore scaccia amore. 4] Anche fra lespine nascono le rose. 34] Anche i fanciulli diventano uomini. 4] Anche il piùverde diventa fieno. 4] Anche il sole ha le sue macchie. 4] Anche l'abate fuprima frate. 4] Anche l'ambizione è una fame. 4] Anche la legna storta dà ilfuoco diritto. 4] Anche la regina Margherita mangia il pollo con le dita. 35]Anche le bestie le ha fatte il Signore. 8] Anche le colombe hanno il fiele. 4]Anche le pulci hanno la tosse. 2] Anche le uova della gallina nera sonobianche; ma staremo a vedere se anche i suoi pulcini sono bianchi. 4] Anche ungiogo dorato pesa. 8] Andar presto a dormire e alzarsi presto chiude la porta amolte malattie. 8] Andar bestia, e tornar bestia, dice il moro. 36] Anno nevosoanno fruttuoso. 16] Anno nuovo vita nuova. 1] Approfitta degli errori deglialtri, piuttosto che censurarli. 4] Aprile dolce dormire.[9] 2] Aprile e maggiosono la chiave di tutto l'anno. 4] Aprile ogni goccia un barile.[10] 2] Aprilepiovoso, maggio ventoso, anno fruttuoso. 4] Ara nel mare e nella rena semina,chi crede alle parole della femmina. 8] Arcobaleno porta il sereno. 2] Ariarossa o piscia o soffia. 2] Asino che ha fame mangia d'ogni strame. 2] Assaibene balla a chi fortuna suona. 4] Assai digiuna chi mal mangia. 8] Assaidomanda chi ben serve e tace. 37] Assai domanda chi si lamenta. 8] Assaltofrancese e ritirata spagnola. 2] Attacca l'asino dove vuole il padrone e, se sirompe il collo, suo danno. 1] Avuta la grazia, gabbato lo santo. 8] B Bacco,tabacco e Venere riducon l'uomo in cenere. 2] Ballaremo secondo che voisuonerete. 4] Bandiera rotta onor di capitano. Bandiera vecchia onor dicapitano. 2] Basta un matto per casa. 8] Batti il ferro finché è caldo. Battiil ferro quando è caldo. 1] Bei gatti e grossi letamai mostrano il buonagricoltore. 38] Bella cosa presto è rapita. 4] Bella in vista, dentro ètrista. 4] Bella ostessa, conti traditori. 2] Bella ostessa, brutti conti. 39]Bell'ostessa, conto caro. 40] Bella vigna poca uva. 2] Bellezza di corpo non èeredità. 4] Bellezza e follia vanno spesso in compagnia. 41] Bello in fascebrutto in piazza. 1] Ben sa la botte di qual vino è piena. 4] Ben si caccia ildiavolo, ma Satana ritorna. 4] Bene per male è carità, male per bene ècrudeltà. 8] Bene educato, non mentì mai. 4] Bene perduto è conosciuto. 4] Benidi fortuna passano come la luna. 2] Bevi il vino e lascia andar l'acqua almulino. 8] Bisogna dire pane al pane e vino al vino. 2] Bisogna far buon viso acattivo gioco. 1] Bisogna fare di necessità virtù. 2] Bisogna fare il pane conla farina che si ha. 4] Bisogna fare la festa quando cade, e prendere il tempocome viene. 4] Bisogna fare la festa quando è il santo. 4] Bisogna mangiare pervivere e non vivere per mangiare. 2] Bisogna prendere gli avvenimenti quandoDio li manda. 4] Bocca che tace nessuno l'aiuta. 2] Bocca che tace mal si puòaiutare. 42] Bocca chiusa ed occhio aperto non fecero mai male a nessuno. 4]Botte buona fa buon vino. 2] Brutta cosa è il povero superbo e il ricco avaro.8] Brutta di viso ha sotto il paradiso. 2] Brutto in fasce bello in piazza. 1]Buca il marmo fin d'acqua una goccia. 8] Bue sciolto lecca per tutto. 8] Buefiacco stampa più forte il piede in terra. 4] Bue vecchio, solco diritto. 4]Buon fuoco e buon vino, scaldano il mio camino. 8] Buon sangue non mente. 2]Buon tempo e mal tempo non dura tutto il tempo. 1] Buon vino e bravura, pocodura. 8] Buon vino fa buon sangue. 1] 8] Buon vino, favola lunga. 8] Buona famapresto è perduta. 4] Buona greppia, buona bestia. 8] Buona guardia giova amolte cose. 4] Buona la forza, migliore l'ingegno. 4] Buone parole e pere marcenon rompono la testa a nessuno. 31] Burlando si dice il vero. 4] C Cader nonpuò, chi ha la virtù per guida. 4] Cambiano i suonatori ma la musica è semprequella. 1] Cambiare e migliorare sono due cose; molto si cambia nel mondo, mapoco si migliora. 4] Campa cavallo che l'erba cresce. 2] Campa, cavallo mio,che l'erba cresce. 1] Can che abbaia non morde. 1] Cane affamato non temebastone.[11] 2] Cane e gatta tre ne porta e tre ne allatta. 8] Cane non mangiacane. 43] Cane ringhioso e non forzoso, guai alla sua pelle! 4] Capelli lunghi,cervello corto. 4] Carta canta e villan dorme. 1] Casa fatta e vigna posta, nonsi sa quello che costa. 44] Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia, tu misembri una badia. 45] Casa mia, casa mia, benché piccola tu sia, tu mi sembriuna badia. 2] Casa mia, casa mia, pur piccina che tu sia mi sembri una badia.9] Castiga il buono e si emenderà; castiga il cattivo e peggiorerà. 4] Cattivocominciamento, fine peggiore. 8] Cavallo da vettura, poco costa e poco dura.46] Cavallo vecchio, tardi muta ambiatura. 47] Cavolo riscaldato non fu maibuono. 2] Cavolo riscaldato, frate sfratato e serva ritornata non furon maibuoni. 2] Cento teste, cento cappelli. 48] Certe macchie ben si possonograttare ma non togliere. 4] Cessato il guadagno, cessata l'amicizia. 49] Chi atutti facilmente crede, ingannato si vede. 4] Chi accarezza la mula rimediacalci. 2] Chi accarezza la mula buscherà calci. 2] Chi accetta l'ereditàaccetti anche i debiti. 4] Chi ad altri inganni tesse, poco bene per séordisce. 4] Chi alza il piede per ogni paglia, si può rompere facilmente unagamba. 8] Chi ama me, ama il mio cane. 50] Chi ara terra bagnata, per tre annil'ha dissipata. 51] Chi asino nasce, asino muore. 4] Chi balla senza suono,come asino si ritrova. 52] Chi ben coltiva il moro, coltiva nel suo campo ungran tesoro. 47] Chi ben comincia è a metà dell'opera. 53] Chi ben comincia èalla metà dell'opera. 2] Chi ben comincia è alla metà dell'opra. 1] Chi benesemina, bene raccoglie. 4] Chi beve vin, campa cent'anni. 54] Chi beve birracampa cent'anni.[12] 2] Chi biasima il suo prossimo che è morto, dica il vero,dica il falso, ha sempre torto. 4] Chi caccia volentieri trova presto la lepre.4] Chi cade in povertà, perde ogni amico. 4] Chi cava e non mette, lepossessioni si disfanno. 55] Chi cavalca o trotta alla china, o non è sua labestia, o non la stima. 8] Chi cento ne fa una ne aspetta. 1] Chi cerca disapere ciò che bolle nella pentola d'altri, ha leccate le sue. 8] Chi cercalealtà e fedeltà nel mondo, non trova che ipocrisia. 4] Chi cerca, trova.[13]2] Chi cerca trova e chi domanda intende. 2] Chi coglie acerbo il senno, maturoha sempre d'ignoranza il frutto. 8] Chi comincia in alto, finisce in basso. 8]Chi compra il superfluo, si prepara a vendere il necessario. 56] Chi comprasprezza e chi ha comprato apprezza. 2] Chi conserva per l'indomani, conservaper il cane. 8] Chi contro Dio getta la pietra, in capo gli torna. 8] Chid'estate secca serpi, nell'inverno mangia anguille. 4] Chi d'estate vuole stareal fresco, ci starà anche d'inverno. 4] Chi da gallina nasce, convien cherazzoli. 8] Chi da savio operare vuole, pensi al fine. 4] Chi dà ghiande nonpuò riavere confetti. 4] Chi di gallina nasce convien che razzoli. 2] Chi dallotto spera soccorso, mette il pelo come un orso. 8] Chi dà per ricevere, nondà nulla. 8] Chi del vino è amico, di se stesso è nemico. 8] Chi di spadaferisce di spada perisce.[14] 1] Chi di speranza vive disperato muore. 1] Chidi una donna brutta s'innamora, lieto con essa invecchia e l'ama ancora. 8] Chidi coltel ferisce, di coltel perisce. 4] Chi di spirito e di talenti è pienodomina su quelli che ne hanno meno. 4] Chi dice A arrivi fino alla Z. 4] Chidice A deve dire anche B. 4] Chi dice donna dice danno. 1] Chi dice donna diceguai, chi dice uomo peggio che mai. 8] Chi dice male, l'indovina quasi sempre.4] Chi dice quel che vuole sente quel che non vorrebbe. 1] Chi disprezzacompra. 1] Chi disprezza vuol comprare e chi loda vuol lasciare. 2] Chi domandaciò che non dovrebbe, ode quel che non vorrebbe. 2] Chi domanda non erra. 2]Chi domanda non fa errore. 57] Chi dopo la polenta beve acqua, alza la gamba ela polenta scappa. 8] Chi dorme d'agosto dorme a suo costo. 2] Chi dorme nonpiglia pesci.[15] 1] Chi è causa del suo mal pianga se stesso.[16] 1] Chi èbugiardo è ladro. 4] Chi è destinato alla forca non annega. 58] Chi è generosocon la bocca, è avaro col sacco. 4] Chi è in difetto è in sospetto. 1] Chi èmandato dai farisei è ingannato dai farisei. 4] Chi è morso dalla serpe, temela lucertola. 8] Chi non è savio, paziente e forte si lamenti di sé, non dellasorte. 8] Chi è schiavo delle ambizioni ha mille padroni. 4] Chi è statotrovato una volta in frode, si presume vi sia sempre. 4] Chi è svelto amangiare è svelto a lavorare. 1] Chi è tosato da un usuraio, non mette piùpelo. 8] Chi è uso all'impiccare, non teme la forca. 4] Chi fa da sé fa pertre.[17] 1] Chi fa come il prete dice, va in Paradiso: ma chi fa come il pretefa, a casa del diavolo se ne va.[18] Chi fa del bene agli ingrati, Dio loconsidera per male. 4] Chi fa il male odia la luce. 4] Chi fa l'altruimestiere, fa la zuppa nel paniere. 59] Chi fa la legge, deve conservarla. 4]Chi fa una legge, deve anche preoccuparsi che sia eseguita. 4] Chi fa le favesenza concime le raccoglie senza baccelli. 2] Chi fa falla e chi non fasfarfalla. 1] Chi fa un'ingiustizia, la dimentica; chi la riceve, se nericorda. 4] Chi fosse indovino, sarebbe ricco. 4] Chi fugge il giudizio, sicondanna. 4] Chi fugge un matto, ha fatto buona giornata. 8] Chi getta un semelo deve coltivare, se vuol vederlo con il tempo germogliare. 60] Chi gioca allotto, è un gran merlotto. 8] Chi gioca al lotto, in rovina va di botto. 8] Chigioca al lotto, in rovina va di trotto. 8] Chi ha avuto ha avuto e chi ha datoha dato. 16]. Chi ha avuto il beneficio, se lo dimentica. 4] Chi ha da far conun incostante, tien l'anguilla per la coda. 4] Chi ha denti non ha pane e chiha pane non ha denti. 1] Chi ha farina non ha la sacca. 1] Chi ha fattoingiuria ad altri, da altri convien che la sopporti. 4] Chi ha il capo di cera,non vada al sole. 61] Chi ha imbarcato il diavolo, deve stare in sua compagnia.4] Chi ha ingegno, lo mostri. 62] Chi ha per letto la terra, deve coprirsi colcielo. 8] Chi ha polvere spara. 1] Chi ha portato la tonaca puzza sempre difrate. 2] Chi ha prete, o parente in corte, fontana gli risorge. 63] Chi hatempo, ha vita. 64] Chi ha tempo non aspetti tempo. 1] Chi ha terra, ha guerra.56] Chi ha tutto il suo in un loco l'ha nel fuoco. 2] Chi ha un mestiere inmano, dappertutto trova pane. 4] Chi il vasto mare intrepido ha solcato,talvolta in piccol rio muore annegato. 65] Chi la dura la vince. 1] Chi la fal'aspetti. 1] Chi lascia la via vecchia per la nuova sa quel che lascia ma nonsa quel che trova. 1] Chi lascia la via vecchia per la nuova peggio si trova.16] Chi lavora con diligenza, prega due volte. 4] Chi lavora, Dio gli dona. 4]Chi mal semina mal raccoglie. 1] Chi male una volta si marita, ne risente tuttala vita. 4] Chi male vive, male muore. 2] Chi maltratta le bestie, non la famai bene. 8] Chi mangia sempre pan bianco, spesso desidera il nero. 8] Chimangia sempre torta se ne sazia. 8] Chi mena per primo mena due volte.Chi moltoparla, spesso falla. Chi mordere non può non mostri i denti. 40] Chi muoregiace e chi vive si dà pace. 1] Chi nasce afflitto muore sconsolato. 1] Chinasce è bello, chi si sposa è buono e chi muore è santo. 1] Chi nasce matto nonguarisce mai. 8] Chi nasce tondo non può morir quadrato. 57] Chi non ama lebestie, non ama i cristiani. 8] Chi non apre la bocca, non le piove dentro. 4]Chi non beve in compagnia o è un ladro o è una spia. 1] Chi non caccia nonprende. 4] Chi non comincia non finisce. 1] Chi non crede di esser matto, èmatto davvero. 8] Chi non crede in Dio, non crede nel diavolo. 67] Chi non dà aCristo, dà al fisco. 8] Chi non è con me è contro di me. 2] Chi non è volpe,dal lupo si guardi, perché ne sarà preda presto o tardi. 4] Chi non fu buonsoldato, non sarà buon capitano. 68] Chi non ha fede, non ne può dare. 8] Chinon ha il gatto mantiene i topi e chi ce l'ha li mantiene tutti e due. 8] Chinon ha imparato a ubbidire, non saprà mai comandare. 8] Chi non ha testa abbiagambe. 57] Chi non lavora non mangia. 2] Chi non mangia ha già mangiato. 2] Chinon muore si rivede. 2] Chi non naufragò in mare, può naufragare in porto. 8]Chi non può bastonare il cavallo, bastona la sella. 4] Chi non risica, nonrosica. 1] Chi non sa adulare non sa regnare. 4] Chi non sa fare non sacomandare. 68] Chi non sa leggere la sua scrittura è asino di natura. 69] Chinon sa niente non è buono a niente. 4] Chi non sa tacere non sa parlare. 2] Chinon sa ubbidire, non sa comandare. 68] Chi non segue il consiglio dei genitori,tardi se ne pente. 4] Chi non semina non raccoglie. 2] Chi non si innamora dagiovane, si innamora da vecchio. 8] Chi non trovò ombra nell'estate, la troverànell'inverno. 4] Chi non vuol essere consigliato, non può essere aiutato. 4]Chi parla due lingue è doppio uomo. 70] Chi pecca in segreto fa la penitenzapubblica. 8] Chi pecora si fa, il lupo se la mangia. 1] Chi per grazia prega,non ha mai bene. 4] Chi perde ha sempre torto. 1] Chi perdona senzadimenticare, non perdona che metà. 4] Chi pesca con l'amo d'oro, qualcosapiglia sempre. 8] Chi piglia leone in assenza, teme la talpa in presenza.8] Chi più ha più vuole. 1] Chi più ha più ne vorrebbe. 2] Chi più lavora, menomangia. 4] Chi più ne fa è fatto papa. 4] Chi più ne ha più ne metta. 2] Chipiù sa meno crede. 1] Chi più spende meno spende. 2] Chi poco sa presto parla.2] Chi porta fiori, porta amore. 8] Chi predica al deserto, perde il sermone.71] Chi prende l'anguilla per la coda, può dire di non tenere nulla. 4] Chiprima arriva meglio alloggia. 2] Chi prima nasce prima pasce. 1] Chi prima nonpensa dopo sospira. 2] Chi rende male per bene, non vedrà mai partire da casasua la sciagura. 8] Chi ricorda un beneficio, lo rinfaccia. 4] Chi ride ilvenerdì piange la domenica. 1] Chi rimane in umile stato, non ha da temercaduta. 8] Chi ringrazia non vuol obblighi. 8] Chi ringrazia per una spiga,riceve una manna. 8] Chi Roma non vede, nulla crede. 8] Chi ruba poco, rubaassai. 72] Chi rompe paga e i cocci sono suoi. 1] Chi ruba un regno è un ladroglorificato, e chi un fazzoletto, un ladro castigato. 4] Chi ruba una volta èsempre ladro. 4] Chi s'accapiglia si piglia.[19] Chi s'aiuta Iddio l'aiuta. 1]Chi sa fa e chi non sa insegna. 1] Chi sa fare fa e chi non sa fareinsegna.[20] Chi sa il gioco non l'insegni. 1] Chi sa il trucco non l'insegni.1] Chi sa senza Cristo non sa nulla. 8] Chi scopre il segreto perde la fede. 1]Chi semina buon grano avrà buon pane; chi semina lupino non avrà né pan névino. 2] Chi semina con l'acqua raccoglie col paniere. 2] Chi semina raccoglie.2] Chi semina vento raccoglie tempesta.[21][22] 1] Chi serba serba al gatto. 1]Chi si contenta gode. 1] Chi si diletta di frodare gli altri, non si develamentare se gli altri lo ingannano. 4] Chi si fa i fatti suoi campa cent'anni.57] Chi si fa un idolo del suo interesse, si fa un martire della sua integrità.73] Chi si fida nel lotto, non mangia di cotto. 8] Chi si fida di greco, non hail cervel seco. 74] Chi si guarda dal calcio della mosca, gli tocca quello delcavallo. 4] Chi si immagina di essere più di quello che è, si guardi nellospecchio. 4] Chi si loda si sbroda. 4] Chi si prende d'amore, si lascia dirabbia. 8] Chi si scusa si accusa. 1] Chi si somiglia si piglia. 2] Chi sisposa in fretta, stenta adagio. 75] Chi si umilia sarà esaltato, chi si esaltasarà umiliato. 8] Chi si vanta da solo non vale un fagiolo. 2] Chi si vanta deldelitto è due volte delinquente. 4] Chi siede in basso, siede bene. 8] Chi statra due selle si trova col culo in terra. 2] Chi tace acconsente. 1][23] Chitace davanti alla forza, perde il suo diritto. 4] Chi tanto e chi niente. 1]Chi troppo e chi niente. 1] Chi tardi arriva male alloggia. 1] Chi ti dà unosso non ti vorrebbe morto. 4] Chi ti vuol male, ti liscia il pelo. 8] Chitiene il letame nel suo letamaio, fa triste il suo pagliaio. 8] Chi tiene lascala non è meno reo del ladro. 76] Chi troppo comincia, poco finisce. 77] Chitroppo vuole nulla stringe.[24] 1] Chi trova un amico trova un tesoro. 1] Chiuccide i gatti fa male i suoi fatti. 38] Chi va a caccia non deve lasciare acasa il fucile. 4] Chi va a Roma perde la poltrona. 2] Chi va all'acquad'agosto, non beve o non vuol bere il mosto. 8] Chi va all'osto, perde ilposto. 78] Chi va al mulino s'infarina. 1] Chi va con lo zoppo, impara azoppicare. 79] Chi va piano va sano e va lontano. Chi va forte va allamorte.[25] 80] Chi ha più fretta, più tardi finisce. 4] Chi fa in fretta fa duevolte. 4] Chi pesca e ha fretta, spesse volte prende dei granchi. 4] Chi va viaperde il posto all'osteria. 81] Chi vanta se stesso e abbassa gli altri, glialtri abbasseranno lui. 4] Chi vende a credenza spaccia assai: perde gli amicie i quattrin non ha mai.[26] 2] Chi dà a credito spaccia assai perde gli amicie danar non ha mai. 2] Chi va alla festa e non è invitato, ben gli sta se ne èscacciato. 4] Chi vien di raro, gli si fa festa. 8] Chi vince ha sempreragione. 82] Chi vive in libertà non tenti il fato. 4] Chi vive sei giorninell'oasi, il settimo anela il deserto. 8] Chi vivrà vedrà. 2] Chi vuol d'avenaun granaio la semini di febbraio. 2] Chi vuol dell'acqua chiara vada allafonte. 4] Chi vuol udir novelle, dal barbier si dicon belle. 8] Chi vuol esserlibero, non metta il collo sotto il giogo. 8] Chi vuol essere pagato, nondev'essere ringraziato. 8] Chi vuol guarire deve soffrire. 4] Chi vuolimpetrare, la vergogna ha da levare. 83] Chi vuol lavoro degno assai ferro epoco legno. 2] Chi vuol pane, meni letame. 84] Chi vuol presto impoverire,chieda prestito all'usuraio. 8] Chi vuol provar le pene dell'inferno, la stiain Puglia e all'Aquila d'inverno. 8] Chi vuol saper cos'è l'inferno faccia ilcuoco d'estate e il carrettiere d'inverno. 8] Chi vuol un bel pagliaio lopianti di febbraio. 8] Chi vuol vedere Pisa vada a Genova. 85] Chi vuolearricchire in un anno, è impiccato in sei mesi. 4] Chi vuole assai, non domandipoco. 86] Chi vuole essere amato, divenga amabile. 9] Chi vuole essere sicurodella sua farina, deve portare egli stesso il sacco al mulino. 4] Chi vuole isanti se li preghi. 1] Chi vuole la figlia accarezzi la madre. 4] Chi vuolevada e chi non vuole mandi. 1] Chiara notte di capodanno, dà slancio a un buonanno. 8] Chiodo scaccia chiodo. 2] Chiodo schiaccia chiodo. 9] Chitarra eschioppo fanno andare la casa a galoppo. 8] Ci vuole altro che un'accozzagliadi gente per fare un esercito. 4] Ci vuole ingegno per governare i pazzi. 4]Ciascuno è artefice della sua fortuna. 2][27] Ciascuno è artefice della propriafortuna. 2] Ciascuno porta il suo ingegno al mercato. 4] Cielo a pecorelleacqua a catinelle. 1] Ciò che è male per uno, è bene per un altro. 4] Ciò chelo stolto fa in fine, il savio fa in principio. 87] Ciò che non si può cambiarebisogna saperlo sopportare. 4] Col fuoco non si scherza. 1] Col latino, con unronzino e con un fiorino si gira il mondo. 4] Col nulla non si fa nulla. 1] Colpane tutti i guai sono dolci. 1] Col tempo e con la paglia maturano lenespole.[28] 2] Col tempo e con la paglia maturano le sorbe e la canaglia. 2]Colla sola lealtà, non si pagano i merletti della cuffia. 4] Come farai, cosìavrai. 4] Come i piedi portano il corpo, così la benevolenza porta l'anima. 4]Comincia, che Dio provvede al resto. 4] Compar di Puglia, l'un tiene e l'altrospoglia. 8] Comun servizio ingratitudine rende. 8] Con arte e con ingegno, siacquista mezzo regno; e con ingegno ed arte, si acquista l'altra parte. 4] Congli anni crescono gli affanni. 8] Con i matti non ci son patti. 8] Conl'inchiostro, una mano può innalzare un furfante ed abbassare un galantuomo. 8]Con la pazienza la foglia di gelso diventa seta. 88] Con la pietra si proval'oro, con l'oro la donna e con la donna l'uomo. 8] Con la più alta libertà,abita la più bassa servitù. 4] Con le buone maniere si ottiene tutto. 89] Conun bicchier di vino si fa un amico. 8] Con un occhio si frigge il pesce e conl'altro si guarda il gatto. 8] Conchiuder lega è facile, difficile ilmantenerla. 4] Confidenza toglie riverenza. 4] Conserva le monete bianche perle giornate nere. 8] Contadini, scarpe grosse e cervelli fini. 1] Contano più ifatti che le parole. 90] Contro due donne neanche il diavolo può metterci ilbecco. 8] Contro due non la potrebbe Orlando. 91] Contro la forza la ragion nonvale. 1] Contro la nebbia forza no vale. 4] Coricarsi presto, alzarsi presto,danno salute, ricchezza e sapienza. 8] Corpo satollo anima consolata. 1] Corposazio non crede a digiuno. 1] Cortesia schietta, domanda non aspetta. 92] Correun pezzo la lepre, un pezzo il cane; così s'alternano le vicende umane. 8] Cosafatta capo ha.[29] 2] Cosa di rado veduta, più cara è tenuta. 8] Cosa rara,cosa cara. 8] Cucina grassa, magra eredità. 4] Cuor contento gran talento. 93]Cuor contento il ciel l'aiuta. 94] Cuor contento il ciel lo guarda. 2] Cuorcontento non sente stento. 2] D D'aprile ogni goccia val mille lire. 2]D'aquila non nasce colomba. 4] Da colpa nasce colpa. 4] Da cosa nasce cosa. 95]Da falsa lingua, cattiva arringa. 8] Da Lodi, tutti passan volentieri. 8] Da undisordine nasce un ordine. 8] Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici miguardo io. 2] Dàgli, dàgli, le cipolle diventano agli. 96] Riferito alleinsidie che l'amore riserva alle virtù delle fanciulle. Dai giudici siciliani,vacci coi polli nelle mani. 8] Dall'asino non cercar lana. 4] Dall'opera siconosce il maestro. 4] Dall'immagine si conosce il pittore. 4] Dalla mano siriconosce l'artista. 4] Dal canto si conosce l'uccello. 4] Dal passato è facilepredire il futuro. 4] Dalla casa si conosce il padrone. 4] Danaro e santità,metà della metà. 8] Denari e santità metà della metà. 97] Date a Cesare quelche è di Cesare.[30] 2] Davanti al cameriere non vi è Eccellenza. 4] Davantil'abisso e dietro i denti di un lupo. 4] Debole catena muover può gran peso. 8]Dei vizi è regina l'avarizia. 98] Del senno di poi son piene le fosse. 1] Dellecalende non me ne curo purché a san Paolo non faccia scuro.[31] 2] Detto senzafatto, ad ognuno pare un misfatto. 4] Di buone intenzioni è lastricatol'inferno. 99] Di chi è l'asino, lo pigli per la coda. 4] Di dolore non simuore, ma d'allegrezza sì. 8] Di maggio si dorme per assaggio.[32] 2] Dimalerba non si fa buon fieno. 4] Di notte si ritirano i galantuomini ed esconoi birbanti. 8] Di quello che non ti interessa, non dire né bene né male. 4] Ditutte le arti maestro è l'amore. 8] Dice la serpe: non mi toccar che non titocco. 8] Dicembre favaio. 16] Dicono che è mercante anche chi perde, ma questopresto ridurrassi al verde. 100] Dieci ne pensa il topo e cento il gatto. 101]Dietro il monte c'è la china. 2] Dietro il riso viene il pianto. 8] Dimmi conchi vai, e ti dirò che fai. 73] Dimmi con chi vai, e ti dirò chi sei. 102] Dioaiuti il povero, perché il ricco può aiutar se stesso. 8] Dio dà la piaga e dàanche la medicina. 4] Dio guarisce e il medico è ringraziato. 4] Dio li fa epoi li accoppia. 1] Dio manda il freddo secondo i panni. 1] Dio mi guardi dachi studia un libro solo. 4] Dio misura il vento all'agnello tosato. 4] Diovede e provvede. 2] Disse la volpe ai figli: "Quando a tordi, quando agrilli". 4] Dolore comunicato è subito scemato. 4] Domandando si va aRoma. 2] Domandare è lecito, rispondere è cortesia. 2] Donna al volante,pericolo costante. 103] Donna adorna, tardi esce e tardi torna. 8] Donnabaffuta sempre piaciuta. 2] Donna barbuta, sempre piaciuta. 103] Donna barbutacoi sassi si saluta. 2] Donna bianca, poco gli manca. 8] Donna rossa cosciagrossa. 8] Donna che canti dolcemente in scena, pei giovani inesperti è unasirena. 8] Donna che dona, di rado è buona. 8] Donna che piange, ovver chedolce canti, son due diversi, ambo possenti incanti. 8] Donna che sa il latinoè rara cosa, ma guardati dal prenderla in isposa. 8] Donna e fuoco, toccalipoco. 8] Donne e motori gioie e dolori. 104] Donna e vino ubriaca il grande eil piccolino. 8] Donna giovane e uomo anziano possono riempire la casa difigli. 8] Donna io conosco, ch'è una santa a messa e che in casa è un'orribildiavolessa. 8] Donna nana tutta tana. 2] Donna nobil per natura è un tesorcheonna savia e bella è preziosa ancsempre dura. 8] Donna pelosa, donnavirtuosa. 2] Donna pregata nega, trascurata prega. 8] Donna prudente, gioiaeccellente. 8] Dhe in gonnella. 8] Donna si lagna, donna si duole, donnas'ammala quando lo vuole. 8] Donne e sardine, son buone piccoline. 8] Donne,danno, fanno gli uomini e li disfanno. 8] Dopo desinare non camminare; dopocena, con dolce lena. 4] Dopo e poi son parenti del mai. 2] Dopo il dolce vienl'amaro. 8] Dopo il fatto il consiglio non vale. 4] Dopo il fatto viene troppotardi il pentimento. 4] Dopo il giorno vien la notte. 8] Dopo la grazia di Dio,la miglior cosa è la libertà. 8] Dopo la tempesta, il sole. 8] Dopo le foschenuvole il sol splende più fulgido. 8] Dopo vendemmia, imbuto. 105] Non bisognalasciarsi sfuggire le occasioni favorevoli, chi ha tempo non aspetti tempo.Dove c'è l'amore, la gamba trascina il piede. 8] Dove è castigo è disciplina,dove è pace è gioia. 4] Dove entra la fortuna, esce l'umiltà. 8] Dove l'accidiaattecchisce ogni cosa deperisce. 4] Dove la fedeltà mette le radici, Dio facrescere un albero. 4] Dove non c'è amore, non c'è umanità. 8] Dove non c'èfieno, i cavalli mangiano paglia. 8] Dove non c'è ordine, c'è disordine. 8]Dove non si crede né all'inferno né al paradiso, il diavolo intasca tutte leentrate. 8] Dove non vi è educazione, non vi è onore. 4] Dove non vi sonocapelli, male si pettina. 4] Dove può il vino non può il silenzio. 8] Doveregna Bacco e Amore, Minerva non si lascia vedere. 4] Dove regna il vino, nonregna il silenzio. 8] Dove son carogne son corvi. 8] Dove sono i pulcini, ivi èl'occhio della chioccia. 8] Dove vola il cuore, striscia la ragione. 8] Duecani che un solo osso hanno, difficilmente in pace stanno. 4] Due noci in unsacco e due donne in casa fanno un bel fracasso. 8] Due polente insieme nonfuron mai viste. 8] Dura più un carro rotto che uno nuovo. 4] Duro con duro nonfa buon muro. 106] E È cattivo sparviero quel che non torna al richiamo. 8] Èdifficile far diventare bianco un moro. 4] È difficile guardarsi dai ladri dicasa. 4] È difficile piegare un albero vecchio. 4] È difficile zoppicare benedavanti allo sciancato. 8] È facile lamentarsi quando c'è chi ascolta. 8] Èimpossibile come cavalcare un raggio di sole. 4] È impossibile volare senzaali. 4] È inutile piangere sul latte versato. 98] [truismo] È l'acqua che fal'orto. 98] L'acqua fa l'orto. 98] È la donna che fa l'uomo. 57] È lieveastuzia ingannar gelosia, che tutto crede quando è in frenesia. 4] È meglioavere la cura di un sacco di pulci che una donna. 4] È meglio contentarsi chelamentarsi. 8] È meglio correggere i propri difetti, che riprendere quellidegli altri. 4] È meglio esser digiuno fuori, che satollo in prigione. 8] Èmeglio essere testa d'anguilla che coda di storione. 8] È meglio essere ucceldi bosco, che uccel di gabbia. 8] È meglio essere umile a cavallo, cheorgoglioso a piedi. 8] È meglio gelare nella nuda cameretta della verità, checrogiolarsi nella pelliccia della menzogna. 4] È meglio mangiarsi l'eredità,che conservarla per il convento. 4] È meglio meritar la lode che ottenerla. 4]È meglio sentir cantare l'usignolo, che rodere il topo. 8] È meglio testa dilucertola che coda di drago. 8] È meglio un esercito di cervi sotto il comandodi un leone, che un esercito di leoni sotto il comando di un cervo. 4] È meglioun leone che mille mosche. 8] È più facile biasimare, che migliorare. 4] È piùfacile lagnarsi, che rimuovere gl'impedimenti. 8] È più facile prevenire unamalattia che guarirla. 8] È più facile trovar dolce l'assenzio, che in mezzo apoche donne il silenzio. 8] È un bel predicare il digiuno a corpo pieno. 4] Èuna bella risposta quella che si attaglia ad ogni domanda. 8] Ebrei erigattieri, spendono poco e gabbano volentieri. 4] Ecco il rimedio perl'ipocondria: mangiare e bere in buona compagnia. 8] Errare è umano,perseverare è diabolico. 107] Errare è umano, perseverare diabolico. 2]Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. 108] Errore non è inganno. 4]Errore non paga debito. 4] Errore riconosciuto conduce alla verità. 4] Esserdotto poco vale, quando gli altri non lo sanno. 8] Èssere più torbo che non èl'acqua dei maccheroni. 8] F Fa quel che il prete dice, non quel che il pretefa. 1] Fa quello che fanno gli altri, e nessuno si farà beffe di te. 4] Facciabella, anima bella. 4] Facile è criticare, difficile è l'arte.[33] 109] Faredebiti non è vergogna, ma pagarli è questione d'onore. 4] Fare e disfare, ètutto un lavorare. 110] Fare l'amore fa bene all'amore. 111] Fate del bene alvillano, dirà che gli fate del male. 8] Fatta la legge trovato l'inganno.[34]1] Fatti asino e tutti ti metteranno la soma. 4] Fatti di miele e timangieranno le mosche. 4] Fatti le ali e poi vola. 4] Febbraio, febbraiettomese corto e maledetto.[35] 2] Felice non è, chi d'esserlo non sa. 64] Femminee galline, se giran troppo si perdono. 8] Ferita d'amore non uccide. 8] Finchéc'è vita c'è speranza. 1] Fino alla morte non si sa qual è la sorte. 8] Fidarsiè bene, non fidarsi è meglio. 1] Fidati dell'arte, ma non dell'artigiano. 4]Fino alla bara sempre s'impara. 112] Fortezza che parlamenta, è prossima adarrendersi. 4] Fortuna cieca, i suoi acceca. 4] Fortuna instupidisce coluich'ella favorisce. 4] Fortunato al gioco, sfortunato in amore. 4] Fra Modestonon fu mai priore. 8] Fra sepolto tesoro e occulta scienza, non vi conoscoalcuna differenza. 8] Fra un usuraio e un assassino poco ci corre. 8] Fruttoprecoce facilmente si guasta. Fuggire l'acqua sotto la grondaia. 4] Funghi epoeti: per uno buono dieci cattivi. 8] G Gallina che non razzola ha giàrazzolato. 113] Gallina vecchia fa buon brodo. 114] Gallo senza cresta è uncappone, uomo senza barba è un minchione. Gatta inguantata non prese mai topo.8] Gattini sventati, fanno gatti posati. 115] Gatto e donna in casa, cane euomo fuori. 38] Gatto rinchiuso diventa leone. 8] Gatto scottato dall'acquacalda, ha paura della fredda. 4] Gelosia non mette ruga. Gioco di mano gioco di villano. 1] Gioia esciagura sempre non dura. 8] Giovani di buon cuore, indoli buone, cresconocattivi per poca educazione. 4] Giugno la falce in pugno.[36] 2] Gli abiti egli uomini presto invecchiano. Gli abiti e i costumi sono mutabili. 4] Gliabiti sono freddi, ma ricevono il calore da chi li porta. 4] Gli amori nuovifanno dimenticare i vecchi. 4] Gli eredi dell'avaro sono onnipotenti, perchépossono risuscitare i morti. 4] Gli eretici rubano la parola di Dio. 4] Glierrori degli altri sono i nostri migliori maestri. 4] Gli errori non siconoscono finché non siano commessi. 4] Gli errori si pagano. 8] Gli estremi sitoccano. 4] Gli idoli separano papa e imperatore. 4] Gli occhi s'hanno atoccare con le gomita. 91] Gli stolti fanno le feste e gli accorti se legodono. 116] Gli uccelli dalle stesse piume devono stare nello stesso nido. 8]Gli uomini onesti non temono né la luce, né il buio. 8] Gobba a ponente lunacrescente, gobba a levante luna calante. 2] Gola degli adulatori, sepolcroaperto. 117] Gotta inossota, mai fi sanata. 118] Gran giustizia, grande offesa.4] Grande amore, gran dolore. 8] Greco in mare, Greco in tavola, Greco non avera far seco. 74] Gru e donne fan volentieri il nido in alto. 8] Guardalo,figlia, guardalo tutto, l'uomo senza denari com'è brutto. 4] Guardare e nontoccare è una cosa da imparare. 2] Guardati da chi accende il fuoco e grida poicontro le fiamme. 4] Guardati da cane rabbioso e da uomo sospettoso. 8]Guardati da chi giura in coscienza. 8] Guardati da chi non ha cura della suareputazione. 8] Guardati da chi ride e guarda da un'altra parte. 8] Guardati datre cose: da cavallo focoso, da uomo infido e da donna svergognata. 8] Guardatida tutte quelle cose che possono nuocere all'anima e al corpo. 8] Guardati daifanciulli che ascoltano: anche i piccoli vasi hanno orecchie. 8] Guardati daimatti, dagli ubriachi, dagli ipocriti e dai minchioni. 8] Guardati dai tumulti,e non sarai né testimonio né parte. 8] Guardati dal diffamare, perché le provesono difficili. 8] Guardati dal vecchio turco e dal giovane serbo. 119]Guardati dall'ipocrisia, perché è una cattiva malattia. 8] Guardati dallaprimavera di gennaio. 8] Guardati in tua vita di non dare a niun smentita. 8]Guerra, peste e carestia, vanno sempre in compagnia. 120] H Ha cento volte unuomo flemma e giudizio, alla centuna corre al precipizio. 65] Ha bel mentir chivien da lontano. 76] Ha la giustizia in mano bilancia e spada, perché il giustos'innalza e l'empio cada. 4] Ha più il ricco in un angolo, che il povero intutta la casa. 8] Ha un buon sapore l'odore del guadagno. 4] Ha un coraggio daleone, quello che non fa violenza ai deboli. 8] Ho veduto assai volte un piccolmale non rispettato, divenir mortale. 65] I I baci sono come le ciliegie: unotira l'altro. 2] I cani abbaiano come sono nutriti. 4] I capponi sono buoni intutte le stagioni. 8] I cattivi esempi si imitano facilmente, meno i buoni. 4]I debiti sono gli eredi più prossimi. 4] I denari del lotto se ne van digaloppo. 8] I denari servono al povero di beneficio, ed all'avaro di gransupplizio. 4] I desideri non riempiono il sacco. 4] I docili non hanno bisognodella verga. 8] I doni dei nemici sono pericolosi. 4] I fanciulli diventanouomini e le ragazze spose. 4] I fanciulli e gli ubriachi cadono nelle mani diDio. 4] I figli dei gatti mangiano i topi. 8] I figli sono la ricchezza deipoveri. 18] I figli sono pezzi di cuore. 2] I fiori tanto profumano per ipoveri come per i ricchi. 8] I frati non s'inchinano all'abate, ma al mazzodelle sue chiavi. 4] I gamberi son buoni nei mesi della erre. 8] I gatti e iveri uomini cadono sempre in piedi. 121] I genii si incontrano. 4] I genitoriamano i figli, più che i figli i genitori. 4] I genovesi risparmiano anche suinumeri: li usano due volte.[37] 122] I giovani vogliono essere più accorti deivecchi. 4] I giuramenti degli innamorati sono come quelli dei marinai. 4] Igranchi son pieni quando la luna è tonda. 8] I guai della pentola li sa ilmestolo che li rimescola. 8] I ladri grandi fanno impiccare i piccoli. 4] Iloquaci e i vantatori son mal veduti da tutti. 8] I matti ed i fanciulli hannoun angelo dalla loro. 8] I matti fanno le feste ed i savi le godono. 4] Imedici vogliono essere vecchi, i farmacisti ricchi ed i barbieri giovani. 4]"I miei datteri sono più dolci", dice il vischio che cresce sullapalma. 8] [wellerismo] I panni sporchi si lavano in casa. 123] I paperivogliono portare a bere le oche. 4] I parenti sono come le scarpe: più sonostretti, più fanno male. 2] I pazzi crescono senza innaffiarli. 8] I pazzi e ifanciulli possono dire quello che vogliono. 8] I pazzi per lettera sono imaggiori pazzi. 124] I pazzi si conoscono dai gesti. 8] I peccati di gioventùsi piangono in vecchiaia. 8] I poeti nascono, e gli oratori si formano. 8] Ipoveri cercano il mangiare per lo stomaco; e i ricchi lo stomaco per mangiare.8] I poveri hanno la salute e i ricchi le medicine. 8] I pulci di vendemmia litiene l'uomo e non le femmine. 125] I ricchi devono consolare i poveri. 8] Irimproveri del padre fanno più che le legnate della madre. 8] I soldi non fannola felicità. 2] I veri amici sono come le mosche bianche. 4] Il bel tempo nonviene mai a noia. 9] Il ben di un anno se ne va in una bestemmia. 4] Il benfare non è mai tardo. 4] Il bisognino fa trottar la vecchia. 2] Il bue dicecornuto all'asino. 126] Il bue mangia il fieno perché si ricorda che è statoerba. 2] Il buon ordine è figlio del disordine. 8] Il buon nocchiero muta vela,ma non tramontana. 8] Il caffè deve essere caldo come l'inferno, nero come ildiavolo, puro come un angelo e dolce come l'amore.[38] 127] Il caldo dellelenzuola non fa bollire la pentola. 128] Il cane che ho nutrito è quel che mimorde. 8] Il cane è il miglior amico dell'uomo. 2] Il cane pauroso abbaia piùforte. 4] Il cane rode l'osso perché non può inghiottirlo. 4] Il coccodrillomangia l'uomo e poi lo piange. 8] Il colombo che rimane in colombaia è alsicuro dal falco. 8] Il colore più caro agli ebrei è il giallo. 4] Il coraggiocopre l'eroe meglio che lo scudo il codardo. 8] Il corpo e l'anima ridono a chisi alza di buon mattino. 8] Il corvo piange la pecora e poi la mangia. 117] Ilcuor cattivo rende ingratitudine per beneficio. 8] Il cuor magnanimo si pigliacon poco amore, e il cuore dello stolto con poca adulazione. 8] Il cuore ha lesue ragioni e non intende ragione.[39] 129] Il dare è onore, il chiedere èdolore. 8] Il delitto non si deve tollerare, ma anche meno si deve approvare.4] Il denaro è il nervo della guerra. 4] Il denaro può molto, ma l'amore puòtutto. 4] Il diavolo ben si lascia pigliare per la coda, ma non se la lasciastrappare. 4] Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. 1] Il diavolo non ècosì brutto come lo si dipinge. 130] Il diavolo vuol farsi cappuccino. 2] Ildiavolo vuol farsi santo. 2] Il domandare è senno, il rispondere è obbligo. 8]Il dono del cattivo è simile al suo padrone. 56] Il dubbio è padre del sapere.4] Il fare insegna a fare. 4] Il fatto non si può disfare. 4] Il ferro dicavallo che risuona, ha bisogno di un chiodo. 8] Il ferro è duro, ma il fuocolo rende morbido. 4] Il figlio al padre s'assomiglia, alla madre la figlia. 4]Il filo sottile facilmente si strappa. 4] Il fuoco che non mi scalda, nonvoglio che mi scotti. 4] Il fuoco che non mi brucia, non lo spengo. 4] Il gattoama i pesci, ma non vuole bagnarsi le zampe. 131] Il gatto brontola sempre,anche quando gode. 8] Il gatto che si è bruciato, ha paura anche dell'acquafredda. 121] Il gatto è una tigre domestica. 8] Il gatto lecca oggi, domanigraffia. 132] Il gatto non è gatto se non è ladro. 133] Il gatto non tiaccarezza, si accarezza vicino a te. 134] Il generoso non ha mai abbastanzadenaro. 4] Il gentiluomo chiede solo il miele, ma la gentildonna vuol anche lacera. 8] Il gioco è bello quando dura poco. 2] Il gioco, il lotto, la donna eil fuoco non si contentan mai di poco. 8] Il giudizio è opera di Dio. 4] Ilgrano rado non fa vergogna all'aia. 135] Il Greco dice la verità solo una voltaall'anno. 4] Il lamentarsi non riempie camera vuota. 8] Il lavorare senzapregare, è una botte senza vino, e oro senza splendore. 4] Il lavoro nobilital'uomo. 136] Il letto si chiama rosa, se non si dorme si riposa. 137] Il lottoè la tassa degli imbecilli. 8] Il lotto è un inganno continuo. 8] Il lupo noncaca agnelli. 2] Il lupo perde il pelo ma non il vizio.[40] 1] Il lupo quandoacciuffa una pecora, ne guarda già un'altra. 4] Il magnanimo è superioreall'ingiuria, all'ingiustizia, al dolore. 8] Il magnanimo non ricorreall'astuzia. 8] Il male che non ha riparo è bene tenerlo nascosto. 4] Il malepeggiore dei mali è il timore. 8] Il male viene in grandi quantità, e se ne vavia a poco a poco. 4] Il matrimonio è la tomba dell'amore. 2] Il mattino hal'oro in bocca. 138] Le ore del mattino hanno l'oro in bocca. 139] Il medicopietoso fa la piaga puzzolente. 140] Il medico pietoso fa la piaga verminosa.140] Il meglio è nemico del bene. 1] Il merlo ingrassa in gabbia, il leonemuore di rabbia. 8] Il miele non è fatto per gli asini. 4] Il miglior tiro aidadi è non giocarli. 4] Il molto ringraziare significa chieder dell'altro. 8]Il mondo ricompensa come il caprone che dà cornate al suo padrone. 8] Il mulinodi Dio macina piano ma sottile. 141] Il nano è piccolo anche se è sulcampanile. 8] Il passato deve essere maestro dell'oggi. 4] Il passato non deveprendere a prestito dall'oggi. 4] Il peggior passo è quello dell'uscio. 2] Ilpesce puzza dalla testa. 1] Il Piemonte è la sepoltura dei francesi. 8] Ilpoeta ben trova le palme, ma non i datteri. 8] Il politico bacia con la bocca,e tira calci con i piedi. 8] Il Portogallo[41] è piccolo, ma è un pezzo dizucchero. 8] Il povero non può e il ricco non vuole. 8] Il prete, dove mangia,vi canta. 142] Il prete vien cantando e va via zufolando. 143] Il prete viveancor un anno dopo morte. 142] I suoi familiari continuano ad incassar per unanno i suoi redditi.[42] Il primo amore non si arrugginisce. 8] Il primo amorenon si scorda mai. 8] Il primo anno ci si abbraccia, il secondo si fascia, ilterzo anno si ha la malattia e la cattiva Pasqua. 4] Il puledro non vaall'ambio, se la cavalla trotta. 144] Il ramo assomiglia al tronco. 4] Il riccoha tanto bisogno del povero, quanto il povero del ricco. 8] Il ricco vive, ilpovero vivacchia. 8] Il ringraziare non fa male alla bocca. 8] Il ringraziarenon paga debito. 8] Il riso abbonda sulla bocca degli stolti. 2] Il risoabbonda sulla bocca degli sciocchi. 145] Il riso nasce nell'acqua ma devemorire nel vino. 8] Il sapere è di tutti. 2] Il «se» e il «ma» sono duecorbellerie da Adamo in qua. 4] Il silenzio è d'oro e la parola d'argento. 1]Il sospirar non vale. 8] Il superfluo del ricco è il necessario del povero. 8]Il tatto è tattica. 8] Il tatto è tutto. 8] Il tempo è denaro. 146] Il tempo èun gran medico. 147] Il tempo scopre tutto, perché è galantuomo. 147] Il tempovola. 147] Il termine della notte è l'inizio del giorno. 8] Il timore fatrottare anche lo zoppo. 8] Il troppo gestire è da pazzi. 8] Il troppo tirare,l'arco fa spezzare. 4] Il turco ben può divenir un dotto, ma un uomo giammai.119] Il ventre non ha orecchie. 2] Il vero infermo è quello che non vuol esserguarito. 8] Il vino al sapore, il pane al colore. 8] Il vino è buono per chi losa bere. 8] Il vino è forte ma il sonno lo vince, ma più forte d'ogni cosa è ladonna. 8] Il vino è il latte dei vecchi. 8] Il vino è mezzo vitto. 8] Il vinofa ballare i vecchi. 8] Il vino la mattina è piombo, a mezzodì argento, la seraoro. 8] Impara a vivere lo sciocco a sue spese, il savio a quelle altrui. 4]Impara l'arte e mettila da parte. 1] In amore e in guerra niente regole. 8] Inbocca chiusa non entran mosche. 2] In Campania si inganna persino il diavolo.8] In casa del calzolaio non si hanno scarpe. 4] In cento libbre di legge, nonv'è un'oncia di amore. 148] In chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni. 1]In compagnia prese moglie un frate. 1] In febbraio la beccaccia fa il nido. 8]In Lazio si nasce coi sassi in mano. 8] In lunghi viaggi anche la paglia pesa.8] In paradiso non ci si va in carrozza. 141] In Sardegna non vi son serpenti,né in Piemonte bestemmie. 8] In tanta incostanza e quantità delle cose umane,nulla, se non quello che è passato, è sicuro. 4] In terra di ciechi, beato chiha un occhio. 36] In terra di ladri, la valigia dinanzi. 8] In vaso mal lavato,il vino è tosto guastato. 8] Ingegno e capelli, crescono soltanto con gli anni.4] Insieme non vanno la pudicizia e la beltà. 4] Inventare è poco, diffonderel'invenzione è tutto. 4] L L'abbaiare dei cani non arriva in cielo. 4]L'abbondanza non lascia dormire il ricco. 4] L'abete che fa ombra crede di farefrutti. 4] L'abete cresce in altezza, ma la felce cresce in larghezza. 4]L'abito non fa il monaco.[43] 2] L'abuso insegna il vero uso. 4] L'acqua chetarovina i ponti. 2] L'acqua corre al mare. 149] L'acqua e il fuoco sono buoniservitori, ma cattivi padroni. 4] L'acqua fa male e il vino fa cantare. 8]L'acqua fa marcire i pali. 5] L'acqua fa venire i ranocchi in corpo. 150]L'acqua di maggio inganna il villano: par che non piova e si bagna ilgabbano[44]. 2] L'acqua non è fatta per sposarsi. 9] L'allegria dei cattividura poco. 8] L'allegria è di ogni male il rimedio universale. 4] L'allegria èil balsamo della vita. 8] L'allegria fa campare, la passione fa crepare. 8]L'allegria piace anche a Dio. 8] L'allegria scaccia ogni male. 8] L'allodolavola in alto, ma fa il suo nido in terra. 8] L'altezza è mezza bellezza.[45] 2]L'ambizione e la vendetta muoiono sempre di fame. 4] L'ambizione è nemica dellaragione. 4] L'amore di carnevale muore in quaresima. 8] L'amore è cieco. 2]L'amore è cieco, ma vede lontano. 8] L'amore fa passare il tempo e il tempo fapassare l'amore. 8] L'amore non è bello se non è litigarello. 103] L'amore nonsi misura a metri. 8] L'amore passa dentro la cruna di un ago. 8] L'amorequanto più è bestia, tanto più sublime. 32] L'amore scalda il cuore e l'ira fail poeta. 8] L'amore senza baci è pane senza sale. 8] L'animo fa il nobile enon il sangue. 8] L'anno produce il raccolto, non il campo. 4] L'apparenzainganna. 1] L'appetito non vuol salsa. 151] L'appetito vien mangiando. 1]L'arancia la mattina è oro, il giorno argento, la sera è piombo. 2] Conriferimento a chi fa fatica a digerire le arance. L'arcobaleno la mattina bagnail becco della gallina; l'arcobaleno la sera buon tempo mena. 1] L'arte non hamaggior nemico dell'ignorante. 4] L'asino e il mulattiere non hanno lo stessopensiero. 4] L'asino non conosce la coda, se non quando non l'ha più. 4]L'assai basta e il troppo guasta. 1] L'avaro in punto di morte rimpiange isoldi spesi per la bara. 8] L'avaro lascia eredi ridenti. 4] L'avaro non dorme.4] L'avaro non vive, vegeta. 4] L'avversità che fiacca i cuori deboli,ingagliardisce le anime forti. 8] L'eccesso degli obblighi può fare perdere unamico. 4] L'eccesso della gioia divien tristezza, e l'eccesso del vinoubriachezza. 8] L'eccezione conferma la regola.[46] 1] L'eclissi di soleavviene di giorno e non di notte. 4] L'edera taciturna si arrampica in cimaalla quercia. 4] L'elefante non cura il morso delle pulci. 8] L'elemosina nonfa impoverire. 4] L'eloquenza del cattivo è falso acume. 8] L'Epifania tutte lefeste porta via.[47] 1] L'erba del vicino è sempre più verde.[48] 152] L'erbavoglio non cresce nemmeno nel giardino del re. 2] L'erba che non voglio, crescenell'orto. 4] L'erba non cresce sulla strada maestra. 4] L'eredità paterna aipaterni, la materna ai materni. 4] L'errore che si confessa è mezzo rimediato.4] L'errore è un cocchiere che conduce sopra una falsa strada. 4] L'errore èumano, il perdono divino. 153] L'esercizio è buon maestro. 4] L'esperienza nelmondo conduce alla diffidenza, la diffidenza conduce al sospetto, il sospettoall'astuzia, l'astuzia alla malvagità e la malvagità a tutto. 4] L'esperienzasenza il sapere è meglio che il sapere senza sapienza. 70] L'estate ce la portasant'Urbano e l'autunno san Bartolomeo. 4] L'estate davanti e l'inverno dietro.4] L'estate di San Martino dura tre giorni e un pochinino.[49] 2] L'estate perchi lavora, l'inverno per chi dorme. 4] L'estate è una schiava, l'inverno unpadrone. 4] L'estate per il povero è migliore dell'inverno. 4] L'eternità è unacompera lunga. 4] L'eternità non ha capelli grigi. 4] L'eterno parlatore né odené impara. 4] L'idolo si adora finché non è infranto. 4] L'ignorante ha le alidi un'aquila e gli occhi di un gufo. 4] L'inchiostro è il mio campo, su cuiposso scrivere valorosamente; la penna, il mio aratro; le parole, la miasemente. 8] L'inchiostro è nero, e tinge le dita e la reputazione. 8] L'infernoe i tribunali son sempre aperti. 4] L'ingegno viene con gli anni, e se ne vacon gli anni. 4] L'ingratitudine converte in ghiaccio il caldo sangue. 8]L'ingratitudine è la mano sinistra dell'egoismo. 8] L'ingratitudine è un'amararadice da cui crescono amari frutti. 8] L'ingratitudine nuoce anche a chi non èreo. 8] L'ingratitudine taglia i nervi al beneficio. 8] L'intelletto è nellatesta e non negli anni. 4] L'intelletto non viene mai prima degli anni. 4]L'interesse acceca anche i galantuomini. 8] L'inverno al fuoco e l'estateall'ombra. 4] L'invidia è annessa alla felicità. 4] L'invidia è un gufo che nonpuò sopportare la luce della prosperità degli altri. 4] L'invidia è una bestiache rode le proprie gambe, quando non ha altro da rodere. 4] L'invidia somigliaalla gramigna, che mai non muore, e da per tutto alligna. 4] L'ipocrisiaintasca il denaro, e la verità va mendica. 4] L'ira senza forza, non vale unascorza. 4] L'ira turba la mente e acceca la ragione. 4] L'Italia è il paesedove corre latte e miele. 4] L'Italia è un paradiso abitato da demoni. 4]L'Italia per nascervi, la Francia per viverci e la Spagna per morirvi. 4]L'occasione fa l'uomo ladro. 1] L'occhio del padrone ingrassa il cavallo. 1]L'oggi non deve calunniare il passato. 4] L'olivo benedetto vuol trovar pulitoe netto.[50] 2] L'ombra di un principe dev'essere la liberalità. 4] L'ordinecaccia il disordine. 8] L'ordine è pane, il disordine è fame. 8] L'orgogliocrede che il suo uovo abbia due tuorli. 8] L'orgoglio è stoltezza, l'umiltà èsaviezza. 8] L'orgoglio fa colazione con l'abbondanza, pranza con la povertà ecena con la vergogna. 154] L'orologio dell'amore ritarda sempre. 8] L'ospite ècome il pesce: dopo tre giorni puzza. 2] L'ospite e il pesce dopo tre dìrincresce. 1] L'ozio è il padre di tutti i vizi. 1] L'ozio in gioventù non è lavia della virtù. 4] L'uguaglianza e misurar tutti con la stessa spanna, è lalegge della morte. 8] L'umiliarsi è da saggio, l'avvilirsi è da bestia. 8]L'umiliazione va dietro al superbo. 8] L'umiltà è il miglior modo di evitarel'umiliazione. 8] L'umiltà è la corona di tutte le virtù. 8] L'umiltà è lamadre dell'onore. 8] L'umiltà è una virtù che adorna tanto la vecchiaia, quantola gioventù. 8] L'umiltà ottiene spesso più dell'alterigia. 8] L'umiltà stabene a tutti. 8] L'umiltà sta bene con la castità. 8] L'unione fa la forza. 1]L'uomo avaro e l'occhio sono insaziabili. 4] L'uomo deve tenere aperta la boccaa lungo prima che c'entri un colombo arrostito. 4] L'uomo fu creato perlavorare, come l'uccello per volare. 4] L'uomo ordisce e la fortuna tesse. 1]L'uomo politico accende una candela a Dio e un'altra al diavolo. 8] L'uomo perla parola e il bue per le corna. 1] L'uomo propone e Dio dispone. 1] L'uomopropone e la donna dispone. 2] L'uomo si conosce al bicchiere. 4] L'uomo sigiudica male dall'aspetto. 4] L'usura arricchisce, ma non dura. 8] L'usura è ilmiglior apostolo del diavolo. 8] L'usura è la figlia primogenita dell'avarizia.8] L'usura è un assassinio. 8] L'usura è vietata da Dio. 8] L'usura vegliaquando l'uomo dorme. 8] L'usuraio arricchisce col sudor dei poveri. 8]L'usuraio ha un torchio a sangue. 8] L'usuraio ingrassa andando a spasso. 8] Labestemmia gira gira torna addosso a chi la tira. 4] La buona cantina fa il buonvino. 8] La buona mamma fa la buona figlia. 4] La buona sorte ogni vile cuorefa forte. 8] La calma è la virtù dei forti. 2] La capacità si vede nelledifficoltà. 4] La carestia è il pane dell'usuraio. 4] La carne migliore èquella intorno all'osso. 4] La carne senz'osso non fa brodo. 4] La carrucolanon frulla, se non è unta. 4] La cattiva sorte porta spesso buona sorte. 8] Lacicala prima canta e poi muore. 8] La coda è la più lunga da scorticare. 1] Lacomodità fa l'uomo cattivo. 8] La compassione è la figlia dell'amore. 4] Laconcordia rende forti i deboli. 8] La contentezza viene dalle budella. 1] Lacorda troppo tesa si spezza. 1] La cupidigia rompe il sacco. 4] La dieta ognimal quieta. 155] La difficoltà sta nell'iniziare. 4] La diffidenza aguzza gliocchi. La diffidenza è la morte dell'amore. 4] La diffidenza porta più avantidella fiducia. 4] La donna a 15 anni scherza, a 20 brilla, a 25 ama, a 30brama, a 35 sente, a 40 vuole e a 50 paga. 8] La donna bisogna praticarla ungiorno, un mese e un'estate per sapere che odore sa. 8] La donna buona vale unacorona. 8] La donna deve avere tre m: matrona in strada, modesta in chiesa,massaia in casa. 8] La donna e l'orto vogliono un sol padrone. 8] La donna hapiù capricci che ricci. 8] La donna oziosa non può essere virtuosa. 8] La donnaper piccola che sia, vince il diavolo in furberia. 8] La donna più sciocca valedue uomini. 8] La donna troppo in vista, è di facile conquista. 8] La famecaccia il lupo dal bosco. 1] La fame caccia il lupo dalla tana. 4] La famespinge il lupo nel villaggio. 4] La fame condisce tutte le vivande. 4] La famenon vede la muffa nel pane. 4] La fame è cattiva consigliera. 1] La fame, granmaestra, anche le bestie addestra. 4] La fame muta le fave in mandorle. 4] Lafarina del diavolo va tutta in crusca. 1] La fedeltà non è mai rimeritataabbastanza, e l'infedeltà mai abbastanza. 4] La femmina è cosa mobile pernatura. 4] La fine della passione è il principio del pentimento. 129] Lafortuna aiuta gli audaci. 2] La fortuna del savio ha per figliola la modestia.8] La fortuna è cieca. 2] La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo.108] La fretta fa rompere la pentola. 8] La fretta è una cattiva consigliera.108] La furia non fu mai buona. 4] La gallina del vicino sembra un fagiano.152] La gatta frettolosa fece i gattini ciechi. 1] La gatta grassa fa onorealla casa. 121] La gatta, mette il piede davanti alla vacca. 156] La gatta nons'accosta alla pentola che bolle. 38] La gatta vorrebbe mangiar pesci, ma nonpescare. 157] La gelosia della moglie è la via al suo divorzio. 4] La gelosia èil peggiore di tutti i mali. 4] La gelosia è una passione che cerca avidamentequel che tormenta. 4] La generosità è un muro che non si può alzare più alto diquello che arrivano i materiali.La gente ricca alleva male i suoi cani, e lagente povera i suoi figlioli. La gente savia non si cura di quel che non puòavere. 87] La gioventù fugge, e la bellezza sfiorisce. 4] La gioventù vuol fareil suo corso. 4] La lealtà se ne è andata dal mondo e la dirittura si è messa adormire. 4] La lega fa forte i deboli. 4] La liberalità è un muro che non sideve rizzare più alto di quello che comportino i materiali. 4] La liberalitànon sta nel dare molto, ma saggiamente. 4] La libertà del povero è di lasciarlomendicare. 4] La libertà è da Dio; le libertà, dal diavolo. 4] La libertà è piùcara degli occhi e della vita. 4] La libertà fila con le sue mani il filo dellasua tenda. 4] La lingua batte dove il dente duole. 1] La lingua non ha osso esa rompere il dosso. 4] La lingua spagnola è la più amabile; quando il diavolotentò Eva, le parlo in spagnolo. 8] La lode propria puzza, quella degli amicizoppica. 4] La luna di gennaio è la luna del vino. 2] La luna è bugiarda:quando fa la C diminuisce, e quando fa la D cresce 158] La luna non cural'abbaiar dei cani. 2] La luna regge il lume ai ladri. 158] La luna, se nonriscalda, illumina. 158] La Lombardia è il giardino del mondo. 8] La madre delpeggio è sempre incinta. 159] La madre degli imbecilli è sempre incinta. 160]La madre dei fessi è sempre incinta. 160] La magnificenza spesso copre lapovertà. 4] La mala erba non muore mai. 1] La mala nuova la porta il vento. 1]La malerba cresce presto. 2] La malinconia e le cure fanno invecchiareanzitempo. 4] La mercanzia rara è meglio che buona. 8] La miglior difesa èl'attacco. 1] La minestra lunga sa di fumo. 8] La modestia è il dattero chematura raramente sull'albero della ricchezza. 8] La modestia è madre d'ognicreanza. 8] La moglie è la chiave di casa. 8] La morte ci rende uguali nellasepoltura, disuguali nell'eternità. 8] La necessità aguzza l'ingegno. 2] Lanecessità fa più ladri che galantuomini. 8] La notte è fatta per gli allocchi.8] La notte porta consiglio. 1] La novella non è bella, se non c'è lagiuntarella. 8] La pancia del buongustaio è il cimitero dei cibi buoni. 8] Laparola del ricco è simile al sole, e quella del povero è simile al vapore. 8]La pazienza è la virtù dei forti. 9] La pazienza è una buon'erba, ma non nascein tutti gli orti. 88] La pecora che se ne va sola, il lupo la mangia. 91] Lapeggio ruota è quella che stride. 8] La peggior carne da conoscere è quelladell'uomo. 4] La penitenza corre dietro al peccato. 8] La pentola vuota èquella che suona. 8] La pianta si conosce dal frutto. 1] La pigrizia el'impudicizia sono sorelle. 8] La pittura è una poesia tacita, e la poesia unapittura loquace. 8] La più bell'ora per il mangiare è quella in cui si ha fame.8] La polenta è utile per quattro cose: serve da minestra, serve da pane, saziae scalda le mani. 8] La povertà è priva di molte cose, l'avarizia è priva ditutto. 56] La prima acqua è quella che bagna. 1] La prima gallina che canta hafatto l'uovo. 108] La prima eredità al primo figlio, l'ultima ereditàall'ultimo figlio. 4] La provvidenza quel che toglie rende. 4] La pulce cheesce di dietro l'orecchio con il diavolo si consiglia. 8] La puttana e lalattuga una stagione dura. 8] La rana è usa ai pantani, se non ci va oggi ciandrà domani. 8] La rana non morde, perché non ha denti. 8] La rana, o salta opiscia, ma mai non sbrana. 8] La razza comincia dalla bocca. 8] La roba deipazzi è la prima ad andarsene. 8] La ruota della fortuna gira. 4] La ruotadella fortuna non è sempre una. 4] La scorza fa bella la castagna. 4] Lascimmia è sempre scimmia, anche vestita di seta. 8] La semplicità senzaaccortezza è pura pazzia. 8] La sera leoni e la mattina coglioni. 2] La sorte ècome ognuno se la fa. 8] La speranza è cattivo denaro. 161] La speranza è ilpane dei poveri. 2] La speranza è il patrimonio dei poveri. 2] La speranza è ilsogno dell'uomo desto. 2] La speranza è l'ultima a morire. 2] La speranza è lamiglior consolazione nella miseria. 161] La speranza è la miglior musica deldolore. 161] La speranza è la ricchezza dei poveri. 2] La speranza è sempreverde. 2] La speranza è un balsamo per i cuor piagati. 161] La speranza è unsogno nella veglia. 2] La speranza infonde coraggio anche al codardo. 161] Lasperanza ingrandisce, l'esperienza rimpicciolisce. 57] La superbia è figliadell'ignoranza. 1] La superbia mostra l'ignoranza. 162] La superbia va acavallo e torna a piedi. 1] La terra è madre di tutti gli uomini ed anchesepoltura. 8] La troppa umiltà vien dalla superbia. 8] La vanagloria è un fioreche mai non porta frutta. 163] La vera libertà è non servire al vizio. 4] Laverità è nel vino. 8] La verità viene sempre a galla. 2] La veste copre grandifetti. 55] La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni. 1] La viperamorta non morde seno, ma pure fa male coll'odor del veleno. 8] La virtù sta nelmezzo.[51] 164] La vita è breve e l'arte è lunga.[52] 55] La vita è già mezzotrascorsa anziché si sappia che cosa sia. 165] La volpe si conosce dalla coda.4] Lamentarsi, supplicare e bere acqua è lecito a tutti. 8] Latte e vino,tossico fino. 8] Lavora come se avessi a campare ognora, adora come avessi amorire allora. 4] Lavoro non ingrassò mai bue. 4] Le allegrezze non durano. 8]Le belle penne rendono bello l'uccello. 4] Le bellezze durano fino alle porte,la bontà fino alla morte. 4] Le braccia e le mani del povero appartengono alricco. 8] Le bugie hanno le gambe corte. 1] Le bugie sono lo scudo degli uominidappoco. 4] Le chiacchiere non fanno farina. 1] Le colombe che rimangono incolombaia, sono sicure dal nibbio. 8] Le cose lunghe diventano serpi. 1] Lecose lunghe prendono vizio. 1] Le dita della mano sono disuguali. 8] Le donnehanno lunghi i capelli e corti i cervelli. 4] Le donne hanno quattro malattieall'anno, e tre mesi dura ogni malanno. 8] Le bestie vanno trattate da bestie.8] Le cattive nuove sono le prime ad arrivare. 8] Le cattive nuove volano. 1]Le chiavi ed i lucchetti non si fanno per le dita fidate. 8] Le disgrazie nonvengono mai sole. 1] Le disgrazie sono come le ciliegie: una tira l'altra.[53]Le donne hanno lunghi i capelli e corti i cervelli. 166] Le donne hanno setteanime... e mezza. 8] Le donne ne sanno una più del diavolo. 2] Le donne piglianbene le pulci. 8] Le lacrime sono le armi delle donne. 4] Le leghe e le cordefradice non durano a lungo. 4] Le malattie ci dicono quel che siamo. 88] Lemontagne stanno ferme, gli uomini s'incontrano. 167] Le ore del mattino hannol'oro in bocca. 1] Le parole sono femmine e i fatti sono maschi. 1] Le pianteche fruttano troppo presto, si seccano. 8] Le querce non fanno limoni. 2] Leragazze sono d'oro, le sposate d'argento, le vedove di rame e le vecchie dilatta. 8] Le rane han perso la coda perché non seppero chiedere aiuto. 8] Lerose cascano, le spine restano. 168] Le teste di legno fan sempre del chiasso.55] Le Trentine vengono giù pollastre e se ne vanno sù galline. 8] Le vie dellaprovvidenza sono infinite. 1] Le vie del Signore sono infinite. 1] Leggi,rileggi e pondera. 8] Lingua cheta e fatti parlanti. 4] Lo sbadiglio non vuolmentire: o che ha sonno o che vorrebbe dormire, o che ha qualche cosa che nonpuò dire. 8] Lo scarafaggio corre sempre allo sterco. 8] Lo scimunito parla coldito. 8] Lo scorpione dorme sotto ogni lastra. 8] Lo smargiasso ciancia inguerra, il valente combatte muto. 8] Loda il gran campo e il piccolo coltiva.169] Loda il monte e tieniti al piano. 2] Loda il pazzo e fallo saltare, se nonè pazzo lo farai diventare. 8] Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. 170]Lontan dagli occhi, lontan dal cuore. 2] Luna di grappoli a gennaio luna diracimoli a febbraio.[54] 2] Lunga lingua, corta mano. 8] Lungo come laquaresima.[55] 2] Luglio dal gran caldo, bevi bene e batti saldo. 16] Lungodigiuno caccia la fame. 4] Lupo non mangia lupo. 2] M Ma in premio d'amore amorsi rende. 33] Maggio ortolano, molta paglia e poco grano. 16] Maggiore ilsanto, maggiore la sua umiltà. 8] Mai gli uomini sanno essere abbastanzariconoscenti verso gli inventori. 4] Mal comune mezzo gaudio. 2] Mal puòrendere ragion del proprio fatto chi lardo o pesce lascia in guardia al gatto.65] Mal si giudica il cavallo dalla sella. 3] Male che si vuole non duole. 9]Male ignoto si teme doppiamente. 8] Male non fare, paura non avere. 2] Malevoluto non fu mai troppo. 57] Maledetto il ventre che del pan che mangia non siricorda niente. 8] Manca tanto la pazienza ai poveri, quanto la compassione airicchi. 8] Mangiar molto e far buona digestione, è un privilegio che han pochepersone. 8] Mano dritta e bocca monda possono andare per tutto il mondo. 4]Marinaio genovese, mercante fiorentino. 8] Martello d'oro non rompe le portedel cielo. 47] Marzo è pazzo. 16] Marzo pazzerello guarda il sole e prendil'ombrello. 2] Marzo molle, gran per le zolle. 16] Mazza e pane fanno i figlibelli; pane senza mazza fa i figli pazzi. 171] Medico vecchio e chirurgogiovane. 172] Medico vecchio e medicina nuova. 2] Chirurgo giovane e medicoanziano.[56] Mediocre bestiame ben pasciuto è di maggior vantaggio che moltobestiame mal mantenuto. 173] Meglio andare a letto senza cena, che alzarsi condebiti. 4] Meglio aperto rimprovero, che odio segreto. 8] Meglio dietro agliuccelli, che dietro ai signori. 8] Meglio essere ben educato, che nascerenobile. 4] Meglio essere invidiati che compatiti. 174] Meglio fare la serva incasa propria, che la padrona in casa altrui. 4] Meglio fave in libertà, checapponi in schiavitù. 8] Meglio fringuello in man che tordo in frasca. 2]Meglio fringuello in tasca che tordo in frasca. 2] Meglio il marito senz'amore,che con gelosia. 75] Meglio l'uovo oggi che la gallina domani. 1] Megliomangiar carote in pace che molte pietanze in disunione. 8] Meglio mendicanteche ignorante. 124] Meglio pane con amore, che gallina con dolore. 4] Megliopoco che niente. 1] Meglio soli che male accompagnati. 1] Meglio tardi che mai.1] Meglio un asino vivo che un dottore morto. 1] Meglio un fiorino guadagnato,che cento ereditati. 4] Meglio un magro accordo che una grassa sentenza. 2]Meglio un morto in casa che un pisano all'uscio. 2] Meglio una festa che centofesticciole. 1] Meglio una volta arrossire che mille impallidire. 8] Megliovivere ben che vivere a lungo. 64] Meno siamo meglio stiamo. 57] Mente lieta,vita quieta e moderata dieta. 2] Merito non conosciuto poco vale. 8] Milan puòfar, Milan può dir, ma non può far dell'acqua vin. 8] Mille errori sono piùfacilmente pronunciati che una verità. 4] Moglie e buoi dei paesi tuoi. 1]Donne e buoi dei paesi tuoi. 2] Mogli che non contraddicono e galline chefacciano le uova d'oro, sono uccelli rari. 8] Moglie maglio. 1] Molte cose sigiudicano impossibili a farsi prima che siano fatte. Molte mani fanno l'operaleggera. Molte paglie unite possono legare un elefante. 8] Molte volte labelleza più adorabile si unisce alla stupidaggine più insopportabile. Moltevolte si perde per negligenza quello che si è guadagnato con giustizia. 4]Molti hanno buone carte in mano, ma non le sanno giocare. 4] Molti inventanooro con la bocca ed hanno piombo alle mani e ai piedi. 4] Molti parlanod'Orlando anche se non videro mai il suo brando. 8] Molti sfuggono alla pena,ma non ai rimorsi della coscienza. 8] Molti si immaginano di avere il pulcino,che non hanno ancora l'uovo. 4] Molti si lamentano del buon tempo. 8] Moltisono i verseggiatori, pochi i poeti. 8] Molti squartano un gatto e giurano cheera un leone. 8] Molti voti fanno l'abate. 4] Molto denaro, molti amici. 4]Molto fumo e poco arrosto. 1] Molto può nuocere una piccola negligenza. 8]Morire di fame in una madia di pane. 4] Morta la serpe, spento il veleno. 8]Morto un papa se ne fa un altro. 1] Mulo buon mulo, ma cattiva bestia. 8] Muoreil ricco, gli fanno il funerale; muore il povero, nessuno gli dice: vale. 8]Muove la coda il cane non per te, ma per il pane. 4] N Natale con i tuoi,Pasqua con chi vuoi. Né col capretto né con l'agnello, si adopera il coltello.8] Né di venere, né di marte non si sposa né si parte, né si dà principioall'arte. 2] Né donna né tela al lume di candela. 8] Ne uccide più la linguache la spada. 2] Ne uccide più la gola che la spada. 2] Necessità fa legge etribunale. 2] Negli ordini pari, i pareri sono dispari. 8] Nel bere e nelcamminare si conoscono le donne. 8] Nel bosco tagliato non ci stanno assassini.8] Nel dubbio astieniti. 2] Nel monte di Brianza, senza vin non si danza. 8]Nel paese degli zoppi, zoppicar non è vergogna. 8] Nel regno dei ciechi ancheun orbo è re. 175] Nel regno dei ciechi anche un guercio è re. 175] Nel regnodi Dio, poveri e ricchi sono uguali. 8] Nell'autunno non bisogna più sognare dirose e tulipani. 4] Nell'estate si deve pensare all'inverno, e nella gioventùalla vecchiaia. 4] Nell'eternità si arriva sempre in tempo. Nell'inverno ilpazzo sogna rose, e nell'estate il savio le raccoglie. 4] Nella botte piccolac'è il buon vino. 8] Nella felicità ragione, nell'infelicità pazienza. 8] Nellagotta, il medico non vede gotta. 176] Nelle sventure si conosce l'amico. 1]Nessuna corona è più bella di quella dell'umiltà. 8] Nessuna fortezza è cosìsalda che non si lasci conquistare dall'oro. 4] Nessuna ingiustizia rimaneimpunita. 4] Nessuna mela è così bella che non abbia qualche difetto. 4]Nessuna nuova, buona nuova. Nessuno è profeta in patria. Nessuno può darequello che non ha. 4] Nessuno può difendersi dalla beffa. 4] Ne uccide piùBacco che Marte. 4] Neve di Dicembre dura fin che dura la brina. 8] Niente èpiù bello di una faccia allegra. 8] Niuna guardia è migliore di quella che unadonna fa a se stessa. 4] Non accettare i rimproveri o consigli da chi educarenon seppe i propri figli. 4] Non aspettar che l'abete porti pomi. 4] Non bastaesser galantuomo, bisogna anche esser conosciuto per tale. 8] Non bisogna fareil diavolo più nero di quello che è. 8] Non bisogna fasciarsi il capo prima diromperselo. 8] Non bisogna mai usare due pesi e due misure. 8] Non bisognascuotere l'orzo dal sacco prima di avere il frumento. 8] Non c'è alcuno cosìpovero che non possa aiutare, né alcuno così ricco che non abbia bisognod'aiuto. 8] Non c'è cosa più triste sulla terra dell'uomo ingrato.Non si muovefoglia che Dio non voglia. Non c'è affanno senza danno. 4] Non c'è Carnevalesenza luna di febbraio. 2] Non c'è due senza tre. 1] Non c'è due senza tre e ilquarto vien da sé. 2] Non c'è cosa così cattiva che non sia buona a qualchecosa. 4] Non c'è eretico che non abbia la sua credenza. 4] Non c'è fumo senzaarrosto. 1] Non c'è gallina né gallinaccia che di gennaio l'uova non faccia. 2]Non c'è intoppo per avere, più che chiedere e temere. 178] Non c'è male senzabene. 4] Non c'è miglior cieco di quello che non vuole vedere. 4] Non c'è panesenza pena. 1] Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. 2] Non c'è regolasenza eccezioni. 1] Non c'è rosa senza spine.Non cade foglia che Dio nonvoglia. 1] Non ci fu mai frettoloso che non fosse pazzo. 8] Non ci rimanenessuna vigna da vendemmiare, e né meno nessuna donna da maritare. 179] Noncredere a donna, quand'anche sia morta. 4] Non destare il can che dorme. 1] Nondire quattro se non l'hai nel sacco. 2] Non dire gatto se non ce l'hai nelsacco. 180] Non è arte il giocare, ma lo smettere. 4] Non è bello ciò che èbello, ma è bello ciò che piace. 181] Non è bene esser poeta nel villaggio. 8]Non è bene riporre denaro in una cassa di cui non si ha la chiave. 4] Non è coldire "miel, miel," che la dolcezza viene in bocca. 117] Non ècontento quel che si lamenta. 8] Non è in nessun luogo chi è in ogni luogo. 4]Non è mai gran gagliardia, senza un ramo di pazzia. 8] Non è povero, se non chisi crede tale. 8] Non è sempre savio chi non sa esser qualche volta pazzo. 8]Non è sì tristo cane, che non meni la coda. 182] Non è tutto oro quel cheluccica. 183] Non è tutto oro quel che riluce. 183] Non esiste amore senzagelosia. 8] Non fa la stessa viva sensazione il solletico a tutte le persone.8] Non facendo niente, più pena si sente. 4] Non far mai bene, non avrai maimale. 8] Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te.[58] 2]Non fare il male ch'è peccato, non fare il bene ch'è sprecato. 1] Non fare ilpasso più lungo della gamba. 2] Non gira il corvo che non sia vicina lacarogna. 8] Non lodare il bel giorno prima di sera. 4] Non mettere il carrodavanti ai buoi. 184] Non mettere il rasoio in mano a un pazzo. 8] Non mettereun rasoio in mano a un pazzo. 185] Non mi morse mai scorpione, ch'io non mimedicassi col suo olio. 8] Non nominar la corda in casa dell'impiccato. 1] Nonogni abisso ha un parapetto. 4] Non ogni lettera va alla posta, non ognidomanda vuole risposta. 8] Non pensa il cuore quel che dice la bocca. 4] Nonperde il cervello se non chi l'ha. 8] Non rimandare a domani quello che puoifare oggi. 1] Non sempre va d'accordo la campana dell'orologio con lameridiana. 8] Non serve dire «Di tal acqua non berrò». 4] Non si campa d'aria.4] Non si comincia bene se non dal cielo. 4] Non si dà fumo senza fuoco. 4] Nonsi entra in Paradiso a dispetto dei Santi. 1] Non si fa niente per niente. 1]Non si fan nozze coi fichi secchi. 186] Non si finisce mai di imparare. 4] Nonsi insegna a nuotare ai pesci. 4] Non si legge mai libro senza impararequalcosa. 4] Non si possono cavar le castagne dal fuoco colla zampa del gatto.187] Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. 1] Non si può bere efischiare. 77] Non si sa mai per chi si lavora. 4] Non si sta mai tanto beneche non si possa star meglio, né tanto male che non si possa star meglio. 8]Non sono cacciatori tutti quelli che portano il fucile. 4] Non sono ugualitutti i giorni. 4] Non ti far povero a chi non ha da farti ricco. 8] Non tifidar d'un tratto, di grazia o di bontà. 8] Non ti vantar farfalla, tuo padreera un bruco. 8] Non tutte le ciambelle riescono col buco. 1] Non tutte lelacrime vengono dal cuor. 4] Non tutti i matti rompono i piatti. 8] Non tutti ipazzi stanno al manicomio. 8] Non tutti possiamo abitare in piazza. 8] Nontutti sono ammalati quelli che sono in letto. 8] Non tutti sono infelici comecredono. 8] Non tutti sono infermi quelli che gridano ahi! 8] Non tutti vedonola serpe che sta nascosta sotto l'erba. 4] Non tutto il male vien per nuocere.2] Non v'è mai tanta pace in convento, come quando i frati portano tonacheuguali. 8] Non vi è donna senza amore. 8] Non vi è inganno che non si vinca conl'inganno. 4] Non vi è lino senza resca, né donna senza pecca. 4] Non vi ènulla che ricercando non si possa penetrare. 4] Non vi è peggior burla che lavera. 4] Non vi fu mai gatta che non corresse ai topi. 8] Non vendere la pelledell'orso prima di averlo ucciso. 1] Non vo' dormire né fare la guardia. 4]Notte, amore e vino fanno spesso l'uomo meschino. 8] Novembre vinaio. 16] Nullaè così buono che a lungo andare non venga a noia. 8] Nuovo padrone, nuovalegge. 58] Nutri il corvo e ti caverà gli occhi. 8] Nutri la serpe in seno, tirenderà veleno. 8] O O taci, o di' cosa migliore del silenzio.[59] 8] Occhioche piange cuore che duole. 2] Occhio che piange cuore che sente. 2] Occhio nonvede, cuore non duole. 2] Occhio per occhio, dente per dente.[60] 2] Olio dilucerna ogni mal governa. 2] Oggi a me domani a te. 2] Oggi allegria, domanimalinconia. 8] Oggi creditore, domani debitore. 8] Oggi fresco e forte, domaninella morte. 8] Oggi in figura, domani in sepoltura. 8] Oggi in pace, domani inguerra. 8] Oggi mercante, domani mendicante. 8] Oggi pioggia e doman vento,tutto cambia in un momento. 8] Ogni Abele ha il suo Caino. 4] Ogni animale pernon morir s'aiuta. 188] Ogni bel gioco dura poco. 1] Ogni bella scarpa diventaciabatta, ogni bella donna diventa nonna. 8] Ogni bene infine svanisce, ma lafama non perisce. 4] Ogni cosa ch'è rara, suol essere più cara. 8] Ognidisuguaglianza, l'amore uguaglia. 4] Ogni erba si conosce dal seme. 4] Ognifatica merita ricompensa. 4] Ogni gatta ha il suo febbraio. 8] Ogni giorno nonè festa. 4] Ogni giorno non si fanno nozze. 4] Ogni grillo si crede cavallo. 8]Ogni lasciata è persa. 1] Ogni legno ha il suo tarlo. 1] Ogni lucciola non è unfuoco. 8] Ogni lumaca vede le corna delle altre. 189] Ogni matto fa il suoatto. 8] Ogni medaglia ha il suo rovescio. 1] Ogni pazzo vuol dar consiglio. 8]Ogni pelo ha la sua ombra. 4] Ogni popolo ha il governo che si merita. 190]Ogni promessa è debito. 1] Ogni rana si crede gran dama. 8] Ogni rana si credeuna Diana. 8] Ogni scimmia trova belli i suoi scimmiotti. 8] Ogni serpe ha ilsuo veleno. 8] Ogni simile ama il suo simile. 1] Ogni uccello fa il suo verso.8] Ogni uccello canta il suo verso. 191] Ognun patisce del suo mestiere. 192]Ognuno trascura per sé i godimenti dell'arte sua, quasi venutigli a noia perchéci ha guardato dentro: il cuoco non è mai ghiotto, il calzolaio va colle scarperotte. Ognun per sé e Dio per tutti. 1] Ognun vede le proprie oche come cigni.8] Ognuno all'arte sua e il lupo alle pecore. 2] Ognuno ama sentirsi lodare. 4]Ognuno che ha un gran coltello, non è un boia. 4] Ognuno fa degli errori. 4]Ognuno faccia il suo mestiere. 2] Ognuno ha i suoi gusti. 193] Ognuno ha il suoaffanno. 8] Ognuno ha la sua croce. 1] Ognuno tira l'acqua al suo mulino. 2]Orto, uomo morto. 169] Orzo e paglia fanno il caval da battaglia. 8] Ospiteraro ospite caro. 1] Ottobre mostaio. 16] P Paese che vai usanza che trovi. 1]Paga il giusto per il peccatore. 1] Pancia affamata, vita disperata. 4] Panciapiena non crede a digiuno. 1] Pancia vuota non sente ragioni. 1] Parlaall'amico come se ti avesse a diventar nemico. 8] Pane finché dura, vino conmisura. 194] Parenti, amici, pioggia, dopo tre giorni vengono a noia. 8]Parenti serpenti. 1] Parenti serpenti, cugini assassini, fratelli coltelli. 2]Parere e non essere è come filare e non tessere. 2] Parlare francese come unavacca spagnola. 4] Passata la festa gabbato lo santo. 1] Passato il fiumescordato il santo. 4] Patti chiari, amici cari. 2] Patti chiari amicizia lunga.2] Pazzi e buffoni hanno pari libertà. 8] Pazzo è colui che bada ai fattialtrui. 8] Pazzo è quel prete che biasima le sue reliquie. 195] Pazzo pernatura, savio per scrittura. 8] Peccati vecchi, penitenza nuova. 8] Peccatocelato è mezzo perdonato.[61] 196] Peccato confessato è mezzo perdonato. 8] Peramore anche una donna onesta, può perdere la testa. 8] Per chi vuol esserlibero, non c'è catena che tenga. 8] Per essere amabili, bisogna amare. 9] Perfare l'elemosina non manca mai la borsa. 4] Per il galantuomo non ci sonoleggi. 8] Per il saggio le lacrime delle donne sono come gocce salate. 4] Perimparare qualche cosa, non è mai troppo tardi. 4] Per l'abbondanza del cuore labocca parla. 4] Per l'oro, l'abate vende il convento. 4] Per la santaCandelora[62] dell'inverno siamo fora, ma se piove o tira vento, dell'invernosiamo dentro. 2] Per la santa Candelora se tempesta o se gragnola dell'invernosiamo fora; ma se è sole o solicello siamo solo a mezzo inverno. 2] Per naturatutti gli uomini sono simili; per l'educazione diventano interamente diversi.4] Per ogni civetta che si sente cantare sul tetto, non bisogna metter lutto.8] Per quanto alletti la bellezza di un fiore, nessuno lo coglie se ha cattivoodore. 4] Per san Lorenzo la noce è fatta. 2] Per San Lorenzo la noce si spaccanel mezzo. 197] Per san Lorenzo piove dal cielo carbone ardente. 2] Per SantaCaterina [25 novembre], le bestie fuori dalla cascina. 198] Per trovareingiustizie non occorrono lanterne. 4] Per un chiodo si perde un ferro, e perun ferro un cavallo. 8] Per un punto Martin perse la cappa.[63] 2] Per unascopa formano un mercato tre donne e assordan tutto il vicinato. 8] Perde lelacrime chi piange davanti al giudice. 4] Perdona a tutti, ma non a te. 199]Perdonare è da uomini, scordare è da bestie. 199] Pesce che va all'amo, cercad'esser gramo. 8] Pianta a cui spesso si muta luogo, non prende vigore. 4]Piccola fiamma non fa gran luce. 8] Piccola pietra rovesciar può il carro. 8]Piccola scintilla può bruciar la villa. 8] Piccole ruote portano gran pesi. 8]Piccolo ago scioglie stretto nodo. 8] Piglia il bene quando viene, ed il malequando conviene. 8] Piove sempre sul bagnato. 2] Pisa, pesa per chi posa. 8]Più alta la condizione, più si deve essere umili. 8] Più briccone, piùfortunato. 4] Più il fiume è profondo, più scorre il silenzio. 4] Più sichiacchiera, meno si ama. 8] Piuttosto un asino che porti, che un cavallo chebutti in terra. 87] Poca brigata vita beata. 1] Poeta si nasce, oratori sidiventa. 200] Poeti e Santi campano tutti quanti. 201] Poeti, pittori epellegrini a fare e a dire sono indovini. 8] Polenta e latte bollito, inquattro salti è digerito. 8] Portare frasconi a Vallombrosa. 4] Prendi la brunaper amante e la bionda per moglie. 8] Preghiera di gatto e brontolio di pulcenon arrivano in cielo. 131] Preghiera umile entra in cielo. 8] Presto e bene,raro avviene. 8] Prete spretato e cavolo riscaldato, non fu mai buono.[64]Prevedere per provvedere e prevenire. 202] Prima della morte non chiamarenessuno felice. 4] Prima di ammogliarsi bisogna fare il nido. 4] Prima diandare alla pesca esamina ben bene la tua rete. 8] Prima di domandare, pensaalla risposta. 203] Prima lusingare e poi graffiare, è arte dei gatti. 8]Prodigo e bevitor di vino, non fa né forno né mulino. 8] Pugliesi, cento perforca e un per paese. 8] Puoi ben drizzare il tenero virgulto, non l'albero giàfatto adulto. 4] Putto in vino e donna in latino non fecero mai buon fine. 4] QQual proposta tal risposta. 1] Qualche intervallo il pazzo ha di saviezza,qualche intervallo il savio ha di stoltezza. 8] Qualche volta anche Omerosonnecchia. 204] Quale uccello, tale il nido. 205] Quand'anche sitrapiantassero in paradiso, i cardi non porterebbero mai rose. 8] Quando arrivala gloria svanisce la memoria. 2] Quando c'è l'esercito, si trova anche ilgenerale. 4] Quando c'è la salute c'è tutto. 57] Quando canta la rana, lapioggia non è lontana. 8] Quando ci sono molti galli a cantare non si fa maigiorno. 16] Quando è alta la passione, è bassa la ragione. 206] Quando è finitoil raccolto dei datteri, ciascuno trova da ridire alla palma. 8] Quandofischial'orecchio dritto, il cuore è afflitto; quando il manco, il cuoreè franco. 8]Quando gli eretici si accapigliano, la chiesa ha pace. 4]Quando il colombo ha il gozzo pieno, le vecce gli sembrano amare. 8] Quando ilculo è avvezzo al peto non si può tenerlo cheto. 2] Quando il fanciullo èsatollo anche il miele non ha più gusto. 4] Quando il fanciullo ha sette anni,la ragione spunta in lui. 207] Quando il gatto lecca il pelo viene acqua giùdal cielo. 38] Quando il gatto non c'è i topi ballano. 1] Quando il gatto nonpuò arrivare al lardo dice che è rancido. 8] Quando il gatto si lecca e sisfrega le orecchie con la zampina, pioverà prima che sia mattina. 8] Quando ilgozzo è pieno, le ciliegie sono acerbe. 8] Quando il grano ricasca, ilcontadino si rizza. 57] Quando il grano va a male, bisogna ringraziare Dio perla paglia. 8] Quando il lardo è divorato, poco val cacciare il gatto. 8] Quandoil mandorlo non frutta, la semente ci va tutta. 8] Quando il padrone zoppica,il servo non va diritto. 8] Quando il sole splende, non ti curar della luna. 8]Quando il tempo è chiaro in autunno, vento nell'inverno. 4] Quando in autunnosono grassi i tassi e le lepri, l'inverno è rigoroso. 4] Quando l'amore è apezzi non c'è alcuna colla che lo riappiccichi. 8] Quando l'angelo diventadiavolo, non c'è peggior diavolo. 4] Quando l'avaro muore, il danaro respira.4] Quando l'Italia suona la chitarra, la Spagna le nacchere, la Francia illiuto, l'Irlanda l'arpa, la Germania la tromba, l'Inghilterra il violino,l'Olanda il tamburo, nulla è uguale ad esse. 8] Quando la barba fa bianchino,lascia la donna e tienti al vino. 208] Quando la cicala canta in settembre, noncomprare gran da vendere. 8] Quando la fame entra dalla porta, l'amore escedalla finestra. 8] Quando la grazia di Dio è nel cuore, gli occhi nuotanonell'allegria. 4] Quando la guerra comincia s'apre l'inferno. 4] Quando la nevesi scioglie si scopre la mondezza. 1] Quando la pera è matura casca da sé. 1]Quando la pera è matura bisogna che caschi. 16] Quando la radice è tagliata, lefoglie se ne vanno. 8] Quando la ragione dorme, il cuore scappuccia. 8] Quandola luna è bianca il tempo è bello; se è rossa, vuole dire vento; se pallida,pioggia. 4] Quando la rana canta il tempo cambia. 8] Quando non dice niente,non è dal savio il pazzo differente. 8] Quando non sai, frequenta in domandare.209] Quando piove col sole le vecchie fanno l'amore. 1] Quando piove col soleil diavolo fa l'amore. 1] Quando piove col sole le streghe fanno l'amore. 2]Quando piove col sole si marita la volpe.[65] 2] Quando piove d'agosto, piovemiele e mosto. 8] Quando si è in ballo bisogna ballare. 1] Quando si è patitosi è inclini a compatire. 4] Quando si mangia non si parla. 57] Quando sonofidanzate hanno sette mani e una lingua, quando sono sposate hanno sette linguee una mano. Quando un amico chiede, non v'è domani. 210] Quando un povero dà alricco, Dio ride in cielo. 8] Quando una cosa è accaduta, poco vale lamentarsi.8] Quando viene la forza, il diritto è morto. 4] Quanto più è alto il monte,tanto più profonda la valle. 4] Quanto più la rana si gonfia, più presto crepa.Quanto più se n'ha, tanto più se ne vorrebbe. 4] Quattro lumi non s'accendono.2] Quattro nuove invenzioni vanta il mondo: scorticare senza coltello,arrostire senza fuoco, lavare senza sapone, e invece degli occhiali vedereattraverso le dita. 4] Quel ch'è innato per natura, si porta alla sepoltura. Quelch'è raro, è stimato. 8] Quel che con l'acqua mischia e guasta il vino, meritadi bere il mare a capo chino. 8] Quel che è disposto in cielo, conviene chesia. 4] Quel, che è fatto, è fatto, e non si può fare, che fatto non sia. 211]Quel che è fatto è reso. 2] Quel che non può l'ìngegno, può spesso la fortuna. Quelche non puoi pagare col denaro, pagalo almeno col ringraziamento. 8] Quel che ègioco per il forte per il debole è morte. 8] Quel che si dà al ricco, si rubaal povero. 8] Quel che si fa a fin di bene, non dispiace mai a Dio. 4] Quel chesi fa all'oscuro, appare al sole. 4] Quel che supera il mio intelletto, lolascio stare. 4] Quella bellezza l'uomo saggio apprezza che dura sempre, finoalla vecchiaia. 4] Quelli che hanno meno ingegno, ne hanno da vendere più deglialtri. 4] Quello che abbaia è il cane sdentato. 4] Quello che deve durare perl'eternità non si deve scrivere con l'acqua. 4] Quello che è accaduto ieri, puòaccadere oggi. 4] Quello che è passato, è scordato. 4] Quello che ha da essere,sarà. 4] Quello che non avviene oggi, può avvenire domani. 4] Quello che non èstato può essere. 4] Quello che non può l'intelletto, può spesso il caso. 4]Quello che puoi fare oggi, non rimandarlo a domani. Quello che si dice all'econel bosco, il bosco lo ripete. 4] Quello che si impara in gioventù, non sidimentica mai più. 4] Quello che si usa non si scusa. 212] Quello è mio zio,che vuole il bene mio. 4] Quello è un fanciullo accorto che conosce suo padre.4] Questo devi sapere che la gelosia di un Arabo è la stessa gelosia. 4] Quietanon muovere. 16] R Raglio d'asino non giunse mai al cielo. 2] Rana di paludesempre si salva. 8] Rane, malsane. 8] Render nuovi benefici all'ingratitudine èla virtù di Dio e dei veri uomini grandi. 8] Ricchezza mal disposta a povertàs'accosta. 8] Ricchezze nell'India, sapere in Europa, e pompa fra gli ottomani.8] Ricchi e poveri non portano che un lenzuolo all'altro mondo. 8] Ricco egrande fortuna potrà farti, ma mai il comune senso potrà darti. 4] Ricorda cheil nemico può diventarti amico. 8] Ride ben chi ride ultimo. 2] Ride ben chiride l'ultimo. 2] Roba calda il corpo non salda. 213] Roba d'altri, tuttiscaltri. 4] Roma, a chi nulla in cent'anni, a chi molto in tre dì. 8] Roma nonfu fatta in un giorno. 2] Roma santa, Aquila bella, Napoli galante. 214] Rossodi mattina, pioggia vicina. 215] Rosso di sera bel tempo si spera; rosso dimattina acqua vicina. 2] Rosso di sera, buon tempo si spera; rosso di mattinamal tempo si avvicina. 1] Rosso e giallaccio pare bello ad ogni faccia, verde eturchino si deve essere più che bellino. 216] Rovo, in buona terra covo. 169] SSalta chi può. 1] San Benedetto[66] la rondine sotto il tetto. 2] San Lorenzodalla gran calura. 2] San Pietro abbracciato, Cristo negato. 4] San Silvestro[31 dicembre] l'oliva nel canestro. 2] Sangue giovane sempre spavaldo. 8] Sassoche rotola non fa muschio. 47] Pietra che rotola non fa muschio. 2] Sbagliandos'impara. 1] Scalda più l'amore che mille fuochi. 8] Scherza coi fanti e lasciastare i Santi. 1] Scherzando intorno al lume che t'invita, farfalla perderail'ali e la vita. 65] Scherzo di mano, scherzo di villano. 1] Gioco di mano,gioco di villano. 1] Schiena di mulo, corso di barca, buon per chi n'accatta.8] Scusa non richiesta, accusa manifesta.[67] 217] Se ari male, peggiomieterai. 47] Se fossero buoni i nipoti non si leverebbero dalla vigna. 218] Segioventù sapesse, se vecchiaia potesse. 167] Se i gatti sapessero volare, lebeccacce sarebbero rare. 131] Se il coltivatore non è più forte della su' terraquesta finisce per divorarlo. 47] Se il ladro lasciasse il suo rubare, non cisarebbero più forche. 4] Se il giovane sapesse di quanto ha bisogno lavecchiaia, chiuderebbe spesso la borsa. 4] Se il padre di famiglia è miope, iservi sono ciechi. 8] Se il piede destro è zoppo, Dio rafforza il sinistro. 8]Se il poeta s'erige a oratore predicherà agli orecchi e non al cuore. 8] Se ilprimo bottone hai fatto essere secondo, tutti sbagliati saranno da cima afondo. 4] Se il re sputa sopra un abete si chiama subito abete reale. 4] Se ilricco conoscesse la fame del povero, gli darebbe del suo pane. 8] Se ilringraziare costasse denaro, molti se lo terrebbero in tasca. 8] Se il tuogatto è ladro non scacciarlo di casa. 8] Se il virtuoso è povero, il lodarlonon basta; il dovere primo è d'aiutarlo. 8] Se la pazzia fosse dolore, in ognicasa si sentirebbe stridere. 8] Se le lattughe lasci in guardia alle oche, alritorno ne troverai ben poche. 219] Se ne vanno gli amori e restano i dolori.4] Se nessuno sa quel che sai, a nulla serve il tuo sapere. 8] Se non è zuppa èpan bagnato. 1] Se non hai mai rubato, la parola ladro non è per teun'ingiuria. 4] Se occhio non mira, cuor non sospira. 8] Se ognun spazzasse dacasa sua, tutta la città sarebbe netta. 220] Se piovesse oro, la gente sistancherebbe a raccoglierlo. 8] Se son rose fioriranno. 1] Se ti vuoi nutrirebene, fai ballare i trentadue. 8] Se un fratello compie un omicidio, gli altrinon sono responsabili. 4] Se vuoi che t'ami, fa' che ti brami. 8] Se vuoiportare l'uomo a incretinire, fallo ingelosire. 4] Segui il filo e troverai ilgomitolo. 4] Senza denari non canta un cieco. 1] Senza denari non si cantamessa. 1] Senza umiltà tutte le virtù sono vizi. 8] Sempre ti graffierà chinacque gatto. 8] Senza umanità non vi è né virtù, né vero coraggio, né gloriadurevole. 8] Seren d'inverno e nuvolo d'estate, non ti fidare. 4] Sette in uncolpo! disse quel sarto che aveva ammazzato sette mosche. 8] [wellerismo]Settembre, l'uva è fatta e il fico pende. 16] Si bacia il fanciullo a causadella madre, e la madre a causa del fanciullo. 4] Si deve alzare di buon'orachi vuol contentare i suoi vicini. 8] Si dice il peccato, ma non il peccatore.2] Si mantiene un esercito per mille giorni, e non se ne fa uso che per unmomento. 4] Si parla del diavolo e spuntano le corna. 130] Si può conoscere latua opinione dal tuo sbadigliare. 8] Si può vivere senza fratelli ma non senzaamici.[68] Si stava meglio quando si stava peggio.[69] 2] Sia l'astrologo chel'indovina ti portano alla rovina. 4] Sicuro come il pane. 4] Sin che si vive,s'impara sempre. 4] Sol gente di mal'affare, bestie e botte, van fuori dinotte. 221] Son padrone del mondo oggi le donne e cedon toghe e spade a cuffiee gonne. 8] Sono meglio cento beffe che un danno. 4] Sono sempre gli stracciche vanno all'aria. 1] Sopra l'albero caduto ognuno corre a fare legna. 4]Sopra ogni vino, il greco è divino. 8] Sotto la neve pane, sotto l'acqua fame.1] Spesso a chiaro mattino, v'è torbida sera. 222] Spesso chi commetteun'ingiustizia, ne subisce una peggiore. 4] Spesso vince più l'umiltà che ilferro. 8] Sposa bagnata sposa fortunata. 223] Stretta la foglia, larga la viadite la vostra che ho detto la mia. 2] Larga la foglia, stretta la via dite lavostra che ho detto la mia. 2] Stringe più la camicia che la gonnella. 4]Studia non per sapere di più, ma per sapere meglio degli altri. 224] Studio ingioventù, onore alla vecchiaia. 4] Sulla pelle della serpe nessuno guarda allemacchie. 8] Superbia povera spiace anche al diavolo; umiltà ricca piace anche aDio. 8] T T'annoia il tuo vicino? Prestagli uno zecchino. 4] Tagliare i capellicon la pentola. 225] Tagliarli male. Tal lascia l'arrosto che poi brama ilfumo. 4] Tale padre, tale figlio.[70] 2] Tanti galli a cantar non fa maigiorno. 1] Tanti idoli, tanti templi. 4] Tanti pochi fanno un assai. 226] Tantofumo e poco arrosto. 2] Tanto l'amore quanto il fuoco devono essere attizzati.8] Tanto l'amore quanto la minestra di fagioli vogliono uno sfogo. 8] Tanto vala gatta al lardo che ci lascia lo zampino. 1] Tempo chiaro e dolce acapodanno, assicura bel tempo tutto l'anno. 8] Tenga bene a mente un bugiardoquando mente. 4] Tentar non nuoce. 1] Terra assai, terra poca. 169] Terrabianca, tosto stanca. 227] Terra coltivata raccolta sperata. 2] Terra nera buongrano mena. 2] Testa di lucertola, collo di gru, gambe di ragno, pancia divacca, groppa di baldracca. 8] Testa di pazzo non incanutisce mai. 8] Tinca dimaggio e luccio di settembre. 8] Tinca in camicia, luccio in pelliccia. 8] Tirapiù un pelo di fica che cento paia di buoi. 2] Tira più un capello di donna checento paia di buoi. 8] Tolta la causa, cessato l'effetto. 8] Tondi l'agnello elascia il porcello. 8] Torinesi e Monferrini, pane, vino e tamburini. 8] Tracani non si mordono. 1] Tra i due litiganti il terzo gode. 1] Tra il dire e ilfare c'è di mezzo il mare. 1] Tra l'incudine e il martello, mano non metta chiha cervello. 4] Tra moglie e marito non mettere il dito. 1] Tradimento piaceassai, traditor non piace mai. 148] Trattar male il povero è il disonor delricco. 8] Tre cose cacciano l'uomo di casa: fumo, goccia e femmina arrabbiata.4] Tre cose fanno l'uomo ammalato: amore, vino e bagno. 8] Tre cose simili:prete, avvocato e morte. Il prete toglie dal vivo e dal morto; l'avvocato vuoldel diritto e del torto; e la morte vuole il debole e il forte. 142] Tre cosesono rare: un buon melone, un buon amico e una buona moglie. 8] Tre sono lemeraviglie, Napoli, Roma e la faccia tua. 228] Trenta monaci e un abate nonfarebbero bere un asino per forza. 4] Triste e guai, chi crede troppo e chi noncrede mai. 8] Triste quel cane che si lascia prendere la coda in mano. 8]Triste quell'estate, che ha saggina e rape. 8] Tromba di culo, sanità di corpo.213] Troppa manna, nausea. 8] Troppa modestia è orgoglio mascherato. 8] Troppesoddisfazioni tolgono ogni voglia. 8] Troppi cuochi guastano la cucina. 1]Troppo povero e troppo ricco fa ugual disgrazia. 8] Tu scherzi col tuo gatto el'accarezzi, ma so ben io qual fine avran quei vezzi. 8] Turchi e Tartari,flagelli dei popoli. 229] Tutta la strada non fallisce il saggio che, accortosia metà, corregge il viaggio. 4] Tutte le cose sono difficili prima di diventarfacili. 70] Tutte le strade portano a Roma. 1] Tutte le volpi si ritrovano inpellicceria. 2] Tutte le volpi si rivedono in pellicceria. 2] Tutte le volteche si ride si toglie un chiodo dalla cassa. 230] Tutti del pazzo troncoabbiamo un ramo. 8] Tutti i fiumi vanno al mare. 1] Tutti i giorni sono buoniper andare a caccia. ma non per prendere uccelli. 4] Tutti i guai son guai, mail guaio senza pane è il più grosso. 1] Tutti i gusti son gusti. 1] Tutti imestieri danno il pane. 231] Tutti i nodi vengono al pettine. 1] Tutti ipeccati mortali sono femmine. 8] Tutti i salmi finiscono in gloria. 1] Tuttisiamo figli di Adamo ed Eva. 190] Tutto ciò che dura a lungo annoia. 8] Tutto èbene quel che finisce bene.[71] 1] Tutto il cervello non è in una testa. 4]Tutto il mondo è paese.[72] 1] Tutto quello che è bianco non è farina. 4] Tuttos'accomoda fuorché l'osso del collo. 31] U Uccellin che mette coda vuolmangiare a tutte l'ore. 2] Uccello raro ha nido raro. 8] Ucci ucci, sento odordi cristianucci. 2] Umiltà e cortesia adornano più di una veste tessuta d'oro.8] Un bel tacer non fu mai scritto.[73] 2] Un'anima magnanima consulta lealtre; un'anima volgare disprezza i consigli. 8] Un'oncia di allegria vale piùdi una libbra di tristezza. 232] Un'ora di contento sconta cent'anni ditormento. 233] Un abete non fa foresta. 4] Un bell'abito è una lettera diraccomandazione. 4] Un buon abate loda sempre il suo convento. 4] Un buonprincipio va sempre a buon fine. 4] Un cattivo libro ha spesso un buon titolo,ed una fronte onesta, un cervello ribaldo. 4] Un cuor magnanimo vuol sempre ilbene, anche se il premio mai non ottiene. 8] Un esercito senza generale è comeun corpo senz'anima. 4] Un fido amico, e ricchezze ben acquistate son due coserare. 8] Un fratello aiuta l'altro. 4] Un granello fa traboccare la bilancia.4] Un granello di polvere fa scoppiare tutta la bomba. 4] Un ladro non rubasempre, ma bisogna guardarsi da lui. 4] Un lume è più presto spento che acceso.4] Un male tira l'altro. 4] Un padre campa cento figli e cento figli noncampano un padre. 2] Un pazzo ne fa cento. 8] Un piccolo buco fa affondare ungran bastimento. 8] Un povero virtuoso val più di un ricco vizioso. 8] Unabella barba e un cuor valente adornano l'uomo. 4] Una bella giornata non faestate. 4] Una bella lacrima trova facilmente un fazzoletto che la asciughi. 4]Una bugia ha bisogno di sette bugie. 4] Una buona risata si trasforma tutta inbuon sangue. 232] Una ciliegia tira l'altra. 2] Una cosa tira l'altra. 16] Unaestate vale più di dieci inverni. 4] Una parola tira l'altra. 2] Una e buona.16] Una ma buona. 16] Una fa, due stentano, ma a tre ci vuol la serva. 8] UnaFenice fra le donne è quella, che altra donna confessa essere bella. 8] Unamano lava l'altra e tutte e due lavano il viso. 1] Una mela al giorno leva ilmedico di torno. 2] Una ne paga cento. 1] Una ne paga tutte. 1] Una rondine nonfa primavera. 1] Un fiore non fa giardino. 4] Un fiore non fa primavera. 4] Unavolta corre il cane e una volta la lepre. 1] Una volta per uno non fa male anessuno. 1] Uno semina, l'altro raccoglie. 72] Uno si fa la sorte da sé,l'altro la riceve bell'e fatta. 8] Uomo a cavallo, sepoltura aperta. 2] Uomoavvisato mezzo salvato. 1] Uomo da nessuno invidiato, è uomo non fortunato. 4]Uomo di vino, non vale un quattrino. 8] Uomo morto non fa più guerra. 234] Uomosenza quattrini è un morto che cammina. 2] Uomo solitario, o angelo o demone.235] Uomo zelante, uomo amante. 4] L'uomo misero è un morto che cammina. 2]Uovo di un'ora, pane di un giorno, vino di un anno, donna di quindici e amicidi trent'anni. 8] V Va' in piazza vedi e odi, torna a casa bevi e godi. 236] Vapiù di un asino al mercato. 4] Val più un piacere da farsi che cento di quellifatti. 8] Val più una messa in vita che cento in morte. 4] Vale più la praticache la grammatica. 1] Vale più un fatto che cento parole. 237] Vale più ungusto che un casale. 1] Vale più un testimone di vista che cento d'udito. 2]Vale più uno a fare. 16] Vanga e zappa non vuol digiuno. 47] Vanga piatta pocoattacca, vanga ritta terra ricca, vanga sotto ricca il doppio. 2] Vecchi donivogliono nuovi ringraziamenti. 8] Vecchiaia d'aquila, giovinezza d'allodola. 4]Vedere e non toccare è una cosa da crepare. 2] Vedere per credere. 238] Ventofresco mare crespo. 239] Ventre pieno non crede a digiuno. 16] Ventre vuoto nonsente ragioni. 16] Vesti un legno, pare un regno. 41] Vi sono dei matti savi, edei savi matti. 8] Vicino alla chiesa lontano da Dio. 2] Vicino alla serpe c'èil biacco. 8] Vigna nel sasso e orto in terren grasso. 240] Vincere un ambo allotto è un malefizio, che più accresce la speranza al vizio. 8] Vino amaro,tienilo caro. 8] Vino battezzato non vale un fiato. 8] Vino battezzato, non vaal palato. 8] Vino dentro, senno fuori. 8] Vino di fiasco la sera buono e lamattina guasto. 8] Vino e sdegno fan palese ogni disegno. 8] Vino non è buonoche non rallegra l'uomo. 8] Violenza non dura a lungo. 241] Vivi e lasciavivere. 1] Vizio di natura fino alla fossa dura. 2] Vizio di natura, fino allamorte dura. 242] Voglia di lavorar saltami addosso, lavora tu per me che io nonposso. 243] Voglio piuttosto un asino che mi porti, che un cavallo che mi gettiin terra. 4] Volpe che dorme, ebreo che giura, donna che piange, maliziesopraffine colle frange. 4] Note Cfr. voce dedicata su Wikipedia.Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. Matteo, 6, 34. La locuzionelatina gutta cavat lapidem (letteralmente "la goccia perfora lapietra") venne utilizzata da Tito Lucrezio Caro, Publio Ovidio Nasone eAlbio Tibullo. Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata suWikipedia. Titolo di un'opera di Achille Campanile del 1930, passato aproverbio e modo di dire comune. Cfr. Petrarca: «La vita el fin, e 'l díloda la sera». Cfr. Giacomo Leopardi: «Amore, | amor, di nostra vitaultimo inganno, | t'abbandonava». Cfr. voce dedicata su Wikipedia.Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. Giovanni Verga, I Malavoglia.Slogan pubblicitario degli anni Ottanta. Cfr. Gesù, Discorso dellaMontagna: «Cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunquechiede riceve, e chi cerca trova». Cfr. Gesù, Vangelo secondo Matteo:«Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spadaperiranno di spada». Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. vocededicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Citato inGiovanni Battista Rossi, Conferenze popolari per gli uomini nel tempo degliesercizi spirituali, Tappi, Torino, Citato nel film Riso amaro. Citato inDizionario Italiano Olivetti, dizionario-italiano.it. Cfr. voce dedicatasu Wikipedia. Cfr. Libro di Osea: «E poiché hanno seminato vento |raccoglieranno tempesta». Cfr. attribuite a Papa Bonifacio VIII: «Quitacet, consentire videtur». Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr.voce dedicata. Cfr. Cristoforo Poggiali, Proverbj, motti e sentenze aduso ed istruzione del popolo: Chi dà a credenza, molte merci spaccia; | Ma unpresto fallimento si procaccia». Cfr. Appio Claudio Cieco, Sententiae:«Quisque faber fortunae suae.» Cfr. voce dedicata. La frase èattribuita (MACHIAVELLO MACHIAVELLI (si veda0, Istorie fiorentine, II, 3;Giovanni Villani, Nuova Cronica, VI, 38) a Mosca dei Lamberti che a Firenze,convinse così gli Amidei a uccidere Buondelmonte de' Buondelmonti; dal delittonacquero le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. Citato anche nella DivinaCommedia di Dante Alighieri (Inferno): Gridò: "Ricordera' ti anche delMosca, | che disse, lasso!, 'Capo ha cosa fatta', | che fu mal seme per lagente tosca". È possibile che Mosca dei Lamberti adattò al momento unproverbio già noto ai suoi tempi (Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli,1921); secondo l'Accademia della Crusca (Dizionario della lingua italiana)corrisponderebbe al latino «Factum infectum fieri nequit». Cfr. Gesù,Vangelo secondo Matteo: «Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dioquel che è di Dio». Cfr. voce dedicata. Cfr. voce dedicata. Cfr.Philippe Néricault Destouches, Le Glorieux, atto II, scena V: «La critique estaisée, et l'art est difficile.». Cfr. «Facta lex inventa fraus.»Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata su Wikipedia.Riferito all'uso di numeri civici di colore nero per le abitazioni e rosso pergli esercizi commerciali. Cfr. Michail Aleksandrovič Bakunin: «Il caffè,per esser buono, deve essere nero come la notte, dolce come l'amore e caldocome l'inferno». Cfr. Blaise Pascal: «Il cuore ha le sue ragioni che laragione non conosce». Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Nei dialettisiciliani e nel napoletano l'arancia viene chiamata portogallo. Laspiegazione è in Strafforello. Cfr. voce dedicata suWikipedia.Veste da lavoro usata, specialmente in Toscana, da contadini eoperai. Cfr. voce dedicata su Wikipedia.Cfr. voce dedicata suWikipedia.Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata suWikipedia.Cfr. voce dedicata su Wikipedia. Cfr. voce dedicata.Cfr. voce dedicata. Cfr. Ippocrate: «La vita è breve, l'arte è lunga,l'occasione è fugace, l'esperienza è fallace, il giudizio è difficile».Citato in Dizionario Italiano, dizionario-italiano.it. Cfr. voce dedicataCfr. voce dedicata. itato in Dizionario Italiano Olivetti. Cfr.Gesù, Vangelo secondo Luca: «Nessun profeta è ben accetto in patria».Cfr. Etica della reciprocità. Cfr. anche Salvator Rosa, iscrizioneriportato su un autoritratto: «Aut tace | aut loquere meliora |silentio.». Questo detto, ripreso dal Libro dell'Esodo («occhio perocchio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, bruciatura perbruciatura, ferita per ferita, livido per livido»), è chiamato Legge deltaglione. Il proverbio compare in una novella del Decameron di GiovanniBoccaccio (la quarta della prima giornata). Cfr. Focus storia in tale giorno laChiesa cattolica celebra la presentazione al Tempio di Gesù (Luca),popolarmente chiamata festa della Candelora, perché in questo giorno sibenedicono le candele, simbolo di Cristo. La festa è anche detta dellaPurificazione di Maria, perché, secondo l'usanza ebraica, una donna eraconsiderata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo ilparto di un maschio e doveva andare al Tempio per purificarsi: il 2 febbraiocade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre. Cfr. voce dedicata suWikipedia. Citato in Vocabolario degli accademici della Crusca, TipografiaGalileiana di M. Cellini e c., Firenze, Una leggenda simile esiste anche inGiappone: i demoni-volpe (le kitsune) preferirebbero celebrare i loro matrimonisotto la pioggia mentre splende il sole; il regista Akira Kurosawa ne presespunto per il primo episodio (Raggi di sole nella pioggia) del film Sogni primadella riforma del calendario liturgico Cfr. Proverbio latino medievale:Excusatio non petita, accusatio manifesta. Citato in Macfarlane, Attribuitaa Francesco Domenico Guerrazzi. Cfr. Libro di Ezechiele: «Ecco, ogniesperto di proverbi dovrà dire questo proverbio a tuo riguardo: Quale la madre,tale la figlia». Titolo di una commedia di Shakespeare. Cfr.Petronio Arbitro, Satyricon, Cfr. Badoer: «Un bel tacer | mai scritto fu».Fonti Citato ne Il nuovo Zingarelli. Citato in Lapucci.Citato in Carlo Volpini, proverbi sul cavallo, Cisalpino-Goliardica, Citato inDonato. Citato in Max Pfister, Lessico etimologico italiano, Reichert, Citatoin Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Selene. Citato inMarino Ferrini, I proverbi dei nonni, Il Leccio, Citato in Schwamenthal, Citatoin Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Vocabolario della linguaitaliana. Citato in Schwamenthal, Citato in Macfarlane, Citato inSchwamenthal, Citato in Schwamenthal, § 235. Citato in Schwamenthal, Citatoin Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Castagna Citato in Schwamenthal, Citato in VezioMelegari, Manuale della barzelletta, Mondadori, Milano, Citato in Macfarlane,p. 352. Citato in Francesco Protonotari, Nuova antologia di scienze,lettere ed arti, volume settimo, Direzione della nuova antologia, Firenze, Citatoin Grisi, Citato in Daniela Schembri Volpe, 101 perché sulla storia di Torinoche non puoi non sapere, Newton Compton Editori, Citato in Pescetti, Citato inGrisi, Citato in Paronuzzi, Citato in Schwamenthal, Citato in GiulioFranceschi, Proverbi e modi proverbiali italiani, Hoepli, Citato in Macfarlane,Citato in Grisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Volpini, Citato in Francesco Picchianti, Proverbiitaliani, A. Salani, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Castagna Citato in Grisi, Citatoin Schwamenthal, Citato in Augusto Arthaber, Dizionario comparato di proverbi emodi proverbiali, Hoepli, Citato in Macfarlane, Citato in TemistocleFranceschi, Atlante paremiologico italiano, Edizioni dell'Orso, Citato inMacfarlane, Citato in Schwamenthal, § 1066. Citato in Grisi, Citato inMacfarlane, Citato in Amadeus Voldben, Il giardino della saggezza, AmedeoRotondi, Citato in Niccolò Tommaseo e Bernardo Bellini, Dizionario della linguaitaliana, Unione Tipografico-Editrice Torinese, Citato in Macfarlane, Citato inGrisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in GiuseppeFumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, Citato in Grisi, Citato in Macfarlane. Citatoin Schwamenthal, Citato in EmanuelStrauss, Concise Dictionary of European Proverbs, Routledge, Citato inMacfarlane, Citato in Giuseppe Giusti, Dizionario dei proverbi italiani.Citato in Macfarlane, p. 364. Citato in Macfarlane, Citato in Macfarlane,Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citatoin Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Filippo Moisè, Storia della Toscana dalla fondazione diFirenze fino ai nostri giorni, V. Batelli e compagni, Citato in Schwamenthal, Citatoin Macfarlane, Citato in Macfarlane, Citato in Schwamenthal, Citato in Alfani, Citatoin Macfarlane, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, § 2034.Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Castagna Citato inSchwamenthal, Citato in Paola Guazzotti e Maria Federica Oddera, Il Grandedizionario dei proverbi italiani, Zanichelli, Citato in Schwamenthal, Citato inGrisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in ValterBoggione, Chi dice donna, POMBA, Citato in Schwamenthal. Citato in SalvatoreBattaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, VII Grav - Ing, UnioneTipografico-Editrice Torinese, Torino, Citato in Macfarlane, Citato in Grisi, Citatoin Donalda Feroldi, Elena Dal Pra, Dizionario analogico della lingua italiana,Zanichelli, Bologna, Citato in Giuseppe Pittàno, Frase fatta capo ha.Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni, Zanichelli,Citato inSchwamenthal, Citato in Piero Angela, Ti amerò per sempre: La scienzadell'amore, Mondadori, Milano, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citatoin Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Macfarlane, Citato inMacfarlane, Citato in Florio, lettera G. Citato in Gutta cavat lapidem.Indagini fraseologiche e paremiologiche, a cura di Elena Dal Maso, CarmenNavarro, Universitas Studiorum, Mantova, Citato in Gustavo Strafforello, Lasapienza del mondo: ovvero, Dizionario universale dei proverbi, A.F. Negro, Citatoin Paronuzzi, Citato in Silvia Merialdo, Genova. Una guida, Odòs LibreriaEditrice, Udine, Citato in Castagna Citato in Macfarlane, Citato in Castagna Citatoin Schwamenthal, Citato in Anna Fata, Lo zen e l'arte di cucinare, Edizioni IlPunto d'Incontro, Vicenza, Citato in Salvatore Battaglia, Grande Dizionariodella Lingua Italiana, XII Orad - Pere, Unione Tipografico-Editrice Torinese,Torino, Citato in Macfarlane, p. 389. Citato in Dizionario di Italiano,corriere.it, diavolo. Citato in Paronuzzi, Citato in Roberto Allegri,1001 cose da sapere e da fare con il tuo gatto, Newton Compton, Roma, Citato inBrigitte Bulard-Cordeau, Il piccolo libro dei gatti, traduzione di GiovanniZucca, Fabbri Editori, Milano, Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi, Citatoin Schwamenthal, Citato in Castagna Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, § 4058. Citato in Schwamenthal, Citato in Macfarlane, Citatoin Strafforello, Citato in Grisi, Citato in Volpini, Citato in Schwamenthal, Citatoin Schwamenthal, Citato in Castagna Citato in Macfarlane, Citato inSchwamenthal, Citato in Paola Guazzotti, Maria Federica Oddera, Il grandedizionario dei proverbi italiani, in riga edizioni, Bologna, Citato inSchwamenthal, Citato in Paolo De Nardis, L'invidia. Un rompicapo per le scienzesociali, Meltemi Citato in Schwamenthal, Citato in Macfarlane, Citato inSchwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi,p. 130. Citato in Luigi Pozzoli, Sul respiro di Dio. Commento alleletture festive. Anno B, Paoline, Milano, Citato in Schwamenthal, Citato inGrisi, Citato in Grisi, Citato in Macfarlane, Citato in Grisi, Citato inMacfarlane, Citato in Schwamenthal, Citato in Ann H. Swenson, Proverbi e modiproverbiali, Nerbini, Citato in Grisi, p. 109. Citato in UgoRossi-Ferrini, Proverbi agricoli, I Fermenti, Citato in Grisi, Citato inSchwamenthal, Citato in Castagna Citato in Carlo Giuseppe Sisti, Agricolturapratica della Lombardia, Milano, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Florio, lettera N. Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, § 3630. Citatoin Castagna Citato in Paronuzzi, Citato in Schwamenthal, Citato in Pescetti, Anchein Arthur Schopenhauer, Aforismi sulla saggezza della vita, Parenesi e massime,29. Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi, Citatoin Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi, Citato inSchwamenthal, Citato in Macfarlane, p. 310. Citato in Schwamenthal, Citatoin Alfani, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in La scienzapratica: dizionario di proverbi e sentenze che a utile sociale raccolse ilpadre Lorenzo da Volturino, Quaracchi: Tipografia del Collegio diS.Bonaventura, Firenze, Citato in Focus storia Citato in Schwamenthal, §4306. Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi, Citato in Schwamenthal, Citatoin Schwamenthal, Citato in Piero Angela, A cosa serve la politica?, Mondadori,Milano, Citato in Schwamenthal, Citato in Macfarlane, Citato in Schwamenthal, Citatoin Macfarlane, Citato in Grisi, Citato in Schwamenthal, § 4698. Citato inSchwamenthal, Citato in Macfarlane, Citato in Pescetti, Citato in Schwamenthal,Citato in Augusta Forconi, Le parole del corpo. Modi di dire, frasiproverbiali, proverbi antichi e moderni del corpo umano, SugarCo, Citato inCastagna Citato in Castagna Citato in Castagna Citato in Schwamenthal, Citatoin Castagna Citato in Grisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citatoin Grisi, Citato in Schwamenthal, Citato in Grisi, Citato in SalvatoreBattaglia, Grande Dizionario della Lingua Italiana, Orad - Pere, UnioneTipografico-Editrice Torinese, Torino, Citato in Schwamenthal, Citato inSchwamenthal, Citato in Castagna Citato in Gustavo Strafforello, La sapienzadel mondo, ovvero, Dizionario universale dei proverbi, Negro, Citato inSchwamenthal, § 5620. Citato in Schwamenthal, Citato in Francesco Grisi,Il grande libro dei proverbi. Dall'antica saggezza popolare detti e massime perogni occasione, Piemme, Citato in Gluski, Proverbs. Proverbes. Sprichworter.Proverbi. Proverbios. Poslovitsy. A comparativebook of English, French, German, Italian, Spanish and Russian proverbs with aLatin appendix, Elsevier Citato in Schwamenthal, Citato in Macfarlane, p.267. Citatoin Novo vocabolario della lingua italiana, coi tipi di M. Cellini e C., Citatoin Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal, Citato inCastagna Citato in Macfarlane, Citato in Schwamenthal, Citato in Schwamenthal,§ 5932. Bibliografia Augusto Alfani, Proverbi e modi proverbiali, Tipografia eLibreria Salesiana, Torino, 1882. Niccola Castagna, Proverbi italiani, AntonioMetitiero, Napoli, Castagna, Proverbi italiani, pe' tipi del Commend. GaetanoNobile, Napoli, Donato, Gianni Palitta, Dizionario dei proverbi, L.I.BER.progetti editoriali, Genova, 1998. John Florio, Giardino di ricreatione,appresso Thomaso Woodcock, Londra, Grisi, Il grande libro dei proverbi, Piemme,Lapucci, Dizionario dei proverbi italiani, Mondadori, Macfarlane, The LittleGiant Encyclopedia of Proverbs, Sterling, New York, Paronuzzi, José e RenzoKollmann, Non dire gatto..., Àncora Editrice, Milano, Pescetti, Proverbiitaliani. Raccolti, e ridotti sotto a certi capi, e luoghi comuni per ordined'alfabeto, Compagnia degli Aspiranti, Verona, Schwamenthal e Straniero,Dizionario dei proverbi italiani e dialettali, Selene, Dizionario dei proverbi,Pan libri, Volpini, proverbi sul cavallo, Ulrico Hoepli, Milano, Il nuovoZingarelli, Zanichelli, Zingarelli, Vocabolario della lingua italiana,Zanichelli Editore, Bologna, Strafforello, La sapienza del mondo: ovvero,Dizionario universale dei proverbi di tutti i popoli,, vol. III, AugustoFederico Negro, Torino, stampa Voci correlate Modi di dire italianiScioglilingua italiani Categoria: Proverbi dell'Italia. Massimo Baldini. Keywords: linguaggio,Campanellese, lingua utopica, fantaparola – phanta-parabola, il proverbioitaliano, amici, implicatura proverbiale, proverbi romani, proverbi italiani,lezioni di filosofia del linguaggio, con D. Antiseri, indice, grice – filosofiaanalica, parte I: filosofia analitica Austin e Grice, parte II tipi dilinguaggio. baldini — implicaturaproverbiale — i amici — das mystisch — filosofia italiana della moda maschileitaliana — haircuts — journalese — journal of the Royal Association ofPhilosophy — lingua utopica — Campanellese — Empedocle filosofo poeta —Lucrezio filosofo poeta — Parmenide filosofo poeta — Eraclito l’oscuro —vallisneri — fantaparola — gargarismo — trabocchetta — rumore — ingorgo —aforismo — Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Baldini” – The Swimming-PoolLibrary. Baldini.
Grice e Baldinotti:all’isola – la scuola di Palermo -- filosofia italiana – filosofia siciliana --Luigi Speranza (Palermo). Filosofo siciliano. Filosofo italiano. Palermo,Sicilia. Grice: “I like Baldinotti; Speranza thinks he is a Griceian, just tooppose to the Italian received view that he is Lockeian! But I say, he is MOREthan either! Baldinotti can quote fromRousseau, and the French authors that Locke never cared about! And mostimportantly, he can SIMPLIFY and need not appeal to Anglo-Saxonisms as Lockedoes (what does it mean that a ‘word’ STANDS for ‘an idea’?” --.” Grice: “Infact, as Speranza showed at Oxford, one can organize a tutorial on thephilosophy of language (he won’t though – he hardly organises!) just using Balidonotti’s rough Latin of firstchapter of ‘De vocibus’!” “All thematerial I rely on in my Oxford 1948 talk on ‘meaning’ for the PhilosophicalSociety can be found there: ‘vox’ significat affectus animae artificialiter,lachrymal significat affectum animae naturaliter --.” Grice: “Unless she is acrocodile, as Speranza remarks!” Tutore di metafisica nel ginnasio di Mantova,pavia, padova. Altre saggi: “De recta humanae mentis institutione”; Historiae philosphica prima, et expeditissima adumbratio,Operationum mentis analysis . De elementis humanarum cognitionum -- deperceptione et ideas, earumque adnexis -- de idearum affectionibus, et inprimis de realitate, abstractione, universalitate earumdem -- de simplicitate,compositione, relatione idearum -- de idearum clartitate, et distinctione,veritate, et perfectione, DE VOCIBUS, DE SYNONIMIS, ET INVERSIONIBUS, DEVARIETATE LINGUARUM, ET DE MUTUO VOCUM, ET IDEARUM IFLUXU, DE USU, ET ABUSUVERBORUM, DE VERBORUM INTERPRETATIONE, DE MULTIPLICITI SCRIBENDI RATIONE. Dehumana cognition. Humana cognitionis analysis, de PROPOSITIONIBUS -- degradibus humana cognitionis --De cognitione probabili --Decognitionum realitate --De extensione humanarum cognitionum --Deimpedimentis humanarum cognitionum -- de humanarum cognitionum instrumentis --Dementis magnitudine, et perspicacitate augenda --De analysi, etdefinitione -- de ratiocinio et demonstratione --De nonnullisargumentorum generibus --De inductione et analogia --De methodogeneratim --De methodo analytica --De methodo synthetica --Deprincipiis -- De hypothesibus --De ratione coniectandi probabilia--De fontibus humanarum cognitionum -- de conscientia -- de ratione--De concursu rationis, et revelationis--De sensibus, dequerecto eorum usu --De cognitionibus, et erroribus sensuum --Deobservatione, et experientia -- de auctoritate--De testibusoculatis, et auritis -- De traditione et monumentis --De historia--De librorum authenticitate,sinceritate, suppositione, interpolatione,corruptione, et de interpretationibus -- de arte hermeneutica -- “Tentamen”;“De metaphysca generali liber unicum” De existente et possibili, et deiis, quae qua tenus taleest, ad utrumque pertinent -- De identitate, similitudine, distinctione -- Decomposito, simplici, uno -- De infinito. De spatio. De tempore. De causa. Denon nullis impropriis causarum generibus. De Kantii philosophandi ratione etplacitis, ut ad metaphysicam generalem referuntur. S. Gori Savellini,Cesare B. in "Dizionario Biografico degli Italiani", Istitutodell'Enciclpopedia Italiana, Roma. Troilo, Un maestro di Rosmini a Padova,Cesare B. in: "Memorie e documenti per la storia della Padova",Padova. Cesare B., Dizionario biografico degli italiani, Istitutodell'Enciclopedia Italiana. DEVOCIBUS.Voces nostrum studium,et operam expostulare,fuit iam suo locoobservatum.Quae cum sint idearum nostrarum signa, horum tradenda prima divisioest', qua in naturalia, et artifi cialia distinguuntur. Signum naturale cum resignificata habet nexum ex eius natura derivatum; artificiale vero ex hominuminstitutione, et arbitrio aliquam rem significat: lacrymae sunt doloris signumnaturale, voces signum idearum artificiale.Non erit porro alienum denaturalibus signis advertere, homines non raro ad errorem trahi, dum exillisrem significatam inferunt: sunt enim haec signa, vel effectus, quicaussas, vel caussae quae effectus indicant,ut in signis rerum futurarum. Iidemautem effectus nunc ab una,nunc ab alia caussa oriun tur;neceadem caussa eosdemsemper effectusgignit; sed multa sunt, quae causarum actionem determinant,suspendunt, et etiam omnino mutant. Non igitur necessario, et semper SIGNUMNATURALE rem certam innuit; sed a multi spendet, quod eo una potius,quam aliaostendatur. SIGNA AFFECTUUM ANIMI SUNT NATURALIA. Eos tamen non semperdenotant,et ille in perpetuo errore versaretur, qui de affectibus ex eorumsignis statueret. Sed ad voces revertamur, quarum origo, indoles, vis, in ideaset mentis operationes, influxus, usus, abusus, interpretatio leviterattingenda. Quin imo Reid Rech. sur. l'Entend. arbitratur, eas, quas dicimuscausas, esse tantum RERUM SIGNA.Videmus dumtaxat, quae dam hunc inter se nexumhabere, ut si unum praecedat, aliud illico subsequatur. Id tantum statuerepossumus; non vero in eo, quod prae cedit respectu illius, quod subsequitur,causalitatem, ut aiunt, inesse, cum haec nullaratione ostendatur.Intereas quae non prorsus inutiliter attinguntur, commemorari possunt potissimumnominum divisiones, ad quarum normam nomen in enunciatione, vel est subiectumde quo aliquid effertur, vel est praedicatum quod effertur, vel est concretum,remque significat cum sua forma, vel est ab. Voces INSTITUTIONIS esse signanempe ARTIFICIALIA, nec necessarium habereNEXUM CUM REBUS, ad evidentiamprobantmuti, et linguarum varietas. Nam si haberent, organo tantum vocisimpedito, sermonis nullus esset usus, et quae apud omnes eadem sunt, iisdemetiam nominibus appellarentum. Mira autem est non rerum, sed verborum diversitas; etmuti sunt ii, qui surditat elaborant. Nunc vero videamus, an facultates humanaevocibus AD RES SIGNIFICANDAS INSTITUENDIS sint pares. An videlicet possinthomines linguam aliquam condere. Animi affectus, sensusque vividi doloris etvoluptatis naturalibus quibusdam signis coniunguntur, iisdemque manifestantur:homines haec facile possunt artificialia reddere, sinempe observent affectus,quos indicant, nec ea tantum edant impellente natura, sed consulto, ut quaeexperiuntur, ceteris manifestent. Quae signa clamoribus non articulatis, habituvultus, et gestibus continentur, atque actionis, quam vocant, linguamconficiunt. Usu autem constat facilem, expeditamsecretam idearum COMMUNICATIONEM hac lingua non obtineri, distantia, etinterposito corpore impediri. Sensim igitur ab ea recedere coguntur homines, adeamque feruntur, quae vocis distinctionibus pititur. Hanc ut instituantclamores naturales in primis pro stractum solamque formam exprimit, vel estcategorematicum quod solum et per se aliquid notat, vel est syncatagorematicumquod ab alio avulsum nihil certi repraesentat, vel categoricum quod remcategoria comprehensam obiicit. Sed de his satis, sapiens est non qui multa, sed quiutilia novit. Negat Lamy in Trat. de Ar. log.; et Rousseau disc. sur. l’ineg.parmi les Hom. parum abesse censet, quin demonstratum sit, fieri numquam posse,ut lingua ulla suam ab hominibus originem habeat. Ita etiam A. Encycl. A. lang.His e diametro se se oppouunt Epicurei,quorum hac super re doctrinam LUCREZIO (si veda) de Nat. rerum exposuit.Diodorus Siculus Bibl. quod nobis possibile, et hypotheticum est, factum habet,omnesque linguas humanum fuisse inventum putat. Nuperrime in Diss. de ling.orig. ab A. Berol. an. praemio donata Herder contendit linguas in universum nondivinae, sed humanae prorsus esse institutionis. De hac lingua V. Condil. Gram.Sinensium lingua hanc videtur originem habuisse, ea constat ex monosyllabis.,quae pronunciationo variata otficiunt SIGNA, (V. Condil.-- trahunt, etsimul iungunt, rerum etiam externarum sonos referunt, et imitantur, unde vocesoriuntur, quae elevatione et depressione multum distantes aliquo modo gestuumet clamorum vim exprimunt. Atque ita verborum dstinctioni consultum, quantumpatitur vocis et auditus organum rude adhuc et inexercitatum. Subtilius, quihaec disputant, quorum etiam aures delicatiores, similitudinem quamdaminveniunt inter impressionem a rebus, et a verbis excitatam. Eamque prolatisex. gr. vocibus "crux", "mel", "vepres","furens", "turbidus", "languidus" distinctesentiunt. Hinc multae voces. Multae etiam facultate, qua pollemus, per metaphorassive transferentiam omnia explicandi, et associandi insensibiles ideassensibilibus. Revera verba, quae res insensibiles referunt, metaphorica sivetransrelata omnino sunt. Perpetuoautem usu nomina propria evasere, et vetustate multorum etymologia sensibilisita evanuit, ut res pror sus in sua SPIRITUALITATE relinquant. Quin immo eademverba solum confugiendo ad metaphoras sive transferentiam poterant fabricari.Externa namque forma carent, etsono res insensibiles, unde earum no minadesumantur. Ac certe perimagines solum et similitudines id, quod experimur, aliis, qui illud ipsum nonexperiuntur, possumus explicare. Traité des connois. hum.) Alii monosyllabaSinensium numerant. Freret sur la lang, des Chin., et signa inde componunt54509. et 80000. Haec loquendi ratio supponit iudicium aurium subtilissimum. SOAVE (si veda), Compendio di Lock. Ap. al c.I. Hocfacile sibi suadeat quisquis rerum, quae sonorae sunt, nomina advertat ex gr. "ululare","hinnire", "sibilus", "tonitrus","stridor", "murmur". Observat Warburthon Ess. sus lesHierogl. actionis lingua, inventis iam vocibus, homines usos fuisse, Orientalespraesertim, quorum alacritas, et imaginatio vehemens hunc exitum etiamrequirit. Atque exempla permulta ex historia tum sacra, tum profana hanc in remprofert. Ut recte nomina rebus IMPOSITA sint, quamdam esse debere rerum, etnominum convenientiam ex ipsa earumdem rerum natura ortam in Cratylo contenditPlato. Sunt enim, ait ipse, nomina IMITAMENTUM, quemadmodum etiam pictura, etqui rei speciem in litieras, ac syllabas referre nonnovit, is ineptus nominumopifexest. Erecentioribus Ioannes Baptista Vico, principii d'una scienza ec.,de similitudine verborum cum forma rerum multis disseruit. Horum nominumexempla sint cogitatio, voluntas, desiderium, aliaque huiusmodi. V. Traité dela Formation mechan. etc. Ch.XII. Quod vero homines, ut boc aliisquemodis ad sermonem formandum aptisutantur, fortius incitat, indigentia est, maximarerum omnium magistra. Sermonis etiam utilitas, atque necessitas vix paucisinventis vocibus sub oculos posita. Hinc multi conatus, ut verborum numerusaugeatur, quos felices reddit cognitionum, et idearum COMMERCIUM homines interinitum. Haec enim se mutuo fovent, et,ut verba commercium illud amplificant,ita ex commercio novae vires additae, et nova suppeditata istrumenta, quibusars faciendorum et deligendorum verborum perficiatur. Nec vero sunt verbahominum opus, in quo ipsi nihil aliud, quam arbitrium recte sequantur. Est enim illa analogia im pressionis, et soniimitatio, quam pulcherrime in fingendis vocibus sequimur. Est forma, etaffectio orgaai vo eis, a qua earumdem elementa, literae praesertim vocalesdeterminantnr. Sunt denique derivata, et voces artium, et technicae in hominumlibertate haud repositae, cum illae derivationis naturam imitentur. Hac verovim, et EFFECTUS RERUM SIGNIFICENT significent. Duo sunt, quae videntur iamasserta impugnare. Primum scilicet sermonis institutionem requirere, ut designificatu verborum conveniatur. Conveniri autem inter eos non posse, qui omnisermone destituti sunt. Quasi vero nulla alia praeter voces ratio suppetat. Quaexplicetur quid ipsae SIGNIFICENT Percipi enim id. Modum transferendi verbanecessitas genuit inopia coactaet augustiis, post autem delectatioiucunditasque celebravit. Cic. de Orat. III. 38. Notat et illuminat marimeorationem tamquem stellis qui. busdam verbum translatum Idem ib. 48. Hucfaciunt quae de linguarum analogia subtiliter disserunt Valcke naerius inobservatt. academicis, Lennep inpraelett. academicis et Scheidius in orat. delinguarum analogia ex analogicis mentis actionibus probata. Sed est etiam undemoveantur homines ad res alias per multas metaphorice appellandas, eas scilicetquas primum obscure, et confuse percipiunt. Et enim has meditando earum quamdamsimilitudinem cum aliis distincte perceptis intelligunt, quorum proinde nominaad illa transferunt. Atque in hoc mirifice dele ctantur luce, quae ex rebus claris, etdistinctis in alias obscuras, et confusas diffunditur. potest excircumstantiis, in quibus adhibentur, et ex gestibus, qui pronunciatisnominibus res indicarent. Ineamdem etiam rem conferet illa imitatio, atque similitudo. Aliud vero erathuiusmodi. Summis virisdifficultas maxima se semper obiecit in linguis ornandis, et perficiendis. Quiergo fieri potuit, ut homines plane rudes, atque ferini, communione scilicetcum aliis non exculti ex integro sermonem con dant? Fieri istud quidem non posset, si de perfecto sermonecontenderetur, in quo non tantum apte expressa, quae ad necessitatem pertinent,sed etiam, quae ad cultum vitae, et oblectationem. In quo multae orationis partes,multae leges syntaxis, et inflexionum, multa denique, ut numerus, et varietasobtineatur. Haec sermoni non absolute necessaria sunt, et vix nomina, utaiunt,substantiva, et signum aliquod numquam variatum ad verbum auxiliare sumexprimendum. Quae quidem hominis licet sylvestris facultates non superant.Multa in qualibet lingua videntur esse synonima, voces scilicet, quae unam,eamdemque ideam referunt. Dubitariautem iure potest, an revera sint. Quin potius statuerem ea, quae di cuntursynonima, eamdem ideam principalem reddere, accessoria vero differre plerumque.Atque hoc modo interse differunt "amo", et "diligo"; "peto", et"postulo", "timeo", et "vereor" Condill. Gram. Traitéde la form. mechan. du langage; Condillac Traité des connois. hum.; Grammaire,Maupertuis Diss.sur les moyens etc. pour exprimer leurs idées; Sulzer del'influence recipr. de la raison, etc. extat in Ac. Ber. et Vol. IV. opusc.Select. Mediol. Soave Comp. etc. Ap. al C.I. Receptum apud logicos novimus, utnomina tribuant in synonima, quae secundum unam eamdem que rationem de pluribususurpantur, et in homonyma quae rationem naturamque diversam in iisSIGNIFICANT, de quibus adhibentur, Iam vero homonyma alia dicuntur casu etcitra rationem ac temere im. Synonimastricto sensu accepta, quae nulla idea accessoria differrent, linguae vitiumindicarent. D'Alemb. Elem. dePhil. XIII. Hac de re notandum est, vocibus duplicem illam ideam subesse.Et, ut praeteream exempla, quis est, qui non noverit, vocabula quaeque loco, ettempori, et generi s u scepto orationis non convenire? Quod profecto maxime oritur ex idea accessoria, quaenon solum verba eamdem principalem exprimentia distinguit, sed eorum etiamopportunitatem deter minat. Quae ergo synonima habentur, ea profecto non iure;namque discrepant accessoriis illis ideis, quae rerum diversos aspectus,gradus, et relationes, et adiuncta exprimunt. Imperiti haec apprime synonimareputant, quorum levia discrimina lin guarum cultores notant. In eo frequenterpeccant ex lexicis pene omnia, quae adolescentes, misere decipiunt. Duplex distinguitur ordoverborum, et conformatio, naturalis, et artificialis; seu inversa. Porro quemordinem habent ideae, idem etiam verborum est: ordo autem idearum, fertur admodum, quo in mente sibi succedunt, vel ad earum dependentiam mutuam,ex quafit, utaliaealias regant, et explicent, aliae explicentur, atque regantur. Si primum, ordo, quo exprimuntur ideae, naturaliserit, quando idem, ac ille, qui in earum successione servatur. Qui quidem in singulis diversusest. Si secundum, ut ordo sit naturalis, quae alias regunt, vel ab aliisexplicantur praemittendae sunt. Quae reguntur, et alias explicant postponendae.Secus erit artificialis, seu inversus. Sed unde oritur, quod ordo inversusorationi vim addat,et siteius quasi lumen quoddam nosque voluptate perfundat?Scilicet posita, et alia dicuntur ratione, quod rebus tribuantur aliqua interse similitudine cohaerentibus. Posteriora haec aptius vocantur analoga, siveattributionis, quum uni quidem rei primario conveniunt, reliquis secundario,sive proportionis,quae pluribus rebus propter proportionem aliquamaccommodantur. Ex hoc fonte methaphorae pleraeque omnesdimanant.Nonnullarum rerum, atque actionum voces quaedam ex ideis hisce accessoriisinhonestae, et turpes evadunt; quae ideae si in aliis vocibus omittantur, velmutentur,nulla amplius est turpitudo. Unde fit, quod eae. dem res, etverecunde,etobscoene dicifpossint,etquod ea,quae turpia re non sunt, nominibus, ac verbisflagitiosa ducamus. vel re. D'Alembert loc. cit. Traité de la form. mech. dulang. ch. IX n.161. quia eum, quem Rethores MODUM appellant, et numerumparit; quia imaginationem exercet;quia ideas nimis disiunctas coniungit. Reveravoces ordine inverso positas ad se mutuo referi m u s, ut postulat idearumratio. Atque si in periodo multae sint ideae, quae a quadam principalipendeant,et exiis aliquaehuic praeponantur, postponantur vero aliae, arctius omnes cumea coniunguntur. In quo nexu illud praesertimadmirabile,quod uno verbo ad integram sententiam animus revocetur. ET IDEARUMINFLUXU. Varietatem linguarum,et nos ad confusionem Babylonicam referimus:simul autem liceat statuere,ex diverso hominum ingenio, et indole,eorumqueexternis circumstantiis oriri potuisse, et magna ex parte ortum esse,utsingulae suum -co lorem habeant. Ac ex confusione illa vocum origines potius,quam ipsaelinguae;quae perfici sensim debuerunt,etaugeri verborum copia, atquesyntaxi, et inflexionibus moderari. Non una autem in hoc fuit omnium gentiumratio, quod multis causis tum physicis, cum moralibus tribuendum est. Atqueinter eas recenserem caeli temperiem, non eamdem ubique faciem naturae, rerumaspectus multiplices, diversas opiniones sive ad civitatem sive ad religionempertinentes, regiminis formam, educationem, mores denique et studia. Reverasermonis vis, copia,et harmonia, et inflexio nationum exprimitcharacterem,ingenium,atque culturam;ac eadem linguarum, et gentium fuere semperfata, et vicissitu dines. QUOD IN ROMANI IMPERII, ET LINGUAE LATINAE ORTU,progressu, et occasu velut sub oculos positum est. Iunctam, cohaerentem, levem,et aequabiliter fluentem orationem facit verborum collocatio. de Orat. D'AlembertEclair cis. Condill. Gram.; Art.d'Ecrire; Traité de la form. mechan. etc.INSTITUTIONEDE VARIETATE LINGUARUM, ET DE MUTUO VOCUM. Sed ex iisdem quoque caussis fit, utnationes singulae suas habeant idearum compositiones, et vocibus, quibus aliaecarent, utantur. Inde in interpretando necessitas verborumcircuitum saepius adhibendi, cum non semper verbum e verbo exprimi possit.Indeadeo difficile, libros ex una in aliam linguam convertere. Atque in hoclice tomnis cura, et studium ponatur, adeo singulis linguis suum quoddam inestingenium, ut nullae fere sint interpretationes, quae authographi vim, etelegantiam, et nativum splendorem nequaquam desiderent. Quae quidem eo nos adducunt, utintelligamus, quem dam esse posse sermonem, edisci, et percipi omnino facilem.Quem si universalem veluti linguam cunctae gentes amplecterentur, eo possentmutuum idearum, et cognitionum commercium inire. Ac difficultas, qua ab hocimpediuntur, ex lin guarum varietate, et multitudine orta, alia etiam rationevinci posset, characteristicam nempe aliquam linguam adhibendo, quae res ipsas,non rerum voces exprimeret. De bac sermo erit inferius. Interim cum nullus exhisce modis adhuc suppetat. Nec ulla spes sit, ut in unum, V. Clericum Art. Crit. Linguarum varietasnon leve incommodum affert societati, et progressui scientiarum. Nec enimconsultum, ut facile edisci possent, sed casu magna ex parte conditae, etprocurata copia, et ornatus. Sublatis declinationibus, coniugationibus, etgeneribus, si substantiva unam immutabilem terminationem haberent, suamadiectiva, et verba pariter, quae adverbiorum ope temporibus, et modisdistinguerentur. Pullae superessent regulae grammaticorum, et solius lexiciauxilio linguam quam libet perciperemus. Cumque insuper esset prima illa linguaabsurda, et egestate, atque uniformitatis squalore sordesceret. Maxime eritoptandum, ut LATINI SERMONIS USU conservetur. Locupletissimus namque est hicsermo, electissimis, et praeclaris verbis abundat, communis hactenus fere fuitomnium eruditorum; qui eo abiecto, si suam singuli linguam in scribendousurparent, iam, vel aliena omnia nescirent, vel in omnium gentium, quaedoctrinae laude vel alium conveniant omnes. Splendescunt, perdiscendis linguis curam, et operamcompellerentur insumere, quam ad rerum cognitionem adipiscendam con tulissent. Quae hactenus de vocibus dictasunt, satis ostendunt, easabideis, et cogitandi modo non parum pendere. Sedmagnus etiam est verborum in ideas, et mentis operationes influxus. Atque in psychologia, si fortasse ad veritatem planenon sua detur, nullas fere absque verborum usu nos exequi posse. Illud profectodemonstratur, eo foveri multum, et perfici. Quod probari nunc potest exemplomutorum. Earum etiam gentium, quibus signa numerica pro maioribus quantitatibusdeficiant, cetera sint nimis composita. Illi quidem multis omnino ideis destituuntur, mentisquefacultates obtusas habent, nec ad operandum faciles et expeditas. Hae verogentes in rebus ARITHMETICIS ne vix quidem progressæ sunt. Tantum signa valentad humanas cognitiones promovendas vel impediendas. Equidem arbitror, a veritate abesse longius, quicrederet verba communicationi cum aliis tantum inservire. Ea menti sistuntobiecta. Nimis compositadividunt. Si magnifica sint et nobilia, res amplificant, et extollunt. Sihumilia, imminuunt, et deprimunt. Mosheim DISSERT. DE LINGUÆ LATINÆ CVLTVRA ETNECESSITATE V. etiam quæ nuperrime Ferrius, et Tiraboschius, Gorius, et VANNETTI(si veda) in eam habent Alamberti sententiam, Melang., statuentem bene LATINEscribi non posse, et LATINITATE abiecta studium omne ad patriam linguamtransferentem. Refert Condaminius, quosdam Americæ populos, cum ocesnume rorumsupra ternarium non habeant, in hoc arithmeticam eorum consistere: certevixpaucis huiusmodi signis utuntur, iisque ad modum compositis, ex quofit, utmaiores numeros mente haud comprehendant, et quem libet ultra vicesimu in indefiniteconcipiant, atque capillorum numero comparent.V. De la Condamine Voy. Paw Rech. sur les Americ. Cogitatio, ait ACCADEMIA inTheæteto, est sermo,quem mens apud se volvit circa illa, quæ considerat. Cumenim cogitat, secum ipsa disserit adeo, ut cogitatio sit sine strepitu vocisoratio, aut interior collocutio. Verba sunt veluti signa algebrica idearum.Brevitati proinde consulunt, multarum idearum comparationem faciliorem reddunt,mentenique sublevant in consideratione multarum rerum, atque compositarum: quæverborum utilitates maxime elucentin modorum mixtorum ideis, quas in nulloexemplari iunctas videmus, sed verbis exhibentur et comprehenduntur. Verba denique nexus inter ideasaugent, eas facilius, et promptius exsuscitant, distinguunt, quæ vix confusepercipe rentur. Sic technicæ in arte pingendi voces omnia alicuius tabulævitia, omnemque præstantiam indicant. Quæ eos prorsus fugerent, qui illas vocesnequaquam callerent. Quare scientiæ, omnesque artes multum debent verboruminventoribus, ut Linnæo Botanica; et Ontologia, licet nomenclatione tantumcontineretur, non esset penitus contemnenda. De verborum usu, et abusu hæc ferea Lokio, aliisque melioris notæ Logicis accepimus. In primis duplicem esse usumverborum. Vel enim eo cogitationes nobiscum cooferimus, vel aliis exprimimus.Illum jam attigimus capite superiore, in quo osten debam, maximas utilitates exhoc interno sermone profluere. Cum aliis autem utimur verbis,aut in vitæcivilis consuetudine,vel in studio Scientiarum. Inquo præsertim distinctioni,et perspicuitati. Ideæ in primis connexæ inter se sunt ex analogia rerum, et excircumstantiis, in quibus acquiruntur. Sed insuper verbis etiam unæ cum aliiscolligantur. Quot ideas unum verbum sæpius excitat? Atque ex verbis hæc aliautilitas provenit, ut in ideiş revocandis, et disponendis ordini, quo a nobiscomparatæ fuere,non adstringamur, sed illum qui magis placeat, magisqueconveniat iisdem tribuimus. Bonnet Ess. Analyt. Sulzer. Micheælis de l'influ. des opin. sur lelang. etc. Condil. Art. de penser; STELLINIOSSERVAZIONE SULLE LINGUE; Soave Comp. di Locke Iap. al cap. XI.Scilicet, si circa ideas maxime compositas, sertim versemus, iisdemnomina, quibus appellantur, substituimus. Nimis enimesset operosum, eetiamimpossibile, omnes ideas simplices illas componentes mente revolvere. Quod etiam confusionem afferret,et, ne idearum relationes viderentur, obstaret. Hæc habitualis, non actualisdistincta perceptio est idea coeca, et symbolica Leibnitii. circa notiones præ1 litandum est, ne per se difficilia reddantur difficiliora. Et ne rerumINVESTIGATIONES in æternas quæstiones de nomine abeant. Locutionisperspicuitas, atque distinctio maxime optanda idearum claritatem, etdistinctionem desiderat: quomodo enim, quæ confuse percipimus, aliis distincteexplicarentur? ad eam confert brevitas, in qua tamen habendus modus;nam utnimia verborum copia res obruit, ita eorum egestas tenebras rebus offundit.Denique cum iis, qui loquuntur confuse, vitanda fa miliaritas est,qua nihilfortius ad idem vitium contrahendum. Ita autem verbis utamur, ut unicuique ideadeterminata re spondeat;dequo,sinobiscum tantum colloquimur, nos ipsos debemusinterrogare; si vero cum aliis,et dubium sit, an verba ideasclaras,etdistinctas in aliorum mentem immittant, tunc ea dilucide explicandasunt. Id quidem de nominibus idea rum simplicium præstari potest (vix autemerit necesse), si observanda proponantur obiecta,quæ significant,etmodus,etcircumstantiæ indicentur, in quibus eorum ideæ acquiruntur. Nomina veroidearum, quæ sint compositæ, decla rantur earum obiectis exhibitis, et additaipsorum definitione; nec enim omnia attributa patent sensibus, et multa indolempotentiæ habent. Quod si hæc obiecta non existant.Verborum universalium magnusest usus, et maxima utilitas; innumera enim individua una tantum vocecomprehendi mus, quæ esset impossibile omnia suis nominibus distinguere. Essetetiam inutile, quia necii, quibus cum loquimur, multoque minus illi, quibusaliquid scriptum relinquimus, eadem indivi dua agnoscunt. ergo. Sed quæcirca rectum verborum usum,et eorum inter pretationem, de qua inferius, præcipiendasunt, separari vix possunt ab idearum doctrina iam tradita; utrisque enim idemfinis, avocationempe ab erroribus. Inter eætiam intimus nexus, quantus intervoces, et ideas. Nunc lum, quæ propius ad verba pertinent, quæque eo lociexplicata non sunt. ne actum agam, so meratio idearum, quas simul reflexione,aut pro arbitrio con iunximus. fiat enu Vocibus demum abutimur, si quæ incertamsignifica tionem habent, non definiantur; si definitus sensus mPombaur. Si inrebus scientiarum artes consectemur oratorias. Namque delectant, et movent,mentemque avertunt a philosophico rerum examine,quas non accurate,sed adsimilitudinem exprimunt. In verborum sensu commutando peccarunt vehementerscholastici. V. Gassendum in Exerc. Arist. Exerc. Hic cum Logicis fere omnibusnon præcipio, abstinendum esse a tropis atque figuris:rebus enim permultisvocabula metaphorica necessario imposita sunt, aliis utiliter, cum ex iisorationi splen dor accedere videatur. Condil. Art. d' écrire. Translationespropter similitudinem transferunt animos,etre. Neque vero minor utilitas exverbis notionum;.harum nullum archetypum extra nos invenitur iunctas exhibensideas, ex quibus componuntur. Id vero præstant nomina, quæ illas comprehendunt.Sunt denique voces, quas particulas appellant Grammatici; his utimur, ut ideas,et periodi membra, et periodos ipsas interse coniungamus. Quisaneusus mirificusest, et ex eo maxime vis tota orationis derivat. Rectus erit,si m u tuamrerumdependentiam, et relationes diligenter consideremus. Hæcdeusu. Nuncde abusu,quirestat,dicendumest. Iam vero abutimur verbis, si iis, nullam ideam,aut obscuram associemus, adeo ut inania sint, et ambigua: in quo non rarumestlabi;etmaxime verba notionum virtutis,honoris,et simi lium multo pluribussunt meri soni; obiectum namque non referunt, quod sensus moveat, nec illudquod referunt in in fantia, percipimus. Hinc ea absque ulla significationeusurpandi longam consuetudinem iam contraximus, a qua ut reMilanius, reflexionevehementer nitendum est. Sed abusus verborum etiam ex ignorantia, et malitia. Scilicet, qui partium studio, vel anticipata opinionemoventur. Qui vulgo avent imponere. Qui difficultatum pondere hærent et idearumdefectu impediuntur. Tunc enim vero ii obscuritatem affectant, verbis inanibusse se involvunt, nova etiam fundunt, atque sesquipedalia. Optimum ergo erit,mentem parumper a verbis abstrabere, eamque in ideas intendere, ne verborum sonitu hallucinemur. Ut verba recte interpretemur, advertendum in primis,notiones eius, a quo adhibentur,'significare. Non igitur suppo natur, omnesiisdem verbis adnectere easdem ideas, et ipsis rerum realitatem apprimerespondere. Quæ qui supponunt,de rebus perperam ex verbis iudicant, et ex propriis aliorum ideas non benecopiiciunt. Hisce per summa capita indicatis,advertam in primis, duplicem distingui sensum verborum, proprium scilicet,ettran slatum;namque verba,aut illam rem exprimunt,cui primum fuere assignata.Vel ex quadam similitudine cum re ipsis propria eadem verba ad aliamsignificandam transferimus. Quod si fiat, sensum habent translatum, secus autemproprium. Nisi quis sensum proprium alicuius vocabuli accurate perceperit,numquam fieri poterit, ut translatum assequatur; hic siquidem ad illumrefertur. Rerum præterea conditionem inspiciet,ex qua oritur, ut quædam vocespotius, quam aliæ, ad res sensu translato exprimendas, electæ fuerint. Inde clarius is sensus patebitferunt, ac movent huc, et illuc, qui motus cogitationis celeriter agi tatus perse ipse delectat. de Orat. Translatio est, cum verbum in quamdam remtransfertur ex alia; quod propter similitudinem recte videturposse transferri.Cic. ad Heren.; Alembert Eclaircis., sur les Elém. de phil. Quam vero quisquevocibus notionem subiicit, arguere tuto possumus, si multa nobis nota sint,eaque invicem conferamus; loquentis scilicet ingenium,et characterem; affectus,oris habitum; linguæ, quautitur, vim, etindolem; rem,quam tractat;circumstantias, in quibus versatur; opiniones, religionem, quam sequitur;demumpopularium eiusmores, ritus, consuetudines. Haac enim omnia efficiunt, ut licetverba sint eadem, non tamen eumdem significatum, eamdemque vim habeant. Nuncvero singula verborum genera persequar, deque Difficilius assequimursensum verborum, quæ notionibus respondent; siquidem præter caussas nominibusrerum existentium communes, peculiares etiam concurrunt, ex quibus efficitur,ut singuli fere has ideas diverso modo componant. Nec eadem semper significatioest vocibus orationis par ticulas exprimentibus; loquentium igitur, vel scribentiumaffe ctus, et præcipue contextus consulatur,cum ex iis sit dedu cenda. Denominibus relativis, quid advertendum in præsen tiarum,ut recte explicentur?Porro id muneris iam explevi dum agebam de eiusdem generis ideis. Quid denominibus uni versalibus,quod paritereoloci, traditum non sit? Illudsubiungam,voces particulares,aliquis,quidem etc. obscuras esse et indeterminatas,nec denotare, quæ, et quanta subiecta sint; universales vero aliquandoparticulariter esse sumendas, aliquando non omnia individua generum,sedindividuorum omnia siores esse, iisnonnulla admoneam,ad quæ semper ineorum interpretatione spectemus. Qualitatum sensibilium nomina, colorum nempe,saporum, aliarumque huiuscemodi, sensationum etiam doloris, et voluptatis, nonita accipienda sunt, quasi explicent id, quod est in rebus extranos positis.Nostras affectiones, sensationesque upice indicant, nec vero vim,et quantitatemearumdem. Hanc experimur, non autem accurate possumus efferre. Fit autem sæpius,ut in singulis maior,vel minor multiplici gradu sit. Dubitari quidempotest,quin ipsæ sensationes apud aliquos prorsus differant, licet omnes iisdemverbis utantur. Omnes arborum folia viridia appellant; sed adhuc videndum,utrum hæc vox eamdem omnibus ideam excitet. Quam dubitationem ingerit di versacorporis temperies, et habitus, nec eadem omnino fabrica sensuum;unde certooritur,affectiones easdem aliquibus inten aliis languidiores. Nomina idearumcompositarum non idem apud omnes. Maxime si veteres cum recentioribus conferantur.Ne eas igitur ex nostris notionibus interpretemur, sed ex illis quæampliores fortasse, vel angustiores. Nominibus substantiarum easdem qualitatesnon omnes complectimur. Nulli essentiamprimariam,a qua eæ nascuntur,et quam nemo novit. genera significare. Quæ quidem ex circumstantiis, linguarum indole,ingenio, loquendi consuetudine patent dilucide. His fere,quæ adhuc de vocibusdisserebam, continentur potiora,ex quibus Grammatica philosophica conficitur:linguarum singulæ suam habent, eaque particularis Grammatica dicitur. Est veroetiam Grammatica universalis,quæ principia constituit omnibus linguis communia.Notandum superest,syntaxim totam legibus concordantiæ, et regiminis moderari.Illæ principio identitatis, hæ principio diversitatis innituntur. Verborumdisputatio manca videretur, si de scribendi rationibus haudquaquam dissererem.Non igitur una fuit hæc ratio apud omnes,nec omnibus temporibus;tamen in eo conveniebant, quod signis non ore,sed manu expressis,quæ mente revolvimus,manifestarent. Ac, quæ fuere adhibitæ, pictura, symbolis allegoricis, deniquesignis arbitrariis continentur. Pictura, aut unam figuram, aut plures exhibet,signa arbitraria, aut ideas,aut syllabas,aut litteras verborum significant.Scripturæ, licet ab ea, qua nunc omnes fere gentes utuntur, longedissimilis,specimen aliquod hominibus innotuit per imagines, quæ sui resexhibent, et quas conamur exprimere gestibus, et clamoribus, ut iis longinquadesignemus. Ad has imagines adumbrandas urgebat necessitas communicandi cumabsentibus, et præsentibus explicandi id, quod verbis efferri non poterat. Indescripturæ origo potius, quam ex cura committendi nostras cognitionesposteritati. Ac homines ex rerumimaginibusidconsiliicepisse,ut illas ad suoscogitationes enuntiandas delinearent, omnium pene De usu, abusu,interpretatione verborum videantur Locke Ess, etc. Leibnitz Nouv. Ess, etc. Clericus art.crit., DuMarsais princip. de gram. Condillac gram. D'Alembert Elem.de Phil. etEclaircis. sur les Elem. etc, Hinc sensim crescere CONVENTIONIS SIGNA,etomniatan. dem huiusmodi evadere. Quae sola notiones reflexione perceptas possuntexprimere;quae ob multos rerum aspectus sunt neces saria. Namque notiones illaenullam imaginem praeseferunt, nec ulla imago diversas relationes comprehendit,sub quibus res, ut lubet, consideramus. Signa autem, quae ex CONVENTIONES sunt, optime quidem abeo constituta fuissent, qui singula singulis ideis simplicibus destinasset,suaideis universalibus, aliademum determinationibus individua constituentibus.Enim vero simul iungendo, et apte componendo haec signa, res omnes possentdistincte explicari. Hoc scribendi modo philosophus tantum uti potest, nempeille solus, qui probe noverit, quaenam ideae simplices illas substantiarum, etnotionum componant. Quique etiam adeo individua observaverit, ut ea possitplane describere. Illum Paw Recher. sur les Americ. Quemadmodum artistypographicae occasio fuit ars caelatoria et sculptoria, ita occasio scripturaenon inepte ex pictura derivatur. Praesertim quum non aliter pictura sitobiectorum in oculos incurrentium scriptura, quam scriptură sit obiectorum quaeaures feriunt pictura. Videsis Augustum Heumannum in conspectu reipublicaeliterariae Signa huiusmodi spectant ad linguaeuniversalis institutionem. Alia ratio, qua ad eamdem possumus pervenire,indicata, vix est N. LXXII., LXXXII. V. Soave Comp. di Locke, qui etiamcelebriores scriptores recenset, a quibus ea institutio suscepta fuit. Leibnitii historiam, et commend.characteristicae linguae univers. Traité de la Form. etc. Mémoires de l'Acad.de Berl., ibi Thiebault videtursuccensere Michaelis, et non ita difficilem, nec vero inutilem, et multo minusperniciosam, quemadmodum ille, censet linguae universalis institutionem, quaeprimo illo modo conti. neretur. Sepositis iis,quae de universali linguainstituenda excogitari subti. vetustarum nationum monumenta, et gentiumsylvestrium usus confirmant. Quae scribendi ratio picturae affinis, cum auctiscogni tionibus, relationibus, et indigentiis ad omnia exprimenda non non satisesset apta, paulatim a signis discessum est rerum i m a ginem referentibus, ethuius pars tantum depicta, et plures ideae uno signo manifestatae. nensesadhibent; proindeque mirum non est, si tanti apud illos sit literas scire. Quaedifficultas effecit, ut nationes pene omnes eum scribendi m o d u mprobaverint, quo non obiecta, non ideas, sed sonos verborum reddunt; ad quemduplici via perveniri posse declarabam liter possent, splendideque proponi;multo fuerit satius consilio adquie scere Ludovici Vivis, cuius haec sunt (Detradendis disciplinis lib.III. verba. Sacrarium est eruditionis lingua,et sivequid recondendum est,sive promendum velut proma quaedam conda.Et quandoaerarium est eruditionis, ac instrumentum societatis hominum,e re esset generishumani unam esse linguam, qua omnes nationes communiter ute rentur: si perficihoc non posset, saltem qua gentes ac nationes plurimae, certe qua noschristiani initiati eisdem sacris, et ad commercia et ad peritiamrerumpropagandam. Peccati enim poenaesttot esse linguas. Eam vero ipsam linguamoporteret esse cum suavem, tum etiam doctam et facundam. Suavitas est in sonosivé simplicium verborum ac separatorum, sive coniunctorum. Doctrina est inapta proprietate appellandarum rerum. Facundia in verborum et formularumvarietate ac copia. Quae omnia effi cerent, ut libenter ea loquerenturhomines,et aptissime possent explicare quae sentirent, multumque per eamaccresceret iudicii. Talis videtur mihi latina lingua ex iis certe quas hominesusurpant, quaeque nobis sunt cognitae. Quod continuo diligenter, ostendit,eaque tradit quae merito cum disputatione componantur ab Aloisio Lanzio librisinscriptionum et carminum praefixa. Sinensium alphabetum Typographicum ex 50000. signisconstat. V. Mémoir, concernant l'histoire etc. des Chinois parles mission.tom.X1., Mopertuis ius auget ad 80000. Iaponenses, licetomnino diversalinguautan tur, quae tamen Sinenses literis consignant,probe intelligunt; adeoverum est haec signa non rerum voces, sed earum conceptus delineare. V. Marpertuis loc. Iam. cit. Cesare Baldinotti.Keywords: signum, genere, segno, genere, segno naturale, lacrima, segnoartificiale, ‘homo’, conventione, imposizione, idea, ideazionismo, ‘Locki’ –enciclopedismo, illuminismo, ‘discorso sulle lingue’, propositione,articulazione, logica, grammatica, forma logica, modus significandi,imitatmento, il Cratilo di Platone. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Baldinotti”– The Swimming-Pool Library.
Grice e Balduino: laragione conversazionale e l’implicatura conversazionale del vestigiodell’angelo al Campidoglio – la scuoladi Montesardo – filosofia pugliese -- filosofia italiana – Luigi Speranza, pelGruppo di Gioco di H. P. Grice, The Swimming-Pool Library (Montesardo). Filosofo pugliese. Filosofoitaliano. Montesardo, Alessano, Lecce, Puglia. Grice: “It isamusing that when we were lecturing with Sir Peter at Oxford on ‘Categoriae’and ‘De Interpretatione,’ Girolamo Balduino had done precisely that – AGESbefore, in a beautiful beach town of Italy! ‘vir Montesardis,’ –“ Grice:“Strawson and I, following an advice by Paulello, drew a lot from Balduino’scommentary – especially of the Peri Hermeneias, the section on the ‘oratio,’since we were looking for ordinary-language ways to render all the modaldistinctions (indicative, imperative, optative, interrogative, vocative, …)that Balduino finds so easy to digest – but our Oxonian tutees didn’t!” -- Girolamo Balduino (Montesardo),filosofo. Studiò all'Padova sottoMarco Antonio Passeri (detto il Genua) e Sperone Speroni, formandosinell'eclettismo aristotelico proprio di quella scuola. Insegna sofistica inquello Studio; passò poi all'Salerno e all'Napoli. Nella seconda metà del Cinquecento le sueopere furono occasione di vivaci dibattiti. Alle sue dottrine si oppose, inparticolare, il filosofo padovano Jacopo Zabarella. Altre opere: “Perìhermeneias”, “De interpretation, “Dell’interpretazione”; “Quaesita tumnaturalia, tum logicalia”. StudiGiovanni Papuli, B.: ricerche sulla logica della Scuola di Padova nelRinascimento, Manduria, Lacaita, Papuli, B. e la logica scotistica, in ActaCongressus Scotistici, Roma, Papuli, Da B. allo Zabarella e al giovane Galilei:scienza e dimostrazioni, in « Bollettino di storia e filosofia », RaffaeleColapietra, recensione di Ricerche sulla logica della scuola di Padova nelRinascimento, Emeroteca della Provincia di Brindisi. B.. “De signis”. It. segnare, notare, segnificare,notificare. Primum oportet ponere quid sit nomen et quiddam in proæmio, utpropositum suæ considerationis ante quid verbum cognovit et infra aborationibus rethoricis et poeticis, atque his quæ affectus explicant, illam selegit. Item tes cum iste liber cum tota logicae undem modum cong ordine lintconsiderandæ quo, ex processu resolvente com, siderandi participet, qui ut antemonstrani est instrumen monstrat cum inquit primum bum etc. vers tum seuorganum notificandi. Quid inter hunc librum quid nomen quid alios differt?Respondetur. Id interesse et, inter diversos primum, non intentione, cum libroseandem rem eodem. Sed quod primo exequi instituimus dicit opor versa prædicatapropria, de illa cognoscantur. Q dis eaq. præs cipia quæ ut deus, et prima inomni tempore, loco, et subiecto dicata ex fine libri facile inveniri possuntdemostrationis prin sunt nes mus, extremum nam ut posuis cellaria. Sedsuppositione in hoc libro et finis, rum conceptarum res et secundum quid. namtuimus dicata quinq vocem SIGNIficativam stag are, ut toto, necessario traverlrum etc. Hæc verbi, orationis, enunciationis nominis, nis quibus eædemlibro poeticorum est præceptionem tradere finiendo considerant alterum utaspernetur et um metrum formandum, bi etc. ponere ergo sumetur non tanquam resdubia inquirendum sum, verum et constans ponendum primo mento magno exemploexplicatur artificum idem ligna ut lignum, sit sed ut per seno post incos unusartifex statua malter, referet tæ, cum suo proprio monius inquiens est, admetria positi oest. Ita que non nisi ut enunciativa. Sed de subiecto do postsecund infine. Regulem logicem ponuntur ut notæ orator et poeta enunciativa orationis codem modo istades:ante et SIGNIficativas intendit idenim definitionem nomini suer, sitioneSIGNIficantes tionis tantum urilitatem declarat apo demonstra, ad impossibileprimo prior de tione simplici et hæc porest. Sed demonstratio viriali cuius,extranea autem quod licer hæc omnia demonstrationis Postremo scientiarum. neviam atrium et iuxtaponitur uerbo. Magentinus positionis modos modoconsiderantes est interpretario posis ab instituto, nomen, aim. Ponere seuconstituere. Ammonius has tres particulas legit cum ergo sunt prædicatapropria, affirmationis et negatio mum ponendum constituat, alterum appetendumexplicaretur oportet definire et fugiat. Poeta ad cocinnum orator veroadornatum. Id, quasi istorum quid nominis ad efficiendam. Huic quam retuli reiconfidera Averrois, definitio enim inquit Aristotele ingeo navem, alteradarchamconsiderandi modo, assentit, Amonius definitiones positiones in arte dicuntur.Metafisicae in hoc libro confiderari de oratione, in magno com cuiusratio estprimopoft. quam per voces clariores mo prior primo, syllogismus est positis etconcessis et concesso, pri oratio in quaquibusdam attingit. Magentinus syllogism ducente hactenus. Paul e re niam fiunt. Quos cis nunc. De utilitate dicimus ab anima, quæfacile opus suum inquitex proposito patet: ad de et ex inscriptione cepit ergotertium modorum quos Ammonius attulit. Su subiceti interpretationem refertur. Quam miturenim gratia quæri retulimus nam enunciatio ad ins ponere, primo prosuppositotendatur tet non simpliciter sic enunciatio in to, propositum quas per vocesclariores NOTIFICARE nostrum esse, de oratione enunciativa. Hic autem finishaberino potest, nisi per hæc præ tertio ait igitur de partibus tractandum est,quid nomen et quid verbum inquiens et Aristotele verba conne fit ita restractatæ alibi differunt. Requires et ens quia propositum Aristotele quam, necessario.Quona igitur modo sei ungi simplicium essential cognoscenda differentia locus,tamen hic nomen quid ferme omnis explicatur ex proprio fine quoniam et uerbum.Juult ergo cum cæteris ista considerat utg syllogism parte sefficiantur logicusbus ponere sumendum fore pro definire et definit, ut verum strationideseruiant, grammaticus vero voces tis compositas incongruum sermonem exelemen, ut congruum, siue oportet ponere, id est definire et falsum declarant.Et novissime ut demons dissentio latina ac sensum accedens ab Aristotelesidiceret. Sed ab his ad Aristotele verba græca et. nam committeretur nugatiopossunt? ideo dixit primum est erfide hoc infra fit proprius considerandioportet ponere id est definire, magis utiudico. Hæc ut bene Ammonius cognoscit. Ac.p fine propositis nullo modo tamen,ut omnia moveri commune commodum est id muniter posito primo top. nono.Tertioet concello quomodo sumitur procom de mente Ammonii attulimus gratiaexplicentur omnibus Aristotele. Quarto pro ea fine ratiocina, pro proprium est.Locis quos adverbio quod nibuscarentibus pro definitio positione fieri exHeracliti sententia via relinquenda non est docentes, fine via eiuscontemplationem medio. Secundo poster incommens damus, tenebrisan; circumsusimore feramur, est igitur enumerat: tray in incertum imperitorum via, illa quamtoti logicæ Aristotele to magno est. coniung nomine et verbo. Pris. primo postsecundo post. et ratiocinatione ex hypothesi. Secundo supra retulimus et hicaccepit sed quem modum Aristotele hic fert. Ex hisitaque patet. Arit,resconsiderandas acceperit, verbum nullum proj ea considerantur. Quod siorationem ante etiam posuit et tractavit, non nisi ut genus communeenunciationis, ad verbum. OD rum ordinem pofuisse) tanquam subiecta et tertioprædi num triplex potestelle consideratio: primo ut absolute Cara, quideorum,scilicet ponere sive constituere. Sed SIGNIificant simplices CONCEPTUS. Ita inprædicamentis cons citorcum primo post in parva commentatione: scienyfiderantur. aliomodo secundum orationem, ut partes tiasitunius generisfubieéti, quçcúq; exprimis componitur, sunt enunciationis: sica dhuc librumspectabunt, propter et partes et PASSIONES horú sunt pse. igitur duo sunt perreaenim inquit traduntur sub rationem nominis: uet er se predicata, substantiasive essentia quæ per definitione, et biut SIGNIficant cum tempore aut sinetempore, intulit accidens proprium, quod per demonlirarionem concluditur.etiam. et traduntur alia huius modi, quæ ad dictionum secundo post. Inmagnocommento cur tantum pertinentrationem, ut enunciationem conftituunt sed quidistorum proposuit? Ad hoc dicendum mihi uiden quam vistant iuiri ingenium etiudicium semper cum sum tur: ex primo post res quarueif ecf timperfectum, etquasi in mente, non habentuere definitiones. Secundo ponendum quod supradocumus, res logicas ut intrumen ta et organa artium et scientiarum, ad proprios fines et quodsatis probatum est supra cum a nobis Ammonius notitiam explicandam referri. Hisdatis patet ad petitios est reprehensus. Præter eaut diximus nome et verbum nemresponsio: namdum Aristotele quid prædi et orumponen simplicior asunt decemvocum conceptibus. Amplius dumpropofuit, et propriosfinesquiipsorumpropriaferrationoininis et ucrbi et fi ut materia adorationemenun rendicuntur accidentia,anteposuille dicetur sic enim ora, ciatiuam pertineant: tamen corum rationessunt commu cionem definiens enunciatilia inquiet non omnis: sed in nes, non adorationem tantum contra et æ. ut prædicari de qua verum et falsum explicatur etnomen quod vox fit si vocibus simplicibus prædicamentorum non possint, licetSIGNIificatrix. Requirit secundoAmmonius a quo Aquinas cum divo Thomas in ultimo suo dicto contra Ammonii opismas accepit. Side simplicium vocum essentia in prædica; nionem consentiam:nomina et verba in hoc libro tracta mentistra et auit: cur hic iterum repetitsrespondet Ammonius. ri,ut cum tempore aut sine tempore SIGNIficant, et non soluunum quod supra tanquam falsum reiecimus. Nam et fi hæc SIGNIificare dicuntur,sed et alia huius modi quæ perlig verum dicat. Ut robique easdem res subicto, rationetas nent adrationem dictionum. Licet ipse sub inferat, utes men differentes finiri: nihilominus differentia quamaddu nunciationem constituunt. Non solum affirmatigamenun cit est falsa. Dum inquitin prædicamentis voces simplis ciationem, utAmmonius afferebat. Si autem ista verba, ces considerariut indicativæ suntrerum simplicium quæ Aquinas referret addi et tasuperius ut diceret qiftain hocquando cum temporis mensura SIGNIficant, verba: quando libro traduntur sub rationenominis et verbi et alia huius, sine tempore cum articulis explicant, nominasunt dicen modi, scilicet traduntur quemad rationem pertinent diction da. Quando pars affirmationis uel negationis, dictio: cumnum, tunc inter nomen, et verbum et dicionem distingue autem pars syllogismi,terminus. Sed primum inas SIGNA y ret. Sed primum de mente sua verius credo.nam alii ta differentia dubito: quarationeun quam fiet: ut substan teridemdi etumforet contrasequodin, Ammonium die sia per le existens SIGNIficari possit cummotu? maxime ximus. Postular Ammonius et AQUINO curaliisoras cumprædicamentares sint completæina et tu. Nam quinto tionis partibus missis, solumnominis et verbi considen metaph. septimom et septimo primo physic. ensrationem præposuit? addituretiam. quia libro poetico, quod est, aut existeredicitur, in decem primasres, seu voces partitur: quo ergo SIGNIficari possuntcum tempore! nisi diceres ut sunt imperfe et cres, et in motu cum actione, etpassione et generatione lubstantiæ alteratione qualitatis augumento quantitateset ex accidente mutatione eorum quem ut uo referuntur. Seundo nec dubium solverevidetur quod dicit. Sed falsum etiam est in prædicamentis rum orationispartes enumerans, inquit septem elle. Elementum, syllabam, coniunctionem,nomen, uerbum, articulum, orationem. Ad hoc breviter respondent alig quiAristotele omifisse quediximus, tanquam inutilia et ad rectum poetarum metrum spectanciahic solum mentioq nem fecisse nominis et verbi: pista sunt necessariæ parstesenunciativæ orationis, inquo, Ammonio non aduery voces considerari, ut adsimplicium rerum cognitionem dedu satur nec diuo AQUINAS & fi oratioenunciativa quando que cunt. Sedinftan taliqui. In prædicamentis, Aristotele fini ens in conftetexaliis, nonnecessario, simpliciter, omnitempore, quit. Substatia dicitur. sed quam uanèrespondeantex Aril. Quinto meta et Alexandro Aphrodiseo exponente cognoscant,secundum se inquit vero dicuntur quæcunq; predicamenti figuras SIGNIficant autsecundum Boethium quæcunque figuras predicationis significant. Itaq. PerAphrodiseus quod a nomine, vel uerbo deducitur:lig verbum hoc dici etsignificare res simplices, prædicamen ca ad metaph. Non logicum pertinent: sed utdecemu ces, res mediis CONCEPTIBUS A POSITIONE SIGNIFICANT logie corumconsiderationi convenient. Tertio dubito et tan cuti et legendum, et navigandumalegere et navigare verbo originem ducunt. Similia dici possunt de explicationeAlexandri. Quautitur Ammonius dum de verbo consin dcrans Aristotele inquit.Verba autem secundum se dicta nomina sunt id est simplex habent SIGNIficatumnominis eius simplicibus partibus simile, ex quibus constatoratio. Ita proAlexandro dicendum. Adverbia plurima ex parte quam vanam explicationemexistimo, dictionem, scilicet affirmationis partem vocari. Nam quid interestdicere nomen et verbum vocem esse SIGNIFICATRICEM A PLACITO et afferere nomenet verbum dictionem esse ihuius may de ducia vero nomine aut a parte orationissimpliciquæ nifestum indicium ex Aristotele sumitur. Qui ipsam orationemdefiniensait oratio est vox SIGNIficatrix, cuius ex partibus aliqua separataSIGNIficat ut dictio, verum non ut affirmatio ergo idem est dictio, quod nomen.Ut habet translatio Magentini. Et verbum. Ergo dictio, orationis communis parserit, non affirmatione stantum. Nisi per appropriationem dicat illud sed AQUINOvidensuocesalo, gico consideratas non posse decem simplicissimas resnis fimediis conceptibus explicare itaenim secundo intely uim habeat nominis. Et ita si quando goriatura verbo, nihil Alexandri etAristotele sententiæ officit. Sed cur particispium, quoquam se pissime indemonstrativis scientiarum sermonibus utitur, tam hicquam poeticorum librorelis quit? Ammonius dicit, quia ad nomen et verbum reduciy tur. Alii vero quodidem sft dicunt quia pars comporis ta non simplex orationis dicitur. Quæresponsio magis perspicua et evidens iudicio meo est. Nam primo pos ter,secundo, præposuit dupliciter præ cognoscere oportere, leda sive secundæintentiones dicentur, nonu tres linere alia namgquia sunt prius opinari necesseest alia vero quid lationibus denotant ad philosophiam naturalem spe et an estquod dicitur intelligere oportet sed cum duas propos tes et metaph. Aliteralseric, simplicium inquit diction ne rettrese numeravit et ad hocrespondet Aver, optertia ma veneratione sanctitatis probarim: in hactamenre'sponsione dissentio: cum decem voces non solum simplices conceptus sed resmediis conceptibus explicent: loco et subiecto et non nisirespe et uhorum utpronomen loco proprii nominis. Adverbium tam hic, quam in libro poeticorumrelinquitur, uel quiaut Ammonius ait, modum dicit quo prædicatum incitsubiecto. aut ut sрее species composita est ex his dicasetiam o duas præposuit neccessarias signum est q Aristotele dixit dupliciterpræcognoscere oportet et quia lunt, opinari necesse est et quid intelligereoportet ad tertiam vero præcognitionem der scendens, fineullo necessitatesverbo additoait quædam autem ut rag nam compositaquæ esse et am tertiam naturamnon dicunt distinctama componentibus, explicatis necessariis partibus,coniunctim ex his explicari intelliguntur verum quicquid sit de Arist. textu etratione quamdi xi: sufficiens ref ponfiofit: qhicde simplicibus partibusAristotele loquitur, quale non est participium. Coniunctionem omisit, nonquiainutilis, quoniam. infra quod ipseconfirmat hic, et supra contra Boethiiopinionem adduxit Arist. dividet orationem enunciatiuam in unam simpliciter etconiunctione unam: quæ necessario coniuctionem expostulat. Nec exomisit utAmmonius et Aquinas quia pars orationis non est sed pars conne et ensatqueconiungens. quoniam Aristotele coniunctionem poeticæ locutio nian numeravit,tanquam orationis elementum. Item in cap.quarto Aver dicet, q syllogismus conditionalisest unus per unam copulativam. Gifoloritur ergo dies est sicut predicativus estunus per medium terminum sed hic medius terminus necessaria est parsprædicatiui sive CATHEGORICI syllogismi. Ergoconiunétio syllogismiexpofistionefiuehypothetici.Hinc etiam contra eos fequetur inutilemconiun etionemnonesse: sed hypotethico fyllor gisino necessariam: ut medium terminumprædicativo syllogismo. Alii sentiunt propterea coniunctionem omiy filfe deenuntiatione una simpliciter demonstrationi servienti, non coniun et ione unaconsiderat sed hanc reo sponsionem suprareiecimus: ea rationeq hic liber etiamad librum priorum dirigitur, proximam syllogismo hypothetico positionem seupræmis lamelargiens. Itemin hoc libro, capit.quarto, propofitam enunciationemab aliis oratoriisac poeticis seligens, in has duas partitur. itidemq; definiteoratione in libro poeticorum eam in hasdistribuit feudi uisit species. Dicendumigitur nobis videtur, proptereahic relictam coniunctionem esse, quia facilis,et Aristoteles sufficiens erat ea parva cognitioquam tradidit in libropoeticorum. Aut secondo dicasquor demonstrativa scientia. Et secundo poft.iuxta ordi niamhic propofitum est de vocibus necessario SIGNIFICATRICI nemquemcompositiuum aut componentem appellant, pri bus agere ad interpretationem pervoces clariores efficieendam: quem oém orationem efficient nam hic libercommunia principia explicat. Dic secondo q in libro poeticorum cap. septimo,coniunctio significationis est expers: qua de causa definitioni, quæ perfectaoratio est, nond eses Post ea quid est negatio, o affirmatio et enunciatio, uoratio, deinde quid sit negatio, a affirmatio, o enunciatio, oratio. mo genus,quid syllogismus, inde speciem, demonstrationem collegit. Premponens igitur hicista duo tangfinem unum in tegrūperse ex genere et specie constitutum, primoait enunciationem, deinde oratione, non ita per se intenta: nobis innato aminuscommuni ad communiora. Sed hæc responsio improbatur quia. Si ordinen obisinnato, seu aminus communi et im per se et oincipiendum est, cur latus ordo exaccidente euenit, ut quando gab imperfer et o furnatinitium quia in libro deanima secundo, textura Magentino cum universe res quas universalia dicuntsingulis præferantur, cur hic non primum de oratione et genere, deindedeenunciatione affirmatione et negatione ex orsus fit Aristoteles sed primum anomine et uerbo: nam auta nobilior iincho an dumerat, aut are magiscõi, utordone ceffarius servaretur, non anobiliori, cum negationem affirmationiprætulerit non acommuniori, quia oratio fuif setante ponenda. Responder ipse.Solere quandoq; Arist. Hocfacere et are communiori quæ ad singulasres spes etantincipere quomodo hic dicita nominee SIGNIficante substantiam sive eflentiamet a verbo SIGNIficante actionem seu passionem, Aristoteles inchoare sed quareistum secundum necessarium ordinem inter negationem et affirmationem,enunciationem et orationem non seruauerit, ut Gbioccultumomi fit. Præter caenunciatio ut finishorum materialium principiorum prenstantior est, ergo antepornendafuisset. Amplius nomen et uerbum, non ideo communiora esse dicimus, qsubtantiam aut accidens SIGNISFICARE dicuntur, sed q voces SIGNIficativeapositionelunt, non substantiæ aut accidentis, ut naturæ terminatæ, sedcommuniter omnium ratio ergo est sumpta a processu resolvente finem in causaset principia prima intra rem itas quecum orationem non omnem, sed inqua estverum et falsum, id est enunciativam, ut finems peculetur, et hæc ex nomine etverbo, ut materiis, constituatur necessario ergo primum dehis ponendum quidfsnt: deinde complebit reliquas partes processus resolutiui sed subiectum, uttotum potential primas species continens, cognosci non potest finesuisspeciebus, sicut totum constare non potnifiex suis constituentibus principiismaterialibus: ergo deinde de his quæ ad finem proprium diriguntur, dicendum,quid oratio et enunciatio, ut completes finisele et us habeatur: quiahec inaffirmationem et negationem dividitur ut pris mophy intelligere et scire, idest intelligere scientificum: quod Auer. Finem rerum naturalium pofuit. Itemgenuscum principali sua specie unum finé constituit, acea uno proce mioproponuntur et epilogo colliguntur: ut primoprio rumde syllogismo tradaturus,resoluentem processum efficiens a principali fine inchoauit: de demonftrationeet Propositis communibus, ut materia, principiis, quæ per se SIGNIficantia omnem orationem conftituunt: nunc de coniumctis ex his principiis &conftitutis proponit. pri mumq; ait Deinde, ut diximus ex Ammonio, ordinem eturum proponit de rebus omnibus: deinde de elementis, denotata principiorumconstituen tiu madres constitutas. Et de omni anima prius quam hac autillaanimaratio pof t e a inquit quid nea t i o affirmati o et c Hic quærisigitur & causa ordinis a dnoscelatiesta notioribus nobis Diiii gationemaffirmationi prætulerit. Ammonius ait prius nomen perfectius posuit? Item insitus, et ad nosre asenfuuisus incepit ut Auer. aitineodem libro. de anima deintellectu prius quamdesecuny. dum locum motiva potentia. Similiter secundumaccidens est ut a comunioribus five minus comunibus pro Milanius. Nam degeneratione considerans de ea generatim sedin ruit: et fi per se non SIGNIficatut ait Aristotele licet SIGNIfica, demonftratio intenditur quam syllogifmus. Etprimophy. tionem non impediat perfead hunc librumnon per primo finem proponensrerum naturalium primum, dixit. Et at, quietiam per se SIGNIFICANTIA principiaut materias spe quoniam intelligere et scire contingit, id est rationem ellenculari conftituit. Quarenon inutilis quidem coniun&tioerit: tiam ac naturamipsarum, inde scientiam per demonstras sednec necessaria pars SIGNIficans,orationi per se, id est, tionem acquisitam ratione et eflentia posita etexplicata omni conveniens oratio autem divisa in species duas, per definitionem,in fine explicando, nobilius explicavit, quas monstravimus, conjunctionem apoetica, ut eius parti ac magis intentum. Sed ad huc dubium remanet curnesutilem, mutuo accipit sed ad enunciationem relatam ut primo priorum, prius TEX.BOEZIO. ordine ad nos relato, ab imperfecto ad perfectum procedit ettum negatio enim diuisionem continet, affirmatio autem in compositioneconsistit negationem igitur affirmationi præposuit, et magis ad partes accedir,compositioautem ad totum. Sed ueniat anti uiri fit dictum negation magiscomposita dicitur quam affirmatio, cum additione negan cis particulæ,affirmatio efficiatur negatio. Ad rationem orationem quatenus ex luismaterialibus principiis cons harum alter utra præferatur. Sed contra dicimus,pris mo hic liberad demonstrationem dirigitur, ut ipse fal dem, fic nece ædemvoces. Quarum autem hæ primum NOTAE sunt, eædem omnibus PASSIONES ANIMAE suntet quas rum hæ similitudines, res etiam eædem. Sunt quidem ergo hæc in voce,earum in anima passios ad modum necliter et omnibus cædem, fic nec eædem voces.sentiens cum Magentino reprehenditura Sueffa. adiu mentum seu commoduminproæmio, nointractatupræ do secondo phy.tertio.natura est principium motus etquietis, per se et non secundum accidens ita que ex his positis sequiturnegationem instrumentum explicans con fitione formam eflentiam q; cognoscimushoceft agen rium et dirigentium ad ipsas. Oportet igiturante cogno! Scereeaexquibus est definitio: propter eaq ifta præcogni tetur, quææternorum est nonautem ad eaquæ possunt ponitur. Diceret enim ille utilitatem totius libri et subiectiesse et non esse. Amplius et fiinuno, quod de potens anteponenda, nonutilitatem cognitionis, perquampro tiaadactume ducitur, non esse prius fit eo,quod est: pofitad eclarari, ac definiri possunt. meæ etiam rationi nontamensimpliciter in omni natura: cumea, quem poten responderet. In sequenti textucommodum quale fitex tia continentur, non nisiaba et tu, ac eo quod uere eft inplicari: sed quam in ordinate ac fine arte id faciat, uides actume dantur prætereacap.quarto enunciationem in rintalii, retamen idem cum Ammonio sentit quiaitAri. has duas species diuidensinquit. Prima autem oratio docere uelle nomen etverbum quorum finitiones promi enunciatiua est affirmatio, deinde negatio ergoanaloga, fit, voces SIGNIficativas esse, quod ifferata vocibus nonli aut perrationem ad aliud nonç que diuisa participatur ab SIGNIficantibus, utscindapfus docetom quæ inprimis, ac utrii: fedde hoc fuo loco dicemus. sicutAmmonius di proxime ab ipfis vocibus in dicentur. conceptus, scilicet durumpromittit: Mihi quod uerius probatur iftud est, primo: quorum interuenturesexplicantur.quæ omnia, hic affirmationem et negationem numerariut pluresspecies enunciationis, id est oppositionem contradictoriam erficientes. Quæinfine fectionis fecundæ, in hoc conssistit. ut aliquas edeiiciant, deftruant,abiiciant, atque ne gent; in hoc autem efficiendo potissimam et inprimis vimhabet negatio. Quade causa ibi primum ab Arift .numeratur, ut secondo de animacum species subiecti fint plures, ex enumeratione ipsarum precognoscitur esse,id verum in demostratione, iti demin definitionem ons quod anteponendum est,prius quam tractatus cognitioaut definitiohabeatur. Secundo sciendum primotopic. ofta Opposita secundumcontradictionem protenfa alterum oppositum explicare.Et primo post. octauo. Inantiqua commentatione, de omni eft quod non inquodam quidem fic, in quodamautem non nec aliquando quisdem sic, aliquando quidem non. Jitidem & tex.Quinto scire autem simpliciter opinamur: sed non sophistico monitionis: quasimplici conceptu fine assertione seu compo iun et a et divisa, notio rem esse quam affirmationem namta, ad eam habendam nos dirigunt at qzillamex præno attendere folemusdiligentius ad contraria, ut nobis ads uerlancia, quam eaquæ sunt nobisi nnata.hæc autem affirmatio, illa negatio explicat per externa, explicantia tisefficiunt. Arif. igitur quoniam dixit oportet nos constituere, siue ponerequid nomen, et uerbum etc et com muniter hæc erunt voces SIGNIificatiuæ positionealiem fine quodam modo alterum sed cum iple species ex propriis veryexplicatione, aliem cum vero. iccircoiftatria antemani principiis internisdefiniuntur, I uxta ipsarum naturam, feftat: nesue definitiones fineratione etfineea quam ipse proprietatem et ut ad commune genus proportionale tradiditarte ponantur, at constituantur. In hoc textu eu analogum referuntur, finiendasunt primo, modo hic in proæmio negatio præposita numeratur, ut instrumengvoces esse SIGNIficatiuas: quod Ammonilis exponens cum tum est habensellenorius: secondo autem modo infra in Magentino ait quattuor ad ho cutiliaeffe: rem, conceptum, tra et tatu et propria definition subsequitur itainfraintely vocem, et literas. Amm. autemait Aril. inchoare, nona lectus quandoplineuero est et falso: circa composition rebus, quæ perse, nec simplices suntnec compofitr: id nem enim est falsum et uerum. Querunt novissime curuo enimhabent conceptus sed a vocibus, tr"fine quibus dis cem omiserit. Sed Aris. infri ad hoc respondebit ut supra sciplina et præceptio fieri non potestaitam; nullam facere etiam a nobis fatis est dictum. Propter ea ad aliacontendamus. Aristotele de literis mentionem g nullius ui funt ad proporto& fiuerafint, dimin Pombaamen ponunturcum aliammay gis intentam differentiamSIGNIFICARE SCILICET A POSITIONE, NON NATURA relinquat, quamtamen Alex. etPfellius prosequuntur et in expositione tex. Ammonius A uer. ato alii nonomittunt unum ergo et idem cum hissentiens, eorum veritatem confirmo. Cumnominis doctrina et dissciplina ex ante posita fiue præexistenti fiatcognitione, ftretur et testimonio Auer. confirmetur. primopost.ses cundo. etArift. primo Metaph. et apud Alex. pri motop. quarto oportetenimait Arift. exquibus eft de finitiopræ scire, fiue ante cognoscere et Alex. inquit definitionper omnia nota et precognita procedit et Averroes primo post. secundo. fic.etiam uerisimile eft effe dispositionem specierum prænotionum conceptionis idest defiunumeorum quæ diximus explicatur, nomen et verbum primo secundo.hec autem quandog imperfctiora, TEX. BOETHIL. Suntergoea, quæ funt in voceearum, que sunt inanie quandoy perfectiora, minus communia autcomiora. Ma ma,passionum not&,o eaquæ scribuntur, corum, que gentinusaitq cum evidentiadixerit, abhistanquam abdi tis et occultis abstinuit. Aquinas dicit gquia Aril.cępitapar sunt in uoce. Et quem ad modum nec literæ omnibuse et s tibusenumerare: ideo nunc procedit a partibus ad tol adducam dicitur. aliud effedicere num note: O quæ scribuntur eorum IN VOCE. Et queme procedere, quia magissensate sunt de anima instrumentum, seu Atat, esse magis minusu e compositamaliud finem habes PASSIONES ANIME SUNT, o quarumbæ similitudines, resquoquecedem. re ut alterum coniungicum altero, aut feiungi ab altero enunciet.secundum concedimus: sed exillo affirmationis naturam magis compositam esse,sequi negamus sed Magentinus dicit q enumeratis nominee et verbo et aliis eorumdefinitiones tradendæ erant, quas ponere constistuerat. Sed hoc Aril. non facit: sedcaput proponit quod nobis ad iumento erit sed quod fit ad iumentum nonexiplicat, nec increpandus ame eritut Herminius idem negationis potius. Secundorespondet p in hisquę possunt efle X non efle, prius eft non effe quod SIGNIficantnegatio, quamefle, quod explicat affirmatio sed ut species sunt æque genusdiuidentes, sunt fimulnatura, nihil grefert Quorum tamen hæc primum notæ funt,eædem omnibus i ta con la contemplanda. Quod fi ita est. Cur ergoiftorum quat PASSIONES SEU CONCEPTIONES esse omnibus easdem:id est tuormeminic? Et si infra longioribus, nunc tamen quod ellea natura: Expolitores nonexplicant qua de causa, ad rem pertinent dicamus et brcuiter: finem huius libriinterpretationem esseut fupra pofuimus hæc autem ut lov gicum instrumentum etorganum cognoscendi, ad explicationem rerum dirigitur, ac tanqua multimum &perfe netemere et fineulla ratione iddrift pofuiffe dicamus. notandum, sextotopi. In explicandis partibus defini tionis oppositorum, non tantum opus effeoppoftiscum negation præpofita, sed etiam rebus huius modi, quiz intentum finemrefertur interpretatio uero rerum non busdefinitio feu definitionis parstanquam habitui conue fit nisi per voces clariores SIGNIficantes A POSITIONE,aut perl iteras cum voces defuerint propter eanecresomi lit, sed tanquam finemultimum et in primis intentum por fuit tertio enim mera meta nemo defineconsuls nit: nam per se habitus per privations noscuntur: licet quodammodo idest ut commentator primo pofter, in magna commentauone et primorheto. cap. quintoinepitomatibus logicalibus explicet alicui generi ha minum privatio, atqueoppositum cum negatione praeposita, alterum manifestet. quam obrem topica locaconstituunt. Qomnibus, aut pluribus ita uidentur. Cum igitur supra explicasset,li voces SIGNA ESSE A POSITIONE, ex appo fat: fed ftatuitatq; ponit: sedquomodo et per quæis finis eueniat deliberat. nam primo ethico septimo, fifinemtanquam exemplar habuerimus, magis intelligemus quæ nobis sunt bona et septimopoli. in principio: duo funt inquibus omnis commendation bene agendiconsiyfito cum negatione præmissa, nunc eadem explicat pary ftit. unum ut propositumac finis recte agenda subjaceat: alterum ut eas quæ in illum sinem ferantactiones inueniamus, resigitur hic non relinquuntur sed tanquam finesexplicanda ponuntur. Nec literæ fruftra ab Arift. nume rantur cum vocumfungantur officio: hisq; principibus explicatis,& quæ scribuntur apeririintelligimus huius enim caula quæ sunt in voce conscribimus, ut absentisbusuocibus, res concepta scertius, uberius et firmius teneremus quæ enim uox, totphilosophorum, a nobis absentium, sententias unquam aperuit ad quas eorum librinostam facile deduxerunt, ut possemus aliquando quid ticulamex oppositepositiuo passiones enim et respros prereaq eædem sunt omnibus, NATURA SUNT, NONEX ARBITRIO ET POSITIONE ex opposito voces, ac scripiuræ quia non sunt eædem, APOSITIONE, NO NATURA SIGNIFICANT. aHinc etiam differentia vocum A POSITIONE ETPASSIONUM sive conceptionum et rerum colligitur et approbationem intelligat, exgræca particular aperitur. quæ diciti quorum quidem. Quæ particula causampropofiti explicat, non controversiam. Quioaduerba, Ammonius primum obseruat.qcumde uocibus et literis diceret Arist. ait. quorum ex SIGNA sunt sed passionssimilitudines re senserint eorum scripta fæpius repetentes a gnoscere: No rumuocauit. Quia simulacra rerum naturas, quoadlicet igiturut Ammonius dico nihilopusesse scriptis. Sed dico, representant ut inpi et uristidetur inquibusmutarefor magis fuisse conveniens Arift. nomen & verbum et c des maspræsentatas non licet. litin Socrate pitto calvo, fi finire per uoces quæ indisciplinis quasalio certo duce mo, oculis prominentibus SIGNA vero et NOTAEtotumha per discimusfacile primas tulerunt: quam perscripta: bent abimpositione et cogitatione nostra, ut in militum quibus periti occultacognoscunt et percepta declarant, SIGNIS ET NOTIS diversis a; institutisconspicitur. Sed cong Nunc ad litera mueniamus ea quæ in uoce sunt, constraquia secondo priorum. de enthimema te tractans. fi stunt, aut continentur,sunt SIGNA se unorem ounebonor enim duo hæc significat earum passionum i.eorumconceptuum: quos patitur, id est, ut formis perficitur phantasia, mens, seuanima, ut Prelliusait et quem scribuntur SIGNA ac NOTAE funt eorum quæ in uoceconsistunt. Etquemadmo gnificans.quiaidemuerbum,lignum,¬auocatur. dumnecliteræomnibusexdem ficneceædem uoces.} Explicata prima definitionisparticula, núc ad secundam accedit q uoces A POSITIONE SIGNIFICANT. Id queapprobat Arifto. ratione fumpta ex opposite cum negation prol tensa. Quodquodammodo notius, alterum palam facit. primo topico et auo, hinc facile confirmatutexperimen Arist. quod supra de negatione ante posita affirmationi docuimusratione sed oppositum ei quod est A POSITIONE elle, estelle A NATURA: quæ eademomnibus in est ex opsposito igitur ratio in hunc modum formetur ad conclusionemex similinotiori in litteris innuendam, id natura esse dicetur quod eftomnibusidem; natura enim princiy pium est perse& deomni: quæ igitur non suntomnibus eadem, non natura sunt aut significant. A negatione proy Prætereasi hæcdifferentia uera esset, acillam Aristot. ex his uerbis intenderet, his tantumnominibus pofitis suffincienter explicasset, dum diceret. Propterea quod uoces& literæ SIGNA ac NOTAE sunt, A POSITIONE SIGNIFICANT. PASSIONES vero etRES quia SIMILITUDINES SUNT A NATURA. Ita in finiendo nomine et uerbosufficeretsiduntaxat dixisset, nomen et uerbum es tnota non igitur addendumquog cesfint A POSITIONE SIGNIFICANTES et hic omittendum fuils set, quod voces& literæ sunt notæ fue SIGNA non eadem, neidem calu, actemere refricaret. Mihi ita sentiendum videtur. Ovuboloy superior“NOTAM” (NOTARE, NOTIFICARE), “SIGNUM” (SIGNARE, SIGNIFICARE), “VESTIGIUM”dices re quæ ita dicuntur quia ut notiora exterius NOTIFICANT, ac ut VESTIGIApedum significant. Hoera autem, id est PASSIONES SIVE CONCEPTIONES non ita:quanuis interius priæ definitionis ad negationem definiti henc propositio,similitudines rerum vocentur: rem tamen et fiinterius, quia perspicua,approbanda non est: sed lumiper senoi exterius non aperiunt propterea igiturvoces et literas fi, tam oportet, alibi quodam modo declarandam: Allumy SIGNAET NOTAS vocauit et PASSIONESSIMILITUDINES quia ille prio, id eft minor propositio in textu ex oppofitocumne exterius, hæc interius manifestant. Secundo ex dicti sfaz gationepræposita notiori in literis et quemadmo! cile reprehenditur syllogismus quemSuella formauitex dum neque literæ omnibus eædem: fic nec eædemuol litera dumafferit Arifto. uelle probare voces & literas ces conclusio consequetur. Igitur nec voces A NATURASIGNIFICANT a quume uarient, A POSITIONE haberi, conceptiones ver etSIGNIFICANT et non omnibuseç demerunt. Quorum aux res, cum non euarient, naturaesse. hocto tumuultelle tem.; Approbata minori propofitione ex simili notiori præceptumet complexionem fiue conclufionem ad qua inliteris, in quibus idem prædicatuminuenitur. nunc inferenda mait Aristotele in textu ratiocinari. Quæcung suntalia duo, conceptus scilicet, seu passions & resmanis aliorum SIGNA VELNOTAE, positione se habent. Uult deinde fe stata natura effe et ita eademomnibus, inquit ledpal, quom dassumptionem, id est minorem Arift.ponatibifunt Gones animæ quarum hædi et æ uoces primum nuly quidem igitur quæ sunt inuoce et c. id est sed nomina et lointeruentu, noræ sunt hæ animæ passiones suntcæs uerba. Et scripta sunt signa et notæ aliarum, voces, Ccili demomnibus etres quarumhæ passiones sunt similitus c et conceptionum, et scripta vocum:sequitur conclusiout dines, etiam eædem funt. Sed cuius gratia manifestatputatibi qaemad modum nec literæe ædem ficnecuos Aristot. ipsum definiensait,syllogismus est imperfectus: ex signis ubieodem uerbo ut itur ad ex plicandumSIGNUM NATURALE E SIGNUM A POSITIONE uana iti demerit, assignata differentiaMagentini. non fita positione ceseæd emerunt ubi sic ingræco non haberiaffirmattur. Sed primær esponsionis partitio, feudiftinentio, quo quodmanifefte falsum eft Toosenim sic latine significat nam modo fit uera in primosuo membro, supra longios et quem ad modum et ait et uim habere inferendi færibus disservimus cetera tamquam uera probanus. Seddu pe consueuisse. Sedobiurgandus est Ammonius qui lis SIGNUM ET NOTAM ait approbationem, id estprobationem bitabis Vox SIGNIficatrix est per se genus nominis et uery bi:igitur vox erit generis pars communis, per se unum constituens: duo igiturconsequuntur. primum naturale ,unā per se constituerecum artificiali, et ensreale cum enteratio, nis: secondo partem efle intotoniinuscommuni: significare,scilicetapositione,effeinuoce,quæeftmagiscomo munis. Qui modus impropriusdicitur eius, quod est in esse.q nomina,& uerb auoces, & scripta apositionef SIGNIificent: cum secondo priorum In Epiromatibus logica, libus, derhetorica persuasiua et syllogismo contradictoria SIGNA enthimematis etdemonstrationis et topica etiam, non a positionesignificent. lignum ergo, et NOTA, commune est ad signum, quod EX ARBITRIO ETinftituto signifiy alioelle. quartophy.Adprimum&finihilhicneceffariocat,& signumnaturaconsistens. Secundo propria eius ratiocinatio confutatur:non enim unus est syllogismus in textu quen suo arbitratu diuisit, sedduo. Vnusquonos mina Aristot. Et verba voces esse SIGNIFICATIVAS declarat: quodamedi&um est Paulo antedum primum in textum hoc modo quæ sunt in voce suntNOTAE ET SIGNA scilicet SIGNIFICANTIA exterius earum quæ sunt in animapassionum minor siue assumptio, ut pofitio per se nota, ap Aris. dubitarem reslogicas ut habentes esse imperfectum et quasi in cogitatione ut subiecto: invoce ut SIGNO,aliam naturam ullam sortitas non esse, quam eamquam animaprobationis non indigens ponetur. Cum nomen et uers ex arbitrio finxit: ut adaliud SIGNIficandum exterius refe bum definiet, sed nomen et verbum sunt SIGNAseu voces: ratur. Ficut ea, quæ artificum manuseffingunt præterna itaq; maior,ergo et c.propositio allumpta est, ut per seno turæopis, lignum, scilicetæs,aurumue, nil reliquumha ta. SIGNUM est illa græca particula quidem igitur quæbent, nisi quod ars uera per sua inftrumenta hoc uelillo uel executionis fitnota, uel fi neulla approbatione ex propositis inferens, meam sententiamconfirmabit id esse fine approbatione aliqua positum. ut communiter affertumabomnibus: Secundus syllogismus eriti bi. Etquems admodum et c ut secunda parsdefinitionis ponatur, SIGNIFICARE, SCILICET, A POSITIONE. Quod tanquam per se notum, non demonstrat, sed quianon omnino, cinealiy qua controversia est consessum propter eaquodam modo exopposito cum negatione præposita manifestat. Quod in scriptis estmanifestius, a positione sint; et eui dentius conttantius q; manifestent. Syllogismus igitur erit. quæ non omnibus eadem suntilla non a natura quæ in omnibus uno modo invenitur: per se idem in omnibussimiliter operans sed A POSITIONE sunt et SIGNIFICANT minor in textu. Et quemad modum nec literæ omnibus eædem, fic nec uoces eædem. Ita que maiorpropositio syllogismi Suessenon est ad hanc inferendam conclufionem, quamnostra secunda ratiocinatio intulit et quæa suessa ratiocinationis conclusionet complexion dicitur, no bisminor secondi syllogismi cum eius approbatione exsimili literarum uiderur nam fine ulla controuersia ut bene animaduertitAmmonius scripturæ et literæa positione significant licet quodam modouertaturindus biuman nomina et uerba, nátura, ut Plato uideturassere re,anaconfilio, ut Arift. sentit, significare dicantur. hinc. per se unumconstituit cum voce, naturali opera anima ut fequetur eum non aduerba Arift. neque sensum dicere. dum infecunda sua expofitione afferit, quam Alexandri &Afpafii esse confirmat, hic Aristotele velle colligere similitudi singulareopus naturæ est, fed ut indiuiduum ab arte for matum. Itaque nec primumsequetur, naturale cum arti ficialiunum per se constituere: quianon utnaturale, sed nem inter scripta et uoces. Sed q ex hoc predicato, significa utarte effectum, formatum cum sua causa formali perl e re ut non idem, ideftapofitione: quod norius et firmiusin unum efficeredicitur: similiterres logicaset placitum scriptis uidetur. Inferti demde uocibus significatiuis, tanuementis arbitrium in uoce contineri affirmamus: non quam genere proximonominis et uerbi et omnium alio tamen ut opus naturæ eft, per se unum genusconftituit, rum. Quærit secundoAmmonius: cur Arift. non dixer fed tantu muta positione, et confilio, etcogitatione fal cit. uoces sunt SIGNA CONCEPTIONUM. Sed eaquæ sunt in et umeft, ut vox ad hoc uel illud explicandum ponatur. Voce irespondet primum: cumtriplex fit oratio, concel & ex communi imponentium consiliore feratur.Sica pra, in uoce; inscripto: de secunda hic loquitur fecuny mentis relatione,que in uoce ad significandum relinquis do respondet, voces naturae dimus ficutuidere, audire: aliud eft ergo uoces esse, ut opus naturæ, aliud nomis na etverba a positione et nostra cogitatione, quæ uoce utuntur, nam quem ad modumianua dicitur lignum, & nummusæsue laurum ex arte, quæ imponit figuras ettur, uocem naturæ opus, artis logicæ inftrumentum et opus artificiale perleunum et ad alterum SIGNA ng dum relatum conftituitur. Ex his ad id quodsecundo consequebatur patet responsio non enim in conuerniens eft minuscommune, quod formam et a&umdig characteres: eodem modo et uoces dicunturnomina, cit, contineriin alio magis communi quod in potentia cum a locutoria imaginationfingunturac formantur, fie exiftens per ficiac formariabali opossitminus commu;gna eorum,quæ inanimouoluntantur,& talem sunt formamadeptæ:utexpositionefignificent.signum est uoxmutorum articulata, quæ quianon ex compositoet institutione aliorum eft, ideo nomenet uerbum non dicis ni.ut de intellectu et cogitativa Auer opinatur de animaaltrice, sentiente et rationali et ex Aristotele confirmatur secundo de anima. Postremo in uoce, perfe&io placiti, seuarbitrii,confilii, &pofitionis, effet dicendum sed metaphyfico et naturali hæcquæftio difficilis relinquenda ellerbonitatis, tamen gratia, quam breuissimepoterore spondebo. Sed animaduerten dum primo modo effigiantia progenuerit.Hoc,alterum comitatur, easdem res logicas, uts ecundo intellecta, ad logicamnon ut scientiam sed artem spectare namearuni, mentis arbitrium, ut externacausa efficiens assignatur aquo effig ciunturea, quæartiu et scientiarum explicationiconuer niunt et in uocibus, acaliis notioribus regulis apponuntur primo postsecondo poster tertio ponens dum metaph. Non eodem modo, omnium unitatis per secausam requiri. Alia nanque, quæ matelriæ conditionibu suacant, utintelligentiæ fiue mentes, fta timens et unum persesunt. Aliaquæ ex materiisconstant, unum per se fiunt q hocidem, quod ens potentia erat; idem fit etu:efficiente tantum educented epotens tiaina et um artificialia per se unumconftituunt, secundo physica secundode animao octauo, non cum subiecto utnaturæ indiuiduum est, sed ut arte formatum, viue effigia tum est: artis, acformæ artificialis esse recipiens. causa enim propria cum sitars, & esse usartificiale quiderit. Ficut causa propria indiuidui et esse et in naturalis estforma et substantia, effe tum igitur subftantia erit, ita proportione etsimilitudine quadam, quæ de unitate et definitioneres rum artificialium dictasunt: fere eadem de rebus logicis, et v ocesignificatrice a positione dicendasunt non enim quod in uoce ex consilio et mentis arbitrio pofitumest, quibusquibu suoxipsa, quali formatur et denominatione exo trin. ecus SIGNIFICARE APOSITIONE dicitur, atque, ut aiunt, per attributionem placiti, ut formæspecialis, uoci, ut cantibus omnibus, non definite contractis ad nomen etverbum: nam uox significativa partem communits imam generis nominis et uerbi etorationis conitituit non pros materiæ sive generi magis communi ad sunt. Necincon prie nomen et uerbum tantum. Differentiam aut eniliter ueniens modusellendi in alio eft, minus communisinma rarum abelc mentis quam Ammoniusaccepita Dionysgis communi fiue formæ in materia, ut Suetreuidetur, quo fio,lumasab Arist. in libro enim poeticorum ait. Eles niam quarto physica Primusmodus numerator partis in mentum uocem effe indiuuduam: ergo proprie in uocesed toto, secundus totiusin partibus tertius specie ingenere, ad sensum patetliteras partes eorum efle quæ scribuntur. Quartus generis in specie, quintusspeciei, leu formem inmai Quæriturcur passiones uocauit et similitudinesuelfimu feria et c. Nec ualetfuaobiectio contra Porphyrium: lacra. Ut Ammonius dicit. Sueffar espondet propter eafiesequeretur Arist. Intam paucis verbis ambigue dicere. Militudines appellari,qarederiuaniur: passiones uero, ut animum ipsum perficiunt:c onceptus, utprincipilim et ratio intelligendi. Sed contra, quiarecte Ammoniusinterpretatur, simulacra rerum dicuntur, non quia causa, taarebus utphantasmatibus siue sensu perceptis sed quoniam rerum naturas, quo ad licet,representant ut in picturis demonstrate in quibus mutare, ac transformarenaturas representatas non licet. Præterea conceptus, nifi constituantur nouarumrerum uocabula, rem iam concer ptam et cognitam supponunt. Non igiturproprieprincis piumseuratio cognoscendi dicentur: nisi ut species et phantasma,ut obiectum alumina intellectus agens, eft des puratum, uta iunt, formatum etillustratum. Item non explicatquem animum passiones perficiant. quianon mentemper se impatibile in, ut Auer. opinatur. Sed animam seu mentem phantasticam, ideft existentem in phantasia ut oprimePsellius explicauit attributiue enim mensquia dudicit eaque sunt in uoce. Sumitur ut parsminus communis in toto, id estinmagis communi. cum vero sequitur, sunt SIGNA earum passionum quæ sunt inanima nunc sumitur ut accidens et forma in subiecto. Sed constraquia æque ipsuminconveniens hoc sequetur: cum placitum, fiue consilium, uoci non hæreatdenominatione interna, id est intrinsecus sed a confilio imponentiumattributum, ut SIGNOf Placitum ergo fiue arbitrium, pactio et mentis cogitationeft in uoce ut SIGNO non cui extraanis mæ operationem inhæreat: sed passionesanimæ rationa liconueniuntutactueamformantesacperficientesetiam dum dormimus.Item proprius modus elrendi in alio maxime dicitur ultimus,utinlocouelualealiitrans lumptiue, id est per translationem, ut Arift et commentator afirmant.Tertio queritur quod primo loco quæren dun fuerat an per uoce, ergo aliquid expropofitis inferat, an executionis fit nota AQUINAS ait ex præmissisconcludere, hoc modo quia Arift. dixit oportet ponere quid nomen et uerbum et cShemc sunt uoces SIGNISficatii caduca et infirmapatibilis et poftremo in hominesola mortalis. Sed hic primum quærocur solum Arift. passion num etsimilitudinum seu simulacrorum meminit: Respo deturcu principio intelletus fiuemens phantastica rerum qualia dumbratas intelligentias et similitudinesrecipit, his ut patiens i l lu f tratur u t patibilis intellectus. Hincrequistur, eas similitudines, ut animam perficiunt phantasticam, passionesvocari, perficientes, ac illustrantes eamnuilo contrario ante corrupro. Hemecsimilitudines dicuntur ut o intendimus ex Ammonio jur rerum naturas quo adlicet representant et conceptus, ut abintelle et tu patibili seu possibiliconcipiuntur, autiam sunt conceptæ. Secundo ponendum intellectum patibilem,idest possibilem ad passiones et similitudines cum eas primum concipitconferri, ut poteftate eft omnia illa, tertio de anima quem ad modum TABVLARASA in qua nihil esta scriptum siue fir et um. Indeetiam sequitur tertiointellectum semper esse uerum. tertio de anima id eft non errare. sed intellesEtu ssecundo progressus ultra componit illas passiones, ut simplicial intelleet a: et hoc quando ßuerequandog false compræhendit ut infra sectione quintadatur opisnio falsa ac apositione, confilio, fiue arbitrio opinatur. Buntursunt notæ eorum quæ sunt in voce, non autemdi dequibus Alexander forteait deeisdem rebus fæpe uæ: ergo oportet uocum SIGNIficationem exponere, seu rectiusponere. Contra placet Sueffecum græcis omnibus notam elle executionis. Sed necipse quicontradicit diffi cilere fellitur, non enimdiuus AQUINAS afirmat ergoaliquid supra tra & tatum, seu, utipsia iunt, colligere supra execustum, sed ex prædicatis ac præceptis inferre,infra confidei randaspræ cognitiones ut nosetiam diximus et itaes xecutionisest nota propter eanon uniuersatim eft uerrum quidem igitur notam efleexecutionis, quæexan te positis no ntr a haturnam nomen definiens, nomen inquitquid emigitur eft uox et c. definition autem nominis exante cognitispartibus sequitur similiter secondo priorum deenthimemate tractans, declaratoret posito quidfis gnumdicatur, intulit Enthimema qudem igitur est syllorgismusimperfectus sed alii arbitrantur, ornatus causa a græcis poni.fica NOSTRISLATINIS quidem enim adexory nandam orationem ponuntur: Mihi Arift. uerba et procellum consideranci, quando que epilogi, quando q exer cutionis, siue ornatusellenota uidetur: quod facileex fuperiore & inferior scriptura, ne ambiguaestimentur, perspicuum fiet. Quærit Ammonius cur dixerit. quçscri nos diuersossensus habere in quo Magentinus fruftraconatur, Alexandrum arguere. itaphisensusuarii quos exueris simplicibus cognitis et eifdem, acanaturacon di nonsunt literem & elementa sed horum partes i secundo fiftentibus intellectusconiungit non omnibus iidem Xerit .literæ et elementa sunt SIGNA eorum, quæ inuoce: duobus modis respondet, primo hic Arif. de nomine et uerbo, acaliispropositis in proæmio speculari, cuiusmo aitq si'uerbum Aris ad omnem dictionemextenditur litteræ proprie sub his continentur quem scribuntur, elemens taueroquæproprie in prolatione consistunt, subhisquem inoce. Sed Arift. generatim loquitur de vocibus SIGNIficatiuis ut parsdefinitionis eft omnium, quæ in proæmio definire proposuit. Sed in libropoeticorum elementum definitur, a uox fit indiuidua: non omnis, scilicet per sesignificans sed ex qua intelligibilis vox fieri poteft.hic uero dixit eaquæsunt in uoce.i.arbitrium, confilium, an passiones simplices quas de ipsishabemus, easdem res cognitio, intelligentia sunt SIGNA SIGNIFICANTIA et intelliSIGNIFICARE dicantur: cum semper fint distinguen deutdie gentiam conceptuunexplicantia, non igitur hic eft fers uerfas res continentes Responde asaliudeile dicere paso mo proprie de elementis ex literis, quæ eadem sun tre, lifiones primas effe similitudines easdem, id eft a natura cetratione quamdiximus differant, ledde uocibus SIGNIFICANTES fignifi constantes, aliudpassionesesse naturales fimilitudines rem patibilem affirmamus primo de animatery tio de anima ratione phantasiæ fiue cogitatiue quæ funt ,l icet apositione et opinantium consili opendeant. His positis, patethorum duntaxatArist. meminiffe, quia hæc sola sint uere omnibus eadem, adquæ anima consparatur ut potestate recipiens quam obrem passiones Arift. appellauit aliiautem conceptus, aut non iidemdi cuntur, autadillas, quas diximus passiones etsimilitudines, reducuntur hæc dehisha et enus quæ tunc docenda erunt cum deanima dicemus. De æquiuocis ambigunt. id est natura consistentes habebunt:quibus plura cognosscunt et representant, acreferunt licet voces quarum proprieambiguitas dicitur, non naturas inteædem feda positione SIGNIficent: æquocaenim rem unam cominus nemnon habent: fed tantum uocem et hoc responsio, diz uiAQUINAS dictis, eft fuita. Sed obiicies ut Suella contra Porphyrium ubi vocesfunt eædema consilio, pofitæ, easdem primas conceptiones fine erroreaut falsoSIGNIficant; non ergo ambigue loqui contingeret, ne quedifting bis. ubinaminAri. patet, similitudines in primis esseres rum simulacra et naturaliaficutresnatura eædem omnis bus sunt? Respondeasextertiode anima animam,quodammodo efficiomnia,cum omnium formas,aut sensu, aut mentes uscipiat et quiasingulorum formæ per animam cognoscuntur, LAPIS autem NON EST IN ANIMA,sedspecies et forma eius primum lapidem representans. Primum ergo similitudines etspecies rem et DURAM LAPIDEM ESSE repre reautillic Arist.dicit. Ad phantasmataintellectus confers tur, ut sensus ad SENSIBILIA a quibus natura mouemur: atqueimpossibile dicitur, qui nuis istangamur. Itemne celle Arilair, intelligentemphantasmara, id eft eorum SIMILITUDINES, specularit ex res autem o naruraconstent, tanquam omnibus perspicuum omittatur. Amnionius di de anima adpoftremo relatum dixit cæterum prodig tum de hiseflein libris de anima,scilicet tertio de anir TEX. BOETHIT. De his uero dictum – LAPIS EST DURA – estinijs, qui sunt de anima, alte rius enim est negocij. Eius demrei ueldiuerfarum nam analoga, ut primum offensioad arteriam, fideconsulto etcomposito siat, illac concipiuntur, diuersa continent, ordine, comparatione quacommeat spiritus uox eft: tussisuero, non eft ea uox: seu proportione adunumcollata. tamen eorum prime intelligentiæ fcuconceptiones eædem dicuntur, id eftnaturra non arbitrio uariæ ficut voces: qux comparatione, reu proportione dictaA POSITIONE SIGNIFICANT simili ratione ambigua, id eft æquiuoca, primasconceptiones easdem, nus, quicum SIGNIficatione aliquaemittitur. Sed postulaquamuis per eadem loca, machinamenta proueniat. quia, scilicet non ex propositoaccidit nam aitfi necogitatio ne aut consilio vox missa, non est vox nam“hocomnino” in definitione uocis collocandum eft quoniamuox eft so inguere differentes, qui satis ex notis locibus, atque errore, conceptionibusconftituere poffent, quod fit ads sentant, nam intellectus omnium, de rebussenfibilibus primum uenit, ex quibus VISA quædam et similitudines procreat adquasintelligens feconuertit et cum intelli uersariorum consilium ,aut quidueline Dicas his disting dioneuti opus non effe, quibus ita hæc nomina suntperspicua et communia, ut quasidomi ab ipsorum positione nascantur. Sed his quiquasi modo nascentes de notissimis rebus atque nominibus hæsitant, nihilq; abaliisexplicar tum nouerunt: qua de causa, diftinctio in bis nominibus fiet, quæhabentur dubia: quorum res abditæ et arbitrium consilium plurimarum rerum etconceptum non gie necesse est simul phantasma aliquod speculari. phang ialmataenim, sicut sensibilia sunt: præterquam tertiode aninia sunt sine materia.fecido natura constant similitudines: non ex arbitrio pendent: quia adsimilitudines comparatur patibilis intellectus, ut natura pure potentia autpoteft ate recipiens tertio de anima in natura enim anime ef tunum naturaagens, alterum natura patiens ficut in omnia lia natura monstratur tertii.Prætes perspicuuin dicitur. Ad textum nunc redeamus. Ex uerbis his collige quodsupra docuimus uenforqui dem igitur quandog ad exornandam orationem ab Ari.poni, ut hic: nilenim ex supra cognitis infert, neque alia quid exequendum. seutractandum proponit. Queresab Arift.cur istorum naturam dillerere diligentiuset proprietates omittis? quibusg ab animantibus instrumentis uocalibusproueniant: pulmone et aspera arteria, aquos ma at conceptus dicit mentisprimi, quid intererit quo minus fint phantasmata: Respordet an neque alii phantasmatasunt, uerum non fine phantasmate tum in rum primo, uocis materia aer præstatur.ab altero, voces graves et acutæ effigiemfumunt.& q articulate dicantur alingua, palato labiis, ac dentibus ut animæ rationalis motioni deseruiuntcurhçcitidema positionc, alteraa natura confiftant atque fimilitudines rerumsint primum fimulacra, voces uero passionum ligna, ac notæ dicans tur: Ad hæcomnia putoAristot. respondere propterea abeo essereliaa o alterius est pertra&ationis, id eft ad alium pertinent modum considerandi naturalem deani, ma:nam pertra et are quanam ratione istaabaninia, ac instrumentis eius proueniant,an a voluntate pendeant, ut operationes, ad animam, suum proprium principiumres rum voces primo res generatim SIGNIificare, sedl ogicos feruntur, de quibusut supra diximus, secundo de anima differit ubi vocem significativa meximagination animæ uoluntaria, Conum appellat: hinc ergo patet voce sesseSIGNIificatiuas sic enim ad interpretatio rum primo conceptus quod exdefinitione Platonis aquo Grammatici acceperunt confirmant nomen nem dicunturconferretex et apositione SIGNIifica re quia ab imaginatione SIGNIficant etvoluntate ut commentato at Arist. asserunt. Arist. enimait oportet animatumesse ucrberans et cum imaginatione aliqua, id eit voluntaria cuius rationemadducens, inquit sunt in aninia et quarum passionum eq voces primum gnasunt etcsed contra quia eodemmodo nomen defini, tura logico, poeta, atque grammatico idautem ut verum fit in definition nominis declarabimus secundo fin nisharumuocum eft idem ei ad quem oratio enunciatiua refertur hicautem eft interpretationrerum conceptarum, quæ idem sunt quod conceptus: SCOTUS vero quæstione secundarespondet conceptus SIGNIficarerem, ut similitudo et speciesrei, non utaccidens animæ dicitur, Sed non quæritur hoc, sed duntaxat, an vocesprincipaliter, seu vox enim est quidam SONUS SIGNIFICATIVUS NONNATURALITER ut SIGNIficatiuus est sonusrespirati acris sicut tussis sed ab alio libero movente hunc aerem ad arteriam.Ing quit etiam Themistius acute hunc locum perspiciens hus iusergoaeris quemspirando reddimus percussion et quibus imaginationem passivi intellctus nomineappels landamcensuit tertio de anima primo de anima ex quibus tam obscurisverbis non potest concludi aliud, nifiquod poftremo deduximus non enim videoquid suadi et a sequatur, fi primi et aliia primis conceptibus non suntphantasmata, non tamen sine phantasmate, line quo nihil intelligit animam, nisiconceptus primo phantasmata representare et necesario: ut intulimus. Mihi autemVISUM eft, sermonem Arift. adomnia supra di et a potuisse referri, cuiusuerifimile argumentum poteft esse. dixit dictum eft, quidem ergo in his quæ deanima, id est libris duobus secondo et tertio: ut retulimus; non tertio solumut Ammonius opinatur. Et ut finem tandem quærendi faciamus paucis adhæcadditis, poftres moquæramus nomina fiue uoces an primo SIGNIficent res, anconceptus? Quidam respondent, grammaticos finientes quod substantiam velqualitatem significet et hic Arift.quæ in voce, ligna sunt earum passionum quæde his quidem igitur dicemus in his que de anima alterius enim estnegocij: etum hoc Arift. Dehis quidem dictum efti nhis, quæ in primis res autconceptiones significent. Propterea uerius ad rem et senfum accedens, respondeoet nobiscum, sinominibus non concinnat suella, re tamé idem affirmat cumAlexandro primum pono voce tanquam ultimo in? Tentumfinem et principalius,mediatetamen, SIGNIficare RES et extremum, voces, an res ipsas SIGNIficent incontrariam partem Arift. et Comment. et quæ scribuntur SIGNA et no iæ sunteorum quæ in voce & li uoces PRIMO SIGNIFICANT CONCEPTUS, et conceptusprimum res, scripturæ ergo primum uoces declarant sed contrarium, leniuumteltimonio et experimento monfiratur. Quia scriptura homini et cei terarumrerum dequibus philosophi differunt, utimur, rei cum ipsarum explicandarumcausa præterea epistola in uen fecundo autem minus principaliter, sed IMMEDIATECONCEPTUS quæ duo afferta exemplo a scie manifestant urnam ascia utinstrumentum efficit immediatum sed principale seu princeps efficiens estartificismanus quod declar ta affirmatur, ut certiores faciamus absentes, siquid esset rans primo de anima octauoThemist ait qprincipale ac ultimo intentumcognosci et definiri, indiuiduum dicitur: fed alio intermedio cognito formauero uniuersalis fine alio medio: ut tamen ad indiuiduum cognoscendum refertur.Hæc di et ahisrationibus approbantur. Id quod eos scire aut nostra autipsoruminteresset: igiturres poftremo, ut ultimü & finis, explicari intenduntur.Item fi quæ scribuntur SIGNA sunt vocum, autearum quæ extraani mam, quodimpossibile eft, aut in anima: uoces autemin anima conceptus dicuntur, quos adrerum explicationem in primis uoces SIGNIficant, ad quod SIGNIficandum nouosreferriut sinem supraretulimus. Nunc ade aquæ adducerum nominum inventorimposuit hic autem ad rem explicandam uoces consticuit id.n. de uerbo consideransAril. et manifestans uerbum SIGNIficare, approbat, quia consftituit intellectu.sed VOX PROLATA hominis tunc conftituit, et quie cerefacit intellectum non cumad conceptum: sed ad naturam humanam deducit ergo voces et nomina tanguls timumfinem in primis intentum res explicabunt licetins ter mediis conceptibuspræterea primo elenchorum pris banturex Arift. respondebo. Non solum querendumquid philosophus dicat. Sed quid convenient errationi et sententiæ suæ vereopinetur audiendum. Hunc enim in modum. Aristoteles Intelligimus quæscribuntur, sunt notæ eorumquç in voce i. confilii et arbitrii in voce quæsecondo intellectus et conceptus res explicantes dicuntur. Sici nterpreterisquæ ex Arift. adducuntur que scribuntur sunt lignaeorü, quæ in voce i.explicantcum voces defuerint ea, quem ex plicantur per voces, quarum uice fungiturimmediateer go uoces sed non tanquam ultimum et extremum, quod mo, uocum finemdeclarans Arist. ait: quoniam res addil serendum afferre non poffumus, utimurnominibus loco rerum ad explicationem ergo rerum, consideration uocumreferturnon conceptuum, ut fine mulcimum. Amplius. Idem opus exercetcumeo,cuiusuicemgerit, utdeconsu metaph. Ratio illiusrei, cuius nomen est SIGNUM,definition eft uox igitur rei per definitionem explicatæ, SIGNUM dicetur. Itemteftimonio fenfuum confirmatur:quorum clara& certaiudiciasunt,eorumquærationeetiamiudis cantur.Ad quidenimtam diu expectamus, flagitamusuole, rege et pro-consule, siue proregein vollendiscontro uersiis perspicuum est.Scripta autem vocum uicem exercent. Idem ergoextremum significatum habebunt.explicationem, scilicet, conceptarum rerum. Amplius literarum inventor, adrerum explicationem direxit et Auer. Ait scri cum interpretationem: nisi ueriinuenié di gratia in rebus, pturas SIGNIficare uerba, id est fine medio etSIGNIficata uer quas cognoscere cireftatuimus I denim uolumus et borum cumforte uoces defuerint, hæc dequestionibus ardemus defiderio tang extremum. Adhæc.fi conceptus sunt inftrumenta ipsa rumuocum ut ad rerum notitian mediisconceptibus ducant nó igitur ultimum et extremum que verum adbucest. SIGNUMautem huius est, hır coce e ruus enim aliquid SIGNIficat, sed non dumuerumaliquid, vel falsum, fi non uelese, uel non esse addatur, uclfine pliciter, uelfecundum tempus. Est autem quem admodum in anima aliquandoquidem o falsum. Nomina quidem igitur ipsa Q verba consimi liafunteiintelligentiæque est sine composition neo diuie suimus et rationibusacsensibus, rationem confirmatibus fone, ut “HOMO” uel “ALBUM”, quando nonaliquid additur: nes approbauimus. Pugnabis poftremo, fi uoces, mediis conqueenim falsum, nequeuerumadhuc est. SIGNUM autem ceptibus explicationem rerumefficiunt: cum immediate bus ueritas et falfitas inuenitur, hæc autem conceptussunt, non res ipsę. respondeasuerum et falsum in conceptibus, ut in rerumsimilitudine inueniri: quæadipfarumuerará rerum cognitionem refertur uerum inrebus est, ut in causa. In poft prædicamentis cap.de priori et in fine huiusprimi libri itap attributiue. i. per attributionem et collationem ad res,veritas in conceptibus erit: uere autem, ut in causa, in rebus. Dices propterquod unum quod am tale et illudma césrefertur, ueascia admanus artificum: quodsuprapor SIGNIficatum non ab organo sumi oportere: sed ultimo explicare conftituunt.nam quod uicem alterius perficit, dum uerum aliquid uel falfum; si non uel esseuel non effe fatis, ac principale SIGNIficatum vocum dicentur.Etfiobiicietati quidem intellectus fincuero, uel falso, aliquando autem cuiiamquis Arift. textum, quem retulimus voces PRIMUM SIGNIFICARE CONCEPTUSintelligas fine medio alio. non tamen,ut necessees thorum alterum in effe, ficetiam in uoce. Circa compositionem n. o divisionem, eft uerum,o falfum. Noultimum & extremum SIGNIficatun. Nam uoces dicuntur SIGNIficare conceptus,ut rerii sunt similitudines ut ab ipsis rebus conceptus uenisse ad intelletumdicamus, quas novissime, ut finem et ultimum intermedias conceptibus per vocesclariores NOSCAMUS. Nec secundum eorum argumentum concludet. Voces ea in primisut finem SIGNIficare in quis mina igitur ipsa et verba consimilia sunt ei, quifine comegis. Si ergo voces mediisconceptibus explicantres, igitur uoces magis et inprimis conceptus, q res ipsasaperient. Dic Aristoteles locum ualere in causa principe. i. principali noniuuante tanquam instrumento, quomodo conceptus a duo intellecus et cogitationfine vero uel falso, aliquando autem cuiiam necesse est alterum horum ineses,ic, etiam inuos ce. Circa compositionem enim et divisionem estuerum conceptus,ut accidentia denotent, nunquam substantiam explicabunt. Paucis, ut supra,respondeas, tocum propria addatur, uel simpliciter uel secundum tempus etextremo fine intent. Quod quandoq substantia quando g accidens appellatur. Huicveritati Alexander et Themistius ascribunt, etc. Ammonius non dissentit.Secundo quæs ritur, an scripturæ siue quæ scribuntur, tanquam ultimumMagentinus hunc in modum Aristotelis textum cum præce denticonne et tit.cum duosint investigata. Primiiquonam modo nominis et uerbi SIGNIfication intelligendaellerutrum TEX. BOEZIO (si veda) Est autem, quem ad modumin anima, aliquando positione, divisione est, intellectui. Ut “HOMO”, uel,“ALBUM”, quando non aliquid additur, neque enim falsum. Ne huius est, quia“hircocervus” aliquid significat sed none E hæc duo fineabAristotele, posita, causam et finem curitapo ratiocinatur. Quem ad modum inanima intelle usquando fuerit, non declarant:ut.l. quid nominis partium definirtionis nominis et uerbiorationis, enunciatiuæ tang præs cognitions ponag ntur.Alterum etiam secondo dicúrey fello. Non et enim video ubi investigaueritAristotele inquibus verum et falsum inveniretur. Quod nucquog inueftigareconstituat. Item pugnantiacum Ammon. dicit. aitenim in anima eft quando querumaut falfum et ita probatio Ammonius per hæc utilitate in ad institutæcommentatio, esset minorisibi. Circaca in positionem. n.intellectus et di nispropositum tradi cum. C. verum et falsum sit in mentis uifione meftuerum autfalfum conclufio ut claratuncre concepribus et uocibus ut SIGNIficantibus etquodnumcdo linqueretur ergo itaerit in uoce sed uere arguit ex hypo cetphilosophus non in his simplicibus sed compofitisue theli, non potentialcathegorico syllogism nam cumpos rum et falsum spectari non nominibus nisi utperoratio fitionem quodammodo ignotam manifestet, non syllogir n e menunciatiuam a firmativam coniunctis, vel per negativam divisis, ita gnó inquit hæc quæ diximus Aristotele docuif m o arguit. Ex quo aliud ignotum naturaconcluditur, sed ex hypothesi, ut diximus et infradicemus. Prætere aut Commenet Ammonius asserunt ibi circa compofitionem enim & diuisionem non minoremsed approbationem unius partis antecedentis apponit. Aliquádo intellectuscumuero et falso fit SIGNUM est particula enim quæcau sam propositi denotat,scilicet quia verum et falsum sunt circa compositionem, id est affirmatione,quaaliquid cum falsum in compositione et divisione sequuntur intentiones se:sed nunc docere et in conceptibus et vocibus ut SIGNI? SIGNIficatiuis, falsum &uerum spe et ari,dum coniunguntur aut diuiduntur non persesumptis. Addeex Amm.hæc Aris. Nunc docere ut alteram orationisparte mante cognoscat. Dices pro Magentino illa quæ dixit, ab Amm.ferem aduerbum superiori textu sumpfife cuminquit cumhæcitaq percaquæ nuncdicunturtradentur. Iuocesesse SIGNIficati was rerum mediis conceptibus tum uelmaxime quibus in rebus quocunq fuerit modo ueritatem ac falfitatem scruztariconuenict C. inhoctex. Addés uero quem in textu supe intellectus. i. suntin anima, sexto metaph. Ergo eruntin riori confideret ait. de quibus inpræsentia nobis perpen uocibus seu uerbis significantibus ipsas conceptiones,ut fioest. Utrumin rebus anmentis conceptibus, an uocibus, Comen. animaduertit.Exhis declaratis etiam patet,q in aninquibufdam. harumduabus: anetiaminomnibus. telle et usfitali quando finc uero aut falso, idq; tangexsuo fiinuocibus qualibus his scilicet compofitis non nomine & uerbo etprædicamentis, ita incompositis conceptibus qui causa funt locum, no per le insimplicibus nec compo! Fitis rebus) Sed animaduerte quod dixerit nobis perpensiouisionez.i. line uero aut falso hæc exemplo manifeftat subs inprçsentiaeft)quod tamen inferius considerabit. neg dicitab Arifthæcquæ ipse perpendit,inveftigata nec'ait Inveftigasse Aristan SIGNIficatio nominis et uerbis olī,pen deatexuocetantum, an ex intelligentia uel rebus: sed quo cunq; fueritmodo,inhisueritas & falfita seft, ute xplicátis bus instrumétis hac enim rationeres ipfa sabiecit adquas famen ut extremum et finemultimum explicandas, uocester et non admittunt: ergo nec dequominus: nistuery et conceptiones animæreferuntur, q siquispiamhęcquæ bum effe affirmatum, aut non effe negatumaddatur. fim eft fine uero aut falso, quando cuihorum alteruminesse necesseeft, ita et in uoce: hoc totum eft propofitio maior, affumptio et minoribi.circa compofitionem enim et diui rionemestuerum et falsum et non circasimplicia, ita ergo erit in voce. Sed contra: quiaminor hæc effe debuiflet: fedalio componi SIGNIficatur, aut diuifioné, id est negationé, qua explicaturprçdicatum a subie&to disiúgi. et uerum et opposite perspicuum utcorolariumet consfequens posuitcū ait. nomina quidemigituripsa et uerba consimiliasunteiintelligentię fiue intellectuiquiestfine compositione et di ftantię etaccidétis: “HOMINIS”. C. et “ALBI” . utexhisomniaalia prædicamentaintelligatur. quando. n. his non aliquid ads ditur, fcilicet uerbum prædicatum“ALBUM” cum “HOMINE” suz biecto coniungens, neque falfum ne que uerum adhuceft. Hoc denominehyrcoceruimanifeftat, nanquehuiusinor di compofita nominauidentur uerum aut falsum admity exvocetanti: m, aut sola intelligentin,an ex resolumuos ex Anmonio dicimus non probarit, inutrunq zfitdi&tum.Cesitemper animi sensus rerum elle interpretes. Secundo inquibusuerum et faluminuenireiur quòdnunequoß idoftendendti Arist. proponit. fedutrunchiltorumreiicio. non eniin fupra inuestigauit. Sed pofuit, ut persenorum, AQUINASdicitq postquam tradiditordinem SIGNIficationis uocum, hic agitde diuersa uocumSIGNIficatione: quarum quædam uerum & falfum SIGNIficant: quædam non. Sedlicetuerumdicatur, ut de Ammonioreiulinius: tamenfine nomina et uerbaSIGNIficatiua efle, cx hoc peaquæsuntin cuius gratia ista ponantur,fubricuit:Licédumigiturcum uocefunt SIGNA ET NOTAE SIGNIFICANTES PASSIONES nullomesdiointerie et o, hisautem mediis, tanquam ultimui, res explicare. prçterea nonuideo ubi inuestigarit, an nominis et uerb SIGNIgnificatio intelligenda essetex uoce tantum, aut intelligentia tantum, aut ex re solum: fed hoc posuit suntuæ, quibus etiam differebantabaliis: nuncuelleconstitue quidem ergoquę funt inuoce et c ut SIGNIficatio sumatur non ex uoce tantum, nonintelligentia, fedarbitrio,cognitione, et CONSILIO etimponentium consensu, quem in uoce re feuante cognoscere differétiam,qua oratio differtano mine et uerbo: et quaoratio enunciatiuaaboraroriispoeticis optantibus et c.separatur et quoniamquępones reoportet etantecognoscere, ut per senota, non isialiquo facili instrument innuidebentnullo modo demonstrari. Propterea ex fimili seu hypothefi, &cóceflo,acpofitotery expaétione et confilio reliquerunt acuoci per attributio nédederunt at nullamentio eftfaéta de rebus, anabeasu mendaeflet SIGNIicationominis et uerbi quoniam maxiy m u m esset ignorationis, ac inscitiæ in Arift.argumentum, firem tam perspicuam, nec dubiain pro occulta quæliffet tiamdefinitionis partem et differentiam manifeftat.cũ inz quit. esid. ubi,',proenim Magentinus uertit. ut causam hic assignareuelit ut Ammonius etAquinus dixerút, acdubia. cuieniniuelrudi dubium uideretur, nomen et uerbumquod ut organum & instrumentum SIGNIficant a rebus, inftrumentiSIGNIficatiu et organi cognoscendi alte rum, SIGNIficationem habere, cum tantüSIGNIficentur, & nul lomodo SIGNIficent ine SIGNIficare & explicare,utorgas num logicum uideantur? Item ea SIGNIficatioerat nomio nis etuerbiponenda, quæ ut præcognitio partium definitionisadea cognoscendadirigerethæcautem eftuoxa de quo nunc differemus aitergo de antecedente syllogismiexposito ficutuelquem admodu menim eft in anima intellectus cogitatio,intelligentia vóruceenim ifta SIGNIficat.) aliquando quidemsine uero uel fallo:aliquandouer rocui necesse esthorum alteruminesse. Ex hoc posito et notioriantecedente infert quodammodo ignotumin choantibus consequens ficetiam in uoceut SIGNIS ET NOTIS CONCPTVVM erit, aliquando sine uero uel fallo ut innominibus et uerbis, aliquando cuinecesseestiam horum alterumin effe: ut inoratione enunciatiua, Suellaueroita pofitione SIGNIficans,non res tantumSIGNIficata: a uoce ergo et intelligentia in voce relicta, Ctributa fiueattributa SIGNIficatio nominis et uerbi pident, no ar ebus. Amplius: Suela namlicet fupra male textum Arist. declararit Sucr sa, nun cueritatecoaaus idemdicit quodnosin explicans do philofopho dicebamusp ofitisduabus partibus definitioniscómunibusnomini et uerbo et orationi enunciatis pliciter, efle,quamartemutexemplar, adopuseffin latenus inc aliquiduocum: neceorum quæ inuoce, no ut gendumexteriusafpicit, qopusexarte notioriinmates finis: cumconceptus prior fit uoce et ueritate quem in uoce confiftit: non ut agens.quiares agens est, a qua oratioues taut falsa vocatur sed non difficileest Amm. etAquinas. sententiam et opinionem, a Suessæ argumentis defendere. primum,absurdum affirmat. Conceptus non tangformam SIGNIficant: qui in voce tangartificiali materia relinquuntur: quo esseueriautfalliinuoce,cumnecaliquidfintvocum, nec cumuiuocessuntnotæ: Exhisrespondemus: rationemeorum quæsuntin uoce: Peroenimabeocumsupra dixe ritArift. Eaquæfuntinuoceetc.nonnifiarbitrium, et placitum, cogitatiointelligitur: ut ipse metcum locuminterpretans, opinatur: ergo conceptus est aliquid existens in voce, non utopusnaturaleest, sed arte.i. uoluntate: confi et um.Itemipfeconfiteturuocemsignificatiuam,communeges nusnominisuerbi& orationisenunciatiuę uocari: nõuo lessuntsimilitudinesrerum.Seddicessecundomenunc cé,utnaturaleopus. Ergouta cognitione, imaginatione pugnantiadicerecumhis,quæanteacontraAnimo.Boe uoluntaria effi&taeft: ut signum fit ad aliud extraexplicanthium,& Scotum diximus: orationen dariinméte et no dum relatum: Et fecundo deanima Averroes et Themist. tioremesseea, quæinuoceconfiftit. Diximusadhçcartisfumentes ab Arift. asserunt: essentiam uocis interpretatis inuentoribusueliaminuentam docentibus, ineodem no efle percussionem aeris anhelati, admembrum quod cana tioremesse artem, acconceptionescūuero& falsoinanidicitur, ab ex pulfione animæ imaginatiuæ uoluntariæ: et ma, quam exterius opuseffictum: ficinpropofito,excong infraqinessendo uocem necesse est ut percutienshabeat ceptibus rationem coposuit, notioribusapositione signifi animam imaginatiuam,tuoluntatem:effentiaergouol catis:quiquodammodonotiores:utindu&ionesensatacispendet abipso conceptu et placito reliéto a positione patet infraenimsectione quinta ex opposition maioriin in uoce, tangforma et uox uropus naturæinterpretans mente, explicatitae! Tein uoce: Item placitum est causa, a placitoab anima etiam, tangagente, depédet: nam secundo de anima.percussiorespiratiaerisad uocala arteriam ab anima quæinhispartibus uox eft ut efficientecausa hinc Cómen. Inprincipiocómentiait oportet igiturut percussioaerisanhelatiab anima, queestisismé præcognitionem partistertię definitionisratiocinatur:nobrisadcannam, fitillud quodfacituoc a et inmediocom igitur demonftrationemeffect quæadnaturaliterignos menti primum enim mouens in uoce,estanima,imaginatiua et concupiscibilis et ideouox eftsonusilliusprimi uolentis & mouentis.Etq etiam dici pof sit quodammo dofinisuocum, perspicuum est ex his,quæfupradocuio mus: fine muocum effè eriam res conceptas: namorgal na ad eorumopera, tang finem & ultima, diriguntur.pris mo topic..cumnonpropterse, sed propteralterum exo petantur:sed uoces SIGNA sunt ET NOTAE CONCEPTUUM adquosexplicandosreferimus: finesergo medii,licetnon ultimi tumdir igitur. Secundopost.primo. necillam utperitus ad rem per se nota efficere potuit. ne ipsesuampręcogni tionum artem confirmaturus experiment contrarioinfir maret.Itidemminime consecurionem ualere dicimus:ra tio ex caufis eft notioribus,ergodemóftrationempropter quid aut simpliciter constituere affirmabitur quoniamalte rum& pręcipuum demonftratiodi &arequirit.utadigno tum naturaliterdirigatur, non ad pręcognitionem ponendam, utpersenotam:nam primopofteveręetiàdefis uocabuntur: Exhisfacileeiusrationibus respondemus. nitiones,quidtantum nominis non ueræ definition suim haberedicunturab Auer. Utpræcognitionessunt:ita et fi hæc præcognitio ex caufamonftretur, nonutdemonstras tiua, fed utex fimili accepta, et uisa, et alibideclarata; pros ptereatopica potius,quàmdemonftransuocanda:noto pica,o fitdubia, autfalfa, immouera, sed hicaccepta alig biuisa philosopho et hic posita, utc redita:dequo latius ressecundumfeeffe dicantur, nótamen apudeosquicon ceprus et res conceptas ignorant:adquarumexplication nem, utultimum, referuntur. Ad tertiam de agente dico:inquit exAmmonioait. Primo quiahæcconfi& anomina rem, agens remotum uocari:aquo intellecus phantasticus falsum significare uidentur: ut. Aquinas ait.Sedcótra.quia fimilitudiné abftrahit: sedanima, ut naturaagens,uocem abAristotele dicitur sed non dum uerum aut falsum signifi interpretantem tangoperationem propria mefficit, &lo cant. Nifi effe aut non effe addatur:ergoutrunque signis gico tradit: cuilogicusproprium considerandi modumficareuidentur. Item causa assignandafuiffet, curexem attribuens, utinftrumentumsignificandi & explicandicon pliscöpositis (que uerum dignificare potiusetiá uidentur) Ad primam, utpatet, intelligentia, inuoceartecong fi ettareli&ta,eft,utaliquiduocis.i.forma. Ad secundam Q non fitfinis, nonualet,idpriuseft,ergonon finis:Deus enim eftpriormotu&creatura,quæadDeicognitionem deducunt, ut signa et effe&ta ad suumfinem cognoscendadirecta: fimiliter dicatur de uocibus, & fi conceptus prioriaexternareli&um: manifeftum eft argumentum qdixit Arist. bon uoces:sedeaquæsuntinuoce, suntsignapass fionum et conceptuum,utnaturaliumsimulacrorumet res rum fimilitudinum. i.cóceptusapositione,(utratio)signi exfimilinotiori,et fuperiusab Arif. pofito, exlibrisdeani maprocessisle: ficutinanimaeftaliquandointelle us fineueroautfalso, aliquandocum horum altero: ita& inuoce: et de uero et falso loquiturutAlex. et Ammo.ac cæteriboni expositoresaffirmant)orationisenunciatiuæ, etdenominibusfignificantibusaplacito,nonutnaturas quamobremuoces significantcúfiuntnotæ. Necproptes reao conceptusutcaufedicuntur.quosnomina et uoces tanquam SIGNA et effetusimitantur,afferendúeftArif.des monftrantem rationem efficere: namhich ypotheticè ad Deodanieprimotopic. dicemus. Quæruntcur Arift.fis&aprotulitexemplapotiusquàmuera.Sueflasumens ut pliciter, quodpræsentis efttemporis.aut secundum tome pus.i.præteritum& futurumut Com.explicauit. De Am monii expositione dicemustunc,cumaddubiaresponden bimus.Quæritprimú Suessa.qualisnam ratiocinatio Aris. fuerit(quéadmodum inanimaquandoq intelligétiafine ueroautfallo, quando quehorumalterumnecetle eft inesse.respondet. Aquinas et Ammo. intex. præcedenti,nes liderat, accognoscit:Respondendum ergoest uteftdig &um Arift. exhypothefileu positione,& exfimili notion riprocedere: quod quemadmodum particuladenotat. dum asimili: seda causaquamimitatureffectus, proceder re. nam Ammo. ait: circa enunciatiuam orationemquæ quæsupraetiam Aril. poluit: namproptereauoxfignumexillorumcomplexuefficitur, uerum et falsum spectari. ¬aexteriusexplicansdicitur, qapositione et intellig ante voces quoq;hæccircaconceptuscósiderari.utqui causæ uocuinlunt,aquibusconceptusfimplicesfineueristate, & compofiticum uero & falsodefignantur & declas tantur:Responsionem improbat Suelta: quia conceptus non causaueriaut falliinuocetangformasunt:cumnuls duftioncperspicuum eft ut Amnioniusanimaduertit no tioremartemSeddices ratione inaliniilieffe& et tamex ignotis concludes re,nanieaexquibushic ratiocinatur, extertiodeanima infrasumuntur: hæcautemtanquamardua,& inchos antibus difficilia,utphilofophus,& relinquendasupranosmonuit: Satis huicrationi faciendum arbitror ex his,gentiaatqzarbitriopendet:ineo presertimartific equivoces impofuit: uel abimpositis et Gibi notis nominibus, regulas logicæ docet:in mente enimartificis& docétis ing E ii quærimus, ad que causa hæcnondirigitur. Tertio dicit: ut quçinintelle&usuntfolo.sednefcioquçueritasdicipót,cuinihilextraresponderinre:cum infra& inpoftpredi camentisdicatur abeoqresest, uelnoneftoratiodicitur uerauelf alla remota aūt causa et prima radice,ceterade ftruinec effe eft. Item Aristotele de vocibus loquitur. Propterea mihihoc libet dicere. Hac de causa fiais exemplissuasen tentianicomproballe,ofi&aamer a positione significant: & ideo magisobuia&perspicuaacconsuetafuntadexpli candum: ut quod ámodonotiora, ut magisuulgata,exars omnemueritatem haberiin compofitione& diuisione.ne excludatur ueritasapud Platonem in intelligibilibus,& in telligentiisfiuemenubus,&apudArift.desimpliciuming telligentia et abstractis: fedeam que inpronunciatiuissubs est motibus, scilicet cum discursu: seu ratiocinatione: quæperenunciatiuam fitorationem.&inniotibuspronuna ciatiuis,non invoce solum(intelligas) exiftentibus:fices nimtextui Arift.&eiusdillisaduersantiadiceret.sedetia ne&diuifionefalsum &uerumremouerineceffeeft:pro ptereaergodixit, (circacompositionem at causam noiaret: sed ad nomina in uoce descendens ait non significare uerum, aut falsum:significare enim proprium eftnomi num, quæinuocea compositionesignificanteconfiftunt. PetitAmmonius quomodo uerum fit, circacomposiciosinnueretueritatem non in rebusreperiri:fedinhisetiam, nem et divisionenelleuerum et falsum. Responder non nonutitur: ficut utiturhis, quæ falsumsignificare maxime affirmantur. fecundam causam adducit: utinnueret, non solumnomina simplicia ad ueritatem explicanda indiges reuerbo sed etiam ipsacomposite. Sed idem est dicendum de nominibus compositis ueris, nosautem defictis proprie non bitrio plurimorum: exhistamenfi&lisnominibus,aliaue ca intelligendasunt. exempla autem innotescendi gratia inuenta,exuulgatis& consuetistr ad endafunt et lificadi cantur: quibustaméuerumfacilius inueniamus, autinuen tum facilius doceamus: Petit Suella curAristotele.dixerit conpositionem significare cum uero et falso, non autemsignificare uerum aut falsum i respondet, hoc differreinter significare uerumet significare cum uero:quias ignificare ueru potest uere in nomine simpliciinueniri:u.g.hoc nomen uerum aut fallum, simplex verum significat.i. se ipsum:sed significare cum uero, eftfignificare cum uerbi complexu ut de uerbodicetur, significare cum tempore, notempus: ut dies et annus sedlicethęcdubitatione relinquenda foret, cum id quærat, quodinArift.textunoneft:tamenneaus inmotibus pronunciatiuis, ideftquicaufafuntutperenung ciatiuam orationem pronuncientur,ueritasergoquacon ditorum ingenia,obuiriau&oritatem fallantur, ponere& cipitur,aut enunciatur aliquidineffc alicui,folum circa con pofitionem &diuifionemeft,utspeciesorationisenuncia tiuæ.dixieam ueritatemcircacompofitionem elle,quæ concipiturinmente, uelexplicaturinuoce,&quaprædiy catuminesse subiectoaffirmatur:quoniam primotopic.4, loca accidentispropriè dicuntur,quibus potentes fumus concludere hæc alteriineile:& ideolocaeducentia uerum enunciative propofitionis dicuntur loca accidentis etveritatis qua aliquid alicui in esse concipitur vel explicatur:Sci scitatursecüdoAmmonius cur Aristotele dicens nomina igitur et uerba consimiliaíunteiqui sinecompositione et divisione est intelleclui exempla protulittantum nommun, nonuerborum dicens, ut “homo” vel “album”. Respondet per hominem nomen: per“album” verbum fumpfiffe: non eata meninquitratione, qua verbum proprieinferius definitur. Sed quia Aristotele statuit, omnemvuocem quæt erminumprædicatum facit, verbum appellanda. Sed responsio hęc improbandauidetur:primum q Arift.nondieetinfraprę refellereconstitui: non. n. Aristotele dicitcompositionem cum uero aut falso significare: sed ait circa. n. compositionemet divisionem elle veritatem et falsitatem. Item de “hircoscervi” nomineafferuit. “Chircocervus” aliquid SIGNIficat, sed non dum uerum aut falsum denominibu sergoopposiy dicatumu erbum appellandum fore: quod fictiam dices tumdicit eiquod Suellafingebat: nomina non significare ret, exemplum albiquodposueratantea, adexplicandum uerum aut falsum, sed significare sine vero autsalso: Eiusery uere uerbum, inutile videretur:Aliter igitur responden, goresponfioin textu Aristotele.infirmatur, cum denominibus dum. His exemplis dictainchoantibus comprobandaque compositis neget significare verum aut fallum:differentia etiam abeo assignatauerbis Aristotele, adversatur Ampliu snecpotuisset Aristotele dicere, compositionem et diuisionem verum significare, nain compositio. i.affirmatio et divisio.i.negaycumuerbonominibus:tamenutnotaprædicatumcuin ciosumerenturinuoce quo infradeoratione enunciatiua dubieto connectens, dubiumfaciunt, anuerum & failumdicetur. Litoratio significans verum vel falsum, &inqua fignificent, signumest. Ammoniusetiam tanquam duy eftuerum& falfumutinfigno externosignificante:nam oratio in mente, non significate positione, ut hic intelli,bium quærit de uerbis primæ et secundæ personæ “ambulO”, “ambulaAS” et inquibus tertia persona et certas statuitur. Git SIGNUM est opde nominibusfimplicibu s& compofitis, line uerbo, intulit dicens nomina igitur ipsaauteur bacó similia sunt fine compositione et divisione intellecus. lt homo etalbum hircocervus quæ et si aliquid simplex significent, non dum tamen uerumaut falsum hæc autem nomini in voce sunt, noninmente: quiafiutinmēte essent, utningit. quæ veritatis et falsitatis videntur capacia. Licet nonperfe,fedcomplexuhorumuerborum cũcertispery fonis.nonitadubium eft de nominibus,dequibusinse acceptishæstat nemo, an veritatem significant aut falsitatem:Quærit nouissime Ammonius quid intellexerit Aristotele. Per simpliciter, uelsecundum tempus cum ait. (hircocery considerentur, non dicerenturno significareuerum aut falsum et q effent fimilia intellectui fine compositione& diyuifione: quia essent ipseintelle&us,seuintelligentiafineue roautfallo:Dicendum igiturin questionem potiusuerten dumcur dixerit (circaccompositionem.et divisionem, ut inmentesunt, est verum et falsumj denominibusautem in uoce corolarie inferens,ait:(fineuerbonondum uerum uusenimaliquidsignificat:fednondum uerumaliquid autfalsum, finon,ueleffeuelnonesseaddatur,uelfimpli citeruel secundum tempus. respondet sermonemArif. ad eadem referens verba, inquiens: nifi effe addatur fimplicister,ideftnisi effe addaturindefinite et indeterminate significans: ut “Fuithircocervus” est, auterit. Non definiens, ac determinansan hodie, sero, anmane,perendie etc. vel aut falsum significare. Ad quod respondendum, quod fecundumtempus, ideftnifiaddatur cum aliqua determis propterea vox quandoeftfineuero&fallo, quandoque natione tempori addita præsenti, præterito,uel futuro, cum his, quia circa compofitionem et divifionem intelle,sciliceterat,eft,erit,herianno superiori, hodie uel cras, & us eftuerum& falfum:ex quo intulit de nominibus in autsuccessiuotempore.quamtamenexplicationemaci uoce, gfintfine uero, X fallo ex eadem causa,pfimiliasing intellectui fine compofitione et divisione: circa quæuerum cipiensMagentinus uel in latinum vertens non intellexit: cumpereffef smpliciter etomnino, in, finitoacdetermi & falsum uersatur, ut caulam, quaposita, uerumaut falsum i ponitur. & hac remota (ut in nominibus fineaddito uerynatotemporeintelligat. Ad tempus uero et in tempore infinito. tragelaphuserat,uel erit, hęc.n.infinitafunt: fed bouidetur, quæ fimiliasunt intelligentięfinecompositioeft presentist emporis, aitdefinitumelle:l iceteft,utdeDeo facilius conftitutamsententiam approbant verba aute in ut dicetur quandam compositionemsignificant, quam licet ex se non habeant, sed ex alio, ex compositis, scilicetdiciturinfinitum significet: Idem Deus, erat, et est, sed in aliis rebus, tempore nondefinite uti murita. Hinc liquet, igitur erunt: quæ et fiacu et expliciteverbii, prædicatum et subiectum ut nomina non contineant, illata men eximigit,ergo et hic per tempus dimpliciter, tempus præsens, 8C per secundum tempuspræteritum vel futurum: quæ pros ptereanuncupantur et lunt, quere tempusprælensciry cunstant, iuxtas; ipsum ponuntur: propterea dixit, secunsignificat, quemadmodum in oratione quaestequus ferus. Ofitis et precognitispartibus definitionis nominis ac nunc ad definitione sponendas integras actotas accedit: sed Ammonius querit cur primo de nomine ade verbo definis dumtempus quod non simpliciter et ina et ueft. Sed quod.tionem assignet?respondet, proptere a nomen uerbo esse præteriit uel futurum est: solum præsenssimpliciter et in actuest utre et te. Aquinas exposuit. Nec Sueffe confutatioualet et que liber differentia temporis est tempus secundu quid: quoniam peraliquid ab aliis differentiis differt: quod autemper partem est, fecundumquid,non simplicitertas antepositum, qnomen substantiả.i. naturam et vim rerumsignificat: verbum vero a&ionematqz affetionem, quænel Cellario naturamacuimmouentem supponit. contraarguit Sueffa. substantia non nisi per accidentiacognoscitur, prius ergo verbum definiendumq nomen: Ad instantiam, Am Icessedicetur: primo clenchorum. Sedĝfalla hæc fit monius facile diceret substantiamcognoscifine describir improbatio patet, quiaens, cumin substantiamenssimplisciter diuidatur & accidens, inaĉtum simpliciter, et potens tiamsecundum quid, ne quaquam uere divideretur: quia per aliquid differ substantiaab accidente et potentia ab aétu, &fi proprie differentiam non habeant.Item ratiofal lit. lihęc species per aliquam differentiam acuprecipue differt,rrgo per partem. Igitur secundum quid. accidenti aut posteriora accidentia veroper substantias definiri, ut priores: fic Aristotele primo naturam quam motumfiniuit, aquamotus, ut perseprincipio, prouenit: & materiam primo phy..gformam. phy. quæ a materia cuiu nitur& datellelustentatur, Aliteripserespndet, proptere a nomen uerbo prætulisle, onotius est. Et iterbi feconuenireArist. affirmauit, sed enunciationitantu: erunt igitur enunciationes, cumenunciationis proprium opusef signum. sed compositionem acueritatemcomsignificat quan fician. Suellanouariis Sorticularumdi et tis et improbatissententiis, hocuisum est: literas et nomina quo ad prima eorumimpo fitionem,non significare nidi in complexum, nec cum uero et falso: sed quod quo ad novaimpositio, nem, significare possunt cum vero et falso: propter eaqapo incompositione explicare fine additouer bonó possunt. Dis fitione sunt. Nungtamen erunt propositiones aut enuncia cas Querbumetsi compositionem extremorumaétu non tiones: propter eanóualereait, a, significat cum uero aut dicat, a ettionem tamen, et affectionem significat, quæ causa fallo, ergo enunciationerit. Quoniáin quit oportetinantes est, qpredicatum seu appositúsubie &ofiuesuppositocon cedenteaddere. significet ex prima impositione, nonau iungatur,uerbum ergo lempereftunio comiungens apritu temex nova institutione. Sed contrahancadditam conditio dinesaltem cum inpropositione non est. Sedcunsecundum nem ex proprio arbitrio. Enuciatio primaimpositiones isse, acpurú accipitur: nomina uero sunt composita, seu quæsignificat propriecum vero et falso. Ego ubi est proprium apta sunt pera &tumuerbi coniungi, proptere a nomina pen opus, necessario propriumeritinstrumentum: neq; enima denta verbo, quasi formauniéte et verbiianoíe quasimainova aliqua institutione propriú opus a proprio inftrosen teria, qunici habetpuerbum. Ut materiaaŭt, tempore pre iungipoteft: proptereafi. a. b. c,etc. novis aut antiquis concedit forma, & prius, ut facilius &ordinenecessitatisnos Giliis&pofitioneimpositasunt, ad verum et falsum, seuut menanteafiniendu. Verbum vero, quniéda funt, prçsuppo ipfi volunt cum ueroet falso significandum. enunciationes nés, posterius ut ignotius et theposterius explicandú: quas quando secundū se, acpurumdicetur. Ipsum.n.sic puruminullüueritatis et compositionis, aqua verum explicatur, est dam, nonperse, sedquam sine compofitis nominibus non est intelligere. Gi ergo hac de causa nomempræponit verbo, q notitia verbi in compositione verum explicantis, non pont, intelligisine nominibus compositis. Ita et nomina, uerum illud, quod Ammonius,tempus simpliciter & omnino, ponentium CONSILIO coplcctuntur. Exemplosimili Amm sus ideftindetinite et indeterminate significans, appellabat, Ma,gentinus dicit esse tempus finitum et determinatum. Et parsticula, quam Ammo.adom né temporis differentiam rer pra, cum dicimus "curro","curris", nin git, pluit, complexuhorūuer borum cúcertisintelle&is personis, cú vero et fallof sgnificant. ferebar, Magentinus adsolum præsens direxit. falsum igir. Girolamo Balduino.Balduino. Keywords: il vestigio dell’angelo, Campidoglio Inv. # 334, donazionedi papa Gregorio, logicalia, interpretatio, interpretazione, logica, signum,segno, nota, notare, notante, segnante, notificare, segnante, vestigio, ilsegno del’angelo, campidoglio, san michele, vestigo, etym. dub. ves-stigium,foot-print. – segno naturale – segno, genere e specie – genere: segno. Specie:segno naturale, vestigio, marca, nota.. segno artifiziae, segnar per posizione,arbitrio, a piacere, consilio. Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Balduino” – TheSwimming-Pool Library. Balduino.